Susanna Carraro ed Emanuela Francia
Arrivano i robot
Arizona
Per anni la polizia di frontiera di Nogales/Arizona ha dovuto setacciare le gallerie sotterranee tra Usa e Messico, strisciando nelle pozze di acqua putrida, tra latrine artigianali e siringhe abbandonate dai tossici. Oggi a fare tutto questo sono tre robot, l’ultima trovata delle autorità Usa per tentare di arginare l’afflusso di droga che da Nogales/Messico arriva in Arizona attraverso questi tunnel, sottraendosi al controllo degli agenti, delle telecamere e dei droni che tappezzano l’intera area. In passato, gli agenti federali hanno tentato di metterli fuori uso versandoci dentro del cemento e hanno installato telecamere e rilevatori di movimento per essere allertati in caso di movimenti sospetti sotto terra. Ma i trafficanti continuano a costruirne sempre di nuovi perché sono l’infrastruttura di una sofisticata organizzazione: i gruppi che controllano le rotte del traffico di droga a Nogales/Messico – i cartelli di Sinaloa e di Beltràn-Leyva – si sono messi d’accordo: si versano reciprocamente un canone per poter utilizzare il territorio che l’altro controlla, sopra e sotto terra. I robot, apprezzati per la loro velocità e manovrabilità e dotati di telecamere che riprendono a 360°, sono comandati a distanza da joystick e utilizzati come staffette per perlustrare luoghi che potrebbero essere troppo pericolosi per gli esseri umani. Negli ultimi tre anni, delle 45 gallerie scoperte lungo il confine sudoccidentale degli Usa, 25 erano a Nogales, senza contare quelle ancora non