a cura del Servizio centrale anticrimine della Direzione centrale anticrimine
Questo non è amore
L'impegno della Polizia di Stato per prevenire e contrastare la violenza di genere
1. I segnali della violenza: come riconoscerla
La violenza nei rapporti interpersonali assume diverse forme, alcune volte esplicite e facili da individuare, ma più spesso subdole e difficili da identificare. L’autore di violenza è di frequente un formidabile manipolatore, che riesce a esercitare controllo e prevaricazione sulla vittima, celando le sue pretese dietro atteggiamenti di apparente cura e protezione.
Conoscere i campanelli di allarme di una relazione disfunzionale è fondamentale per acquisire quella consapevolezza da cui parte il difficile percorso per uscire da una situazione di violenza.
I segnali
- Ti insulta o ti manca di rispetto, anche davanti a parenti e amici.
- Ti accusa ingiustamente di tradimento.
- Controlla il tuo telefono.
- Vuole sapere sempre dove sei e con chi sei.
- Pretende di decidere come devi vestirti e chi devi frequentare.
- Sminuisce le tue qualità o ti denigra, anche davanti ai figli o agli amici.
- Ti fa sentire in colpa, dipingendosi come una vittima.
- Ti allontana progressivamente da amici e parenti.
- Ti chiede conto delle spese che hai fatto.
- Vive la tua indipendenza come un abbandono.
- Ha degli scatti d’ira incontrollati.
LOVE BOMBING
2. Il c.d. “Codice rosso”
Fatti apparentemente episodici possono essere, in realtà, espressione di ben più gravi e radicate situazioni di violenza, che rischiano di intensificarsi ulteriormente. I reati spia – ad esempio minacce, danneggiamenti, violazioni di domicilio, commessi in contesti di discriminazione di genere – vanno attentamente monitorati.
LA LEGGE IN PILLOLE
Legge 19 luglio 2019 nr. 69
C.d. “Codice Rosso” prevede speciali procedure e strumenti a tutela delle persone offese da reati di violenza domestica e di genere.
- Potenziamento degli strumenti investigativi e dell’azione giudiziaria: immediata instaurazione del procedimento e adozione di eventuali provvedimenti cautelari.
- Nuove fattispecie di reato: diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (cd. revenge porn) - deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso costrizione o Induzione al matrimonio - violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
- Ampliamento della sorveglianza speciale di p.s.
- Inasprimento delle pene previste per determinati delitti.
LA LEGGE IN PILLOLE
La legge 24 novembre 2023 nr. 168
Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica
- Rafforzamento delle misure di prevenzione: ammonimento del questore e sorveglianza speciale di p.s.
- Arresto in flagranza differita.
- Obblighi di comunicazione al questore per le valutazioni di competenza in materia di misure di prevenzione.
- Estensione delle modalità di controllo previste dall’art.275 bis cpp (cd. braccialetto elettronico) subordinate all’accertamento della “fattibilità tecnica.
- Trattazione spedita delle richieste di applicazione di misure cautelari.
- Informazioni alla persona offesa e altre disposizioni in favore delle vittime.
3. Il love bombing
Il bombardamento amoroso è una tecnica di manipolazione emotiva, finalizzata a vincere velocemente le difese dell’altra persona, realizzata tramite la messa in atto di trappole emotive che imbrigliano il partner, facendogli perdere la lucidità e la capacità di scegliere quale direzione vuole dare alla relazione.
Il love bombing è solitamente messo in atto all’inizio di una relazione sentimentale, quando si vive nella fase della luna di miele e il rapporto è totalizzante. Questo rende più difficile la sua individuazione, ma esistono dei segnali che ci possono aiutare:
- eccessiva rapidità nella progressione della relazione: dichiarazioni d’amore e di impegno molto premature, prospettazione di progetti di vita grandiosi e sproporzionati rispetto alla fase del rapporto.
- esagerazione nelle espressioni di affetto e nelle attenzioni: utilizzo di parole e gesti eccessivamente romantici, elargizione di regali esagerati e impegnativi, affermazioni circa l’unicità e straordinarietà del rapporto, il destino di un amore eterno tra anime gemelle.
- progressivo isolamento: tendenza a separare il partner dalla sua cerchia di amici e parenti, insistendo per passare sempre più tempo insieme in un rapporto di coppia esclusivo e totalizzante.
- discontinuità emotiva: alternanza della colpevolizzazione del partner (per una mancanza di attenzioni o per un atteggiamento “sbagliato”) a dimostrazioni di affetto eccessive, complimenti esagerati e idealizzazione del partner e del rapporto.
Il racconto di Simona
Simona e Matteo si conoscono una sera in un bar del centro. Si piacciono. Si innamorano. Il rapporto tra loro diventa sempre più coinvolgente…
“Cosa indossi? Perché non mi mandi una foto? Mi manca stare con te”.
E così, ingenuamente, Simona scatta dei selfie, registra un video nuda e li invia a Matteo, certa che quelle immagini resteranno tra loro.
La storia continua per qualche tempo, finché Simona capisce di non amarlo più e, a malincuore, lascia Matteo. Un viaggio con le amiche è l’occasione giusta per voltare pagina ma, appena Matteo vede le foto di Simona che si diverte senza di lui, decide di fargliela pagare e condivide in rete quelle foto intime con i loro amici, commentandole con insulti e ingiurie per umiliarla e rovinarle la reputazione.
Simona, disperata, trova il coraggio di denunciare Matteo alla Polizia di Stato. Grazie alle tempestive indagini della Squadra Mobile, il Giudice dispone nei confronti di Matteo gli arresti domiciliari per il reato di “revenge porn” e Simona finalmente ritrova la sua serenità.
IL “REVENGE PORN”
Con la legge del “codice rosso” (legge n.69/2019) è stata introdotta la nuova fattispecie di reato di Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (Art. 612 ter cp), volta a sanzionare il fenomeno del c.d. revenge porn.
Il nuovo articolo punisce la condotta di chiunque, dopo aver realizzato o sottratto immagini o video sessualmente espliciti destinati a rimanere privati li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone rappresentate. È punita anche la condotta di chi condivide” le immagini diffuse dall’autore del reato. Infatti, ciò che rende il revenge porn tanto più grave e pericoloso è proprio la condivisione da parte di terzi, che amplifica gli effetti lesivi fino ad irreversibili conseguenze.
La disposizione prevede circostanze aggravanti nei casi in cui:
- Il reato e commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che e stata legata da relazione affettiva alla parte offesa.
- I fatti sono commessi attraverso strumenti informatici-o telematici.
- Il delitto e commesso in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.
Il reato è punibile a querela della persona offesa, che può essere proposta nel termine di sei mesi.
Jasmine - quando l’informazione fa la differenza
Il padre della piccola Jasmine voleva costringerla a sposare un suo cugino maggiorenne. Le proibiva di scegliere liberamente le proprie amicizie, di uscire in compagnia di coetanei e le sottraeva il cellulare per lunghi periodi, in modo da impedirle di comunicare con gli amici. Jasmine non era più la stessa. Lei, che era sempre stata una ragazza brillante e sorridente, aveva smesso di uscire con i suoi compagni, a prendere brutti voti e a incupirsi sempre più.
Dopo un’iniziativa di informazione con il truck di “Una vita da Social” della Polizia di Stato e l’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), organizzata presso la scuola della ragazza, la sua insegnante ha saputo leggere quei comportamenti diversi come dei “segnali” e si è rivolta alla Squadra mobile. Ora Jasmine è affidata ai Servizi sociali e il padre è stato arrestato per costrizione al matrimonio e maltrattamenti in famiglia.
Il matrimonio forzato
La condotta incriminata consiste nel costringere altri, senza alcun requisito di età, a sposarsi o a contrarre un’unione civile.
Il reato è punito anche quando il fatto è commesso all’estero, da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia.
Con la legge del “Codice rosso” (legge n.69/2019) è stata introdotta la nuova fattispecie di reato di costrizione o induzione al matrimonio (art. 558 bis cp): reato commesso da chiunque costringe o induce una persona contrarre matrimonio o unione civile, con violenza o minaccia, oppure approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona, oppure con abuso delle relazioni familiari, domestiche, lavorative o dell’autorità derivante dall’affidamento della persona per ragioni di cura, istruzione o educazione, vigilanza o custodia.
La pena è aumentata se i fatti sono commessi in danno di un minore.
4. Permesso di soggiorno per le vittime di violenza domestica
Il questore può rilasciare un permesso di soggiorno alle persone straniere vittime dei reati di costrizione o induzione al matrimonio, maltrattamenti, lesioni personali, pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, sequestro di persona, violenza sessuale, atti persecutori, quando siano in corso operazioni di polizia giudiziaria, indagini o procedimenti penali, con il parere favorevole dell’Autorità giudiziaria procedente o su proposta di quest’ultima.
Può essere concesso anche quando le situazioni di violenza o abuso emergono nel corso di interventi assistenziali dei centri antiviolenza o dei servizi sociali.
Il permesso ha la durata di un anno e consente l’accesso ai servizi assistenziali, allo studio, al lavoro. Alla scadenza può essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di studio.
5. La chiave è la prevenzione
Al di là dell’innegabile esigenza di assicurare alla giustizia l’autore della violenza, è necessario prendere coscienza che reprimere non è sufficiente. Per salvare delle vite, la parola chiave è PREVENZIONE.
Solo tramite la prevenzione, infatti, declinata nelle sue forme della formazione, dell’informazione, e della sensibilizzazione, è possibile sviluppare quegli anticorpi culturali necessari a eradicare un fenomeno come la violenza di genere, che ha una fortissima matrice culturale e il cui superamento, quindi, impone un approccio multidisciplinare e multi-attoriale.
È in questo stesso ambito che il questore può svolgere un ruolo cruciale, quale Autorità di pubblica sicurezza, tramite l’esercizio dei poteri connessi all’emanazione di misure di prevenzione.
Questi strumenti normativi, nell’ambito della violenza nelle relazioni affettive, sono concepiti per assicurare alla vittima una tutela rapida e anticipata rispetto alla definizione del procedimento penale, interrompendo il ciclo della violenza nelle sue fasi iniziali e svolgendo un effetto dissuasivo nei confronti di soggetti ancora in condizione di riprendere il controllo delle loro azioni ed emozioni.
6. L’ammonimento del questore
L’ammonimento consiste nell’intimazione, rivolta dal questore all’autore delle condotte di atti persecutori, diffusione illecita di immagini/video a contenuto sessualmente esplicito (c.d. revenge porn) o sintomatiche di violenza domestica, ad astenersi dal commettere ulteriori atti di molestia, minaccia, violenza o intrusione nella vita altrui.
Inoltre, il destinatario del provvedimento viene invitato a recarsi presso centri specializzati presenti sul territorio per partecipare a un percorso sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle sue condotte. L’ammonimento consente al questore di procedere anche al ritiro delle armi eventualmente detenute.
I vantaggi dell’ammonimento del questore:
- È gratuito e non serve l’assistenza di un legale.
- L’istanza o la segnalazione può essere presentata in un qualsiasi ufficio della Polizia di Stato o dei Carabinieri.
- Consente di intervenire in maniera rapida per interrompere le condotte e il ciclo della violenza.
- Non è un procedimento penale: consente di intervenire con gradualità.
- È prevista la procedibilità d’ufficio in caso di reiterazione delle condotte da parte del soggetto ammonito.
AMMONIMENTO
PER STALKING O REVENGE PORN
Rivolgiti ad un ufficio di Polizia per presentare un’istanza di Ammonimento.
Esponi in modo dettagliato tutti gli episodi di cui sei vittima: telefonate, messaggi. appostamenti, lesioni, percosse. diffusione senza il tuo consenso di immagini o video sessualmente espliciti.
NON HAI BISOGNO DI UN AVVOCATO
Porta con te, se disponibili. documenti, referti, lettere. biglietti, foto, video, chat. riscontri della diffusione illecita di materiali audio/video sessualmente espliciti (come screenshot e link) e/o indica dei testimoni che possano riferire sui fatti.
PER VIOLENZA DOMESTICA
Può essere adottato d’iniziativa del questore, anche senza istanza della vittima, quando viene segnalato, in forma non anonima, un episodio di percosse, lesioni, violenza privata, minaccia grave, atti persecutori. revenge porn, violazione di domicilio o danneggiamento, che sia commesso nell’ambito di violenza domestica.
Se assisti ad episodi di maltrattamenti, sei un vicino o un conoscente della vittima. puoi tutelarla segnalando il fatto.
Le tue generalità NON RISULTERANNO in nessun atto del procedimento.
7. Programmi per soggetti ammoniti: la rieducazione degli uomini autori di violenza
Il momento della notifica del provvedimento di Ammonimento del questore assume un ruolo cruciale nel sistema della prevenzione: questa è la fase durante la quale lo stesso questore, o l’ufficiale di ps da lui delegato, avrà l’occasione di far comprendere al destinatario il significato del provvedimento (una sorta di “cartellino giallo”), i suoi effetti e l’opportunità di partecipare ad un percorso trattamentale.
Si tratta di un modello d’azione innovativo, che offre all’ ammonito un ciclo di colloqui, curati da una équipe multidisciplinare (criminologi, avvocati, psicoterapeuti, educatori e mediatori), per poter riflettere e ricostruire, sul piano emotivo e cognitivo, le vicende che lo hanno portato a porre in essere le condotte violente o persecutorie e, quindi, mira a favorire la consapevolezza del disvalore sociale dei comportamenti, cercando di prevenirne la reiterazione.
Grazie agli accordi sottoscritti dalle questure con i centri specialistici sul territorio questi percorsi sono sempre gratuiti.
L’efficacia deflattiva sul “ciclo della violenza” dell’ammonimento del questore emerge dai positivi risultati ottenuti in termini di recidiva dei soggetti ammoniti, rafforzata dall’applicazione dei protocolli di collaborazione con i centri specialistici.
8. Sorveglianza speciale per violenza domestica e di genere
Il questore può proporre al tribunale sezione misure di prevenzione l’applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di quei soggetti, socialmente pericolosi, che sono indiziati dei delitti di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, nonché dei delitti, consumati o tentati, di omicidio, lesioni personali gravi e aggravate dal legame familiare o affettivo, sfregio permanente al viso e violenza sessuale, nonché nei confronti di coloro che, per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto [...] che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni.
Nei confronti del sorvegliato speciale, l’Autorità di pubblica sicurezza esercita un’attività di controllo e monitoraggio circa il rispetto delle prescrizioni imposte con decreto del Tribunale, finalizzate a neutralizzarne la pericolosità sociale e ostacolare il compimento di azioni criminose.
Nell’ambito della violenza domestica/di genere, il decreto impone, tra l’altro, il divieto di avvicinamento alla persona offesa e l’obbligo di mantenere una determinata distanza, non inferiore a 500 metri. Il rispetto di queste prescrizioni è assicurato, con il consenso del destinatario, dall’applicazione del cd. braccialetto elettronico che ne consente il monitoraggio da remoto. Qualora l’interessato neghi il consenso, saranno disposti obblighi e prescrizioni più stringenti, previsti dalla legge. Per tutelare le vittime di tali gravi situazioni e condotte persecutorie, in sede di proposta di sorveglianza speciale di ps e prima della decisione sull’adozione della misura di prevenzione da parte del Tribunale, il questore può richiedere l’applicazione temporanea, in via di urgenza, del divieto di avvicinamento alla persona offesa con applicazione del braccialetto elettronico. Qualora l’uomo dovesse manomettere il dispositivo o non si attenesse al divieto di avvicinamento, la legge ha introdotto un’autonoma fattispecie di reato che prevede la reclusione da uno a cinque anni e l’arresto anche fuori dei casi flagranza.
La Sorveglianza speciale è una forma di controllo più incisiva che è in grado di assicurare una tutela concreta a chi subisce reati così odiosi, laddove sussistano episodi delittuosi che consentano di delineare la pericolosità attuale della persona violenta e la sua propensione a commettere altri gravi reati, anche ai danni di soggetti legati alla persona offesa.
Ecco perché è così importante che le vittime continuino a denunciare tutti i comportamenti di vessazione e di violenza, anche di fatti avvenuti successivamente a quelli per i quali abbiano già presentato una denuncia, che potrebbero essere sintomatici di una capacità criminale persistente e di una pericolosità sociale del soggetto.
La storia di Antonio e Federica
È Antonio, trentenne italiano, la prima persona alla quale viene applicata in Italia la nuova disciplina della misura di prevenzione della sorveglianza speciale introdotta dalla legge n. 168 del 2023 per contrastare la violenza domestica.
All’uomo, in esecuzione di un provvedimento di urgenza emesso su proposta del questore di Monza e della Brianza dal presidente del Tribunale di Milano, Sezione autonoma misure di prevenzione, è stato imposto il divieto di avvicinarsi al luogo di residenza, dimora, lavoro, vacanza e ogni altro luogo abitualmente frequentato dalla persona offesa, mantenendo una distanza di almeno 500 metri, e l’obbligo di indossare – come previsto dalla legge – il braccialetto elettronico.
Lo stalker, con precedenti penali e di polizia, aveva evidenziato una “pericolosità qualificata” a seguito di atti persecutori in danno di Federica, la sua ex fidanzata, non rassegnandosi al suo rifiuto di una relazione sentimentale. Per tale ragione, a seguito di istanza della ragazza, l’uomo era già stato destinatario di Ammonimento del questore, ma non si era presentato ai colloqui proposti nell’ambito del “Protocollo Zeus” tra la questura e il Cipm di Milano. Inoltre, aveva violato il provvedimento monitorio del questore, venendo arrestato, in flagranza, da personale della Squadra mobile. Nonostante una condanna e l’applicazione di una misura cautelare, in più occasioni Antonio aveva raggiunto Federica sul luogo di lavoro, ingenerando nella stessa e nei suoi amici e conoscenti uno stato di ansia e di timore per la sua incolumità.
La Divisione anticrimine della questura di Monza, in considerazione dell’allarmante pericolosità manifestata dal soggetto ha quindi presentato al Tribunale, Sezione autonoma misure di prevenzione, una proposta di Sorveglianza speciale per atti persecutori con richiesta di applicazione in via d’urgenza delle prescrizioni a tutela della vittima.
9. Prevenzione come formazione
La necessità di una formazione adeguata e costante di tutti gli addetti ai lavori è fondamentale per garantire una tutela qualificata delle vittime di violenza di genere nell’ambito dell’intero percorso nel quale si sviluppa la loro presa in carico da parte delle istituzioni. Le attività di formazione fanno parte di quelle strategie che, da anni, la Polizia di Stato mette in campo perché i propri operatori possano acquisire quel bagaglio di conoscenza e “umanità” che eviti alle vittime di subire “anche” il dolore dell’indifferenza, della superficialità, del silenzio o semplicemente dell’attesa.Moduli di formazione multidisciplinari sulla violenza di genere fanno parte della programmazione dei corsi di 1° livello per gli allievi di ogni qualifica, come anche dei percorsi di aggiornamento professionale degli operatori già in servizio.
Sulla spinta delle recenti evoluzioni normative, la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato ha organizzato, in collaborazione con l’Ispettorato delle Scuole della Polizia di Stato e con la Scuola superiore di polizia, corsi di qualificazione per operatore addetto alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, cui hanno partecipato operatori in servizio presso le Divisioni anticrimine, gli Uffici prevenzione generale e soccorso pubblico e gli Uffici di polizia giudiziaria delle questure (Squadre mobili e squadre di pg dei commissariati). Nel febbraio 2024 si è tenuto, presso la Scuola superiore di polizia, il 1° Seminario in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere rivolto ai dirigenti e ai funzionari di Divisioni anticrimine, Squadre mobili e Upgsp.
10. La rete di collaborazione
di Valentina Pistillo
Fare rete con gli attori presenti sul territorio consente di individuare forme di prevenzione della violenza di genere e di tutela delle vittime sempre più efficaci.
La Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato ha firmato protocolli di collaborazione per lo sviluppo comune di campagne di informazione e sensibilizzazione, che aiutino la diffusione della conoscenza del fenomeno e dei “campanelli di allarme” della violenza, per aiutare chi ne è coinvolto a riconoscerli, come anche degli strumenti di prevenzione e contrasto previsti dal sistema normativo. Di seguito, le Associazioni ed enti che hanno aderito.
Ambasciata britannica di roma
“Stupro e aggressioni a sfondo sessuale possono avere luogo ai danni di donne e uomini di ogni età e contesto sociale. Si tratta di esperienze molto traumatiche, e ancora più difficili da gestire se avvengono mentre si è all’estero”. Inizia così il vademecum che illustra in lingua inglese le informazioni essenziali e le misure di tutela per le vittime di abuso sessuale in Italia, elaborato dall’Ambasciata britannica in Italia e pubblicato, in collaborazione con la Direzione centrale anticrimine, sul sito della Polizia di Stato. «Siamo veramente grati alla Polizia di Stato – sostiene Caterina Liotto, pro-console presso la sezione consolare dell’Ambasciata che si occupa di assistenza e supporto ai cittadini britannici in Italia, sia per quanto riguarda le questioni burocratiche, che per diversi tipi di problemi e difficoltà. Questa iniziativa ha dato l’opportunità di offrire immediatamente alle vittime di violenza una guida in lingua inglese. Dopo aver subìto un abuso o un’aggressione è importante sapere, ad esempio, dove e a chi è possibile rivolgersi per ottenere aiuto, o qual è il percorso che si apre nel momento in cui si decide di sporgere denuncia. Si tratta di fornire risposte immediate alle domande delle vittime, che il più delle volte non sanno a cosa andranno incontro. Grazie a questa iniziativa, la Polizia di Stato ha messo a disposizione il pamphlet presso tutte le questure e presso gli altri uffici di polizia. Inoltre, attraverso la pubblicazione sul sito www.poliziadistato.it, la guida (tradotta anche in italiano) è immediatamente fruibile ovunque ci si trovi. Mi ha colpito l’attenzione a 360 gradi che anche l’Istituzione dedica alla centralità della vittima, persona estremamente vulnerabile e che ha bisogno di riflettere sul percorso da compiere, dall’accesso alle cure mediche, alle procedure per segnalare l’accaduto alle autorità. Ho trovato l’approccio degli operatori di polizia molto professionale, e ho notato quanto a cuore prendano le situazioni più delicate. La disponibilità che abbiamo avuto il piacere di riscontrare, in occasione di un recente workshop organizzato con Pamela Franconieri, funzionario della Direzione centrale anticrimine, ha mostrato una profonda sensibilità su questo tema, anche grazie all’intervento di vari esperti, come quelli del campo sanitario, che lavorano a stretto contatto con chi ha subito violenza. Sono certa che, anche grazie alla nostra collaborazione con la polizia – conclude Caterina Liotto – si potrà fare la differenza nel supporto alle vittime e ritengo che questa semplice guida sia un primo strumento utile da mettere loro a disposizione».
CIPM LAZIO APS
La dottoressa Carla Maria Xella, psicologa e psicoterapeuta, è presidente del Cipm Lazio Aps, associazione costituita a Roma nel 2020, in forma confederata alla cooperativa Cipm, il Centro Italiano per la promozione delle mediaziona di Milano. «Nato nel 1995 dal lavoro congiunto di psicologi, criminologi, sociologi, operatori sociali e magistrati – spiega la psicologa – il Cipm ha introdotto per primo in Italia il trattamento degli autori di reati di violenza nelle relazioni intime e di violenza sessuale. Al centro del nostro modello di trattamento, in un’ottica di “giustizia riparativa”, vi è la valorizzazione del pensiero sulla vittima e la considerazione delle conseguenze e del male arrecato con il proprio comportamento. Scopo finale del trattamento è sia la prevenzione del rischio di recidiva, sia lo sviluppo di un piano di vita prosociale e soddisfacente. Con questa ottica il Cipm ha aperto, presso il carcere di Milano-Bollate, l’Uti, l’Unità di trattamento intensificato, per autori di reati sessuali, primo (e per ora unico) esempio di trattamento intensivo di tipo comunitario, volto alla prevenzione della recidiva e allo sviluppo di una migliore e più sana capacità relazionale.
Dal 2010, sono nate le sezioni del Cipm nella varie regioni: il Lazio è stata la prima ed è diventata pienamente operativa già nel 2013, quando si è aperta, grazie a finanziamenti europei, l’Unità trattamentale di Rebibbia nuovo complesso, a Roma, e un Presidio criminologico territoriale per persone che avevano commesso, o erano a rischio, di compiere condotte lesive in ambito relazionale. Nel 2020 ci siamo costituiti come Associazione autonoma.
Nel 2021 è iniziato il progetto europeo Enable, con incontri di formazione e sensibilizzazione sul protocollo Zeus, già siglato nel 2018 tra la questura di Milano e il Cipm, che, attraverso la collaborazione tra la Polizia di Stato e gli esperti di trattamenti di autori di violenza, ha permesso l’intervento precoce in situazioni di non grave entità, o di natura sporadica: i cosiddetti “reati sentinella”, prodromici di fatti più gravi. Il Protocollo Zeus è stato siglato anche tra la questura di Roma e il Cipm Lazio. Questo implica che all’autore di violenza domestica o stalking ammonito sia suggerito, a titolo volontario, di rivolgersi all’’équipe del Cipm Lazio per una serie di colloqui clinico-criminologici gratuiti , volti a sviluppare una consapevolezza del disvalore delle sue condotte e per evitare l’escalation della violenza. Con la questura capitolina il protocollo è stato rinnovato per altri tre anni nel dicembre 2024, grazie a un finanziamento dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese
Come Cipm Lazio stiamo seguendo anche un progetto trattamentale finanziato dalla Regione, presso la Casa circondariale di Rebibbia nuovo complesso, e in collaborazione con l’Uepe
(l’Ufficio esecuzione penale esterna che si occupa di applicare pene sostitutive o misure alternative alla detenzione, ndr ) di Roma e Terni. Inoltre, lavoriamo con le persone che hanno ottenuto la sospensione della pena, ex art 165 cp, con obbligo di trattamento, grazie a un protocollo in collaborazione con il tribunale di Roma. Dopo i colloqui di valutazione, chi viene ritenuto idoneo è inserito in un gruppo trattamentale che ripercorre vari temi, dai condizionamenti culturali, alle distorsioni cognitive, all’analisi della propria storia di vita nei suoi collegamenti con il reato commesso. I gruppi – conclude la presidente di Cipm Lazio Aps – hanno lo scopo di elaborare un progetto di vita alternativo, per evitare di provocare altre vittime e migliorare le future relazioni».
The circle italia
«Siamo un network di volontarie che lavorano a favore di donne le quali vivono in difficoltà, in Italia e nel mondo», afferma Adelaide Corbetta, presidente di The circle Italia onlus. Nata nel 2008 in Inghilterra, da un’idea di Annie Lennox e Nelson Mandela, la onlus è arrivata in Italia nel 2010. In 15 anni, The circle ha realizzato progetti e campagne di sensibilizzazione e di informazione, raccogliendo fondi per aiutare le donne, afflitte da fragilità e criticità, come violenza, salute, povertà, ed enpowerment femminile, il processo attraverso cui le donne acquisiscono maggior potere e controllo sulla propria vita. Abbiamo ricevuto un’importante donazione dalle cantanti Elodie e Myss Keta che hanno vinto un format televisivo, destinando una somma a favore di un progetto in collaborazione con la Polizia di Stato. Il protocollo d’intesa, intitolato “Cerchi Anti Violenza”, avviato nel 2022 e confermato fino al 2026, è stato realizzato grazie alla Direzione centrale anticrimine e prevede degli eventi a tappe, (Brescia nel 2025, dopo Roma, nel 2024, e Napoli l’anno prima), destinati a un target di pubblico eterogeneo. Workshop, giornate di confronto con esperti coinvolti nella lotta alla violenza; punti informativi per i cittadini e infine una serie di incontri con i poliziotti e le volontarie dell’Associazione nelle scuole superiori, perché – sostiene la presidente – siamo convinte che il modo migliore per sensibilizzare le persone è fatto di prevenzione e informazione, a partire dagli educatori principali, famiglia e scuola. Qui parlando anche con i docenti, cerchiamo di far arrivare il messaggio al centro della nostra campagna: “La violenza contro le donne è un problema di tutti”. Quindi non solo delle vittime, ma è un problema dei figli, anche quelli degli uomini violenti; è un problema dei genitori di una vittima, ma anche dei genitori di un uomo violento. Per questo il nostro obiettivo è quello di rivolgerci a più persone possibili: non tutti conoscono, ad esempio, il numero unico europeo, il 112, o quello antiviolenza e stalking, il 1522. Ma anche alcune procedure di emergenza e altre strategie si conoscono ancora poco, come l’ammonimento del questore, che è uno strumento molto efficace. Tempo fa a Forlì – prosegue la Corbetta – la responsabile di un centro antiviolenza, che da noi aveva ricevuto dei finanziamenti, è venuta a ringraziarci, un’enorme soddisfazione da una parte, dall’altra l’amara constatazione che purtroppo il fenomeno esiste.
È nato qui a Forlì il claim, “Fare bene fa bene” che poi è diventato anche il nome delle nostre raccolte fondi più importanti.
Ho cercato di spiegare alle operatrici che è The circle a ringraziare chi lavora sul campo, perché se non ci fossero le persone che dedicano il proprio tempo a titolo gratuito, l’Associazione non potrebbe aiutare concretamente le donne che hanno bisogno. Il beneficio che riceviamo noi volontarie è assolutamente superiore all’impegno che impieghiamo: questo è un invito per tutti ad adoperarsi per gli altri. Mi chiedono sempre che caratteristiche hanno le donne di The circle – conclude la presidente – Rispondo che le vite di oggi sono molto frenetiche e mediamente nessuno ha mai del tempo libero. Dato che molte volontarie sono anche delle professioniste, come avvocati, magistrati, medici, psicologi e dipendenti delle forze dell’ordine, alla fine lo trovano sempre per le altre donne in difficoltà, perché noi socie di The circle siamo tutte convinte che “fare bene fa bene”».
Le donne del vino
Non solo uomini ma donne, produttrici, enotecarie, sommelier, ristoratrici e giornaliste del vino. Così nel 1988 è nata l’associazione Donne del vino. «Alla fine degli anni ‘80 sentire una donna parlare di vino sembrava fantascienza: era difficile che studiasse enologia o agronomia e pensasse di cimentarsi nell’export del vino nel mondo – spiega Roberta Urso, delegata per la Sicilia per le Donne del Vino e responsabile Comunicazione della cantina Settesoli – Oggi, l’Associazione conta circa 1200 associate in tutta Italia, la presidente nazionale è Daniela Mastroberardino, mentre in Sicilia siamo 109 socie, una delle delegazioni più attive in Italia. Il nostro obiettivo è diffondere la cultura del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo». Accanto alle iniziative inerenti il comparto economico e culturale, come il progetto pilota D-vino partito negli istituti alberghieri con l’obiettivo di fare del vino una materia scolastica, le Donne del Vino si sono sempre distinte per le attività di charity e a favore di altre donne: «Insieme a Daniela Mastroberardino– continua Roberta Urso – abbiamo ottenuto un protocollo di intesa, siglato dal direttore centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Alessandro Giuliano: il progetto “Tu non sei sola”, con campagne di formazione, informazione e sensibilizzazione, a livello territoriale, per la violenza contro le donne. Già da tempo andavamo nelle scuole per fare prevenzione e parlare di violenza, ma dopo il femminicidio nel 2018 di una socia friulana, Donatella Briosi, che è stata uccisa dall’ex marito, noi operatrici abbiamo riflettuto sui nostri interventi negli eventi: non potevamo farli “a spot”, ma dovevano essere presenti anche le forze di polizia che ci avrebbero fornito dati e strumenti ancora più efficaci per le nostre campagne divulgative. Così nel 2019, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, nella tenuta di Donnafugata, abbiamo organizzato l’incontro “Tu non sei sola” in cui è intervenuta anche la questura trapanese. Un’altra socia, Marisa Leo, anche lei vittima di femminicidio nel 2023, aveva ideato un format che ancora oggi portiamo avanti in Sicilia (siamo alla 12^ tappa): si chiama DXD Calici di Vita, un wine lunch solidale itinerante. Durante il momento conviviale, parlano le operatrici dei centri antiviolenza ai quali si devolve il ricavato delle cene. Infine, promuoviamo un’asta con i nostri vini di pregio, o con annate speciali e riserve e consegnamo tutti i fondi raccolti al centro di riferimento, mediamente intorno ai 1.500 euro. A ottobre è partito un altro grande evento culturale, a Palermo, dove è stata affrontata anche una sessione sulla violenza di genere, con i poliziotti della questura. Poi la delegazione della Calabria ha organizzato un’altra kermesse con la produzione di un’etichetta di vini venduti in beneficenza, sempre a favore dei centri antiviolenza. E infine nel 2024, a Salemi, (TP) la città della Leo, con i poliziotti della questura, abbiamo parlato della campagna “Questo non è amore” . Vogliamo portare avanti la cultura del rispetto, fondamentale in una società civile, e lo facciamo organizzando incontri informativi, dove coinvolgiamo sempre le questure locali. Intendiamo fornire alle donne un sostegno, anche tramite la conoscenza di quelle che sono le strade possibili, quando le vittime si decidono a denunciare».
SOROPTIMIST INTERNATIONAL D’ITALIA
«Soroptimist international è un’organizzazione mondiale su base volontaria di donne impegnate nelle varie professionalità, che promuove l’avanzamento femminile. È nato in America nel 1921, mentre l’Unione italiana si è costituita nel dopoguerra e conta 162 Club, per un totale di oltre 5.500 socie». A parlare è Adriana Macchi, presidente della Soroptimist international d’Italia che ne descrive la mission: «Ci impegniamo in progetti rivolti alle donne, per migliorare l’accesso all’istruzione, per l’emancipazione economica, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro le donne, ecc… Lavoriamo facendo pressione sulle Istituzioni affinché possano indirizzare le politiche pubbliche verso concrete azioni che migliorino la vita delle donne. Siamo partite con un’iniziativa nel 2011, nei tribunali italiani, dove abbiamo realizzato circa 80 aule per l’ascolto protetto del minore. Poi abbiamo costituito un percorso agevolato delle donne che accedevano al pronto soccorso con evidenti segni di violenza, il codice Rosa Bianca. Soroptimist – prosegue la Macchi – ha le proprie rappresentanti in tutte le Istituzioni e sottoscrive costantemente protocolli d’intesa. È iniziata nel 2014 la sperimentazione del progetto “Una stanza tutta per sé”, per garantire alle vittime un ambiente accogliente e colorato, in cui sentirsi a proprio agio durante le audizioni, con uno spazio dedicato anche ai figli. Nel 2020 l’iniziativa è stata formalizzata, grazie al protocollo d‘intesa con la Polizia di Stato, poi rinnovata nel 2023 con la Direzione centrale anticrimine. Qualche anno dopo abbiamo consegnato alle questure un kit portatile, una postazione autonoma mobile, con un pc e un sistema di videoregistrazione sofisticato che riprende le vittime in condizioni di scarsa luce; consente anche l’analisi della comunicazione non verbale ed esclude anche la cosiddetta vittimizzazione secondaria, per evitare di far rivivere alla vittima i passaggi più dolorosi della sua storia. Siamo arrivate a inaugurare 292 stanze in tutta Italia (67 consegnate a uffici di polizia) e a consegnare circa 100 kit portatili. Tra le altre iniziative, abbiamo lanciato una campagna nelle scuole contro la cyberviolenza e il bullismo, premonitori di soprusi nei confronti delle donne e, presso la polizia postale di Parma, abbiamo realizzato una stanza chiamata 4.0 per la violenza in Rete. Un’altra iniziativa è Sentinelle contro la violenza, dedicata all’area del beauty e del wellness, un progetto di sensibilizzazione rivolto alle professioni a contatto con le donne, per creare “presidi sentinella” che incoraggino le vittime a intraprendere un percorso di aiuto.
Prendendo contatti con le scuole di formazione professionale, coinvolgiamo localmente le forze dell’ordine, punti di riferimenti soprattutto nelle piccole città, i centri antiviolenza, il personale del pronto soccorso, ecc... ai quali ci si deve rivolgere, soprattutto per avere una corretta informazione e per come ci si deve muovere al momento della denuncia. Vorrei ricordare a tutti anche le nostre altre campagne, come Orange the World, per sostenere le iniziative di mobilitazione contro la violenza di genere; Read the signs (di cui si parla anche in Questo non è amore) per cogliere i segnali di una relazione tossica, prima che diventi fatale, e infine i progetti per l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza e quello per le detenute femminili. Lavoriamo in sintonia con le forze dell’ordine – conclude la Macchi – cogliendo le nuove sfide per risolvere i problemi delle donne, orgogliose di aver dato il nostro contributo, mettendo a disposizione le nostre competenze e sensibilità».
FIPE
«Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, è l’organizzazione di categoria che rappresenta le imprese della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo in Italia – spiega Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo donne imprenditrici di Fipe – La federazione fa parte di Confcommercio imprese per l’Italia, ed è il punto di riferimento per bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie, aziende di catering e banqueting, discoteche e stabilimenti balneari. Tra gli obiettivi ha la tutela degli interessi degli imprenditori e anche il lavoro a stretto contatto con le Istituzioni, dato che è impegnata anche su temi di rilevanza sociale, come la lotta alla violenza di genere, la sicurezza sul lavoro e la sostenibilità. Iniziative come #sicurezzaVera rappresentano un impegno collettivo che dimostra la volontà di trasformare i pubblici esercizi in spazi sicuri e inclusivi. Il progetto nasce il 28 aprile 2021, in collaborazione con la Polizia di Stato, e ha l’obiettivo di prevenire la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto e della sicurezza nei luoghi di svago e ritrovo. Attraverso questo programma i pubblici esercizi sono diventati presidi attivi per la tutela delle donne, sia imprenditrici che clienti. Uno degli aspetti centrali dell’iniziativa è la formazione del personale, affinché sia in grado di riconoscere situazioni di pericolo, gestire situazioni critiche e offrire un primo supporto alle vittime. Siamo convinte che, insieme alla Polizia di Stato, la Fipe possa contribuire a un cambiamento culturale profondo. Tra le iniziative più efficaci nel contrasto alla violenza di genere, la prevenzione e l’informazione sono fondamentali – evidenzia la presidente – così come la sinergia tra #sicurezzaVera e la campagna della polizia Questo non è amore. A tale scopo la Fipe ha voluto portare la sicurezza ancora più vicino alle donne: bar, ristoranti e locali di intrattenimento non devono essere solo luoghi di svago, ma anche spazi sicuri». Nel 2024 il progetto è stato esteso a 32 città italiane con programmi di formazione in 12 di esse, tra cui Trento, che ha ospitato tre incontri. Nel 2022 gli accordi con Egp, Esercizi gioco pubblico Fipe e nel 2023 con il Silb, il Sindacato italiano locali da ballo della Fipe, mentre nel 2025, oltre al rinnovo del protocollo, c’è stata anche la collaborazione con l’Apci, l’ Associazione professionale cuochi italiani.
«Tra le esperienze sul campo – prosegue la presidente – un caso emblematico riguarda una discoteca coinvolta nel progetto. Una ragazza si è avvicinata al bancone e ha utilizzato una delle parole in codice, diffuse durante le campagne d’ informazione, per avvisare del pericolo che correva. Il bartender, riconoscendo il segnale, ha immediatamente attivato il protocollo previsto, mettendo la giovane in sicurezza e avvisando le guardie private del locale e la Polizia di Stato. Alcune testimonianze concrete mostrano che, grazie a #sicurezzaVera, molti lavoratori hanno acquisito strumenti pratici per intervenire in modo efficace, senza esporre a ulteriori rischi le persone coinvolte. Ogni segnalazione, ogni piccolo gesto di attenzione, può fare la differenza nella vita di chi si trova in una situazione di pericolo.
Con queste iniziative si conferma l’importanza di costruire una rete di protezione capillare che unisca Istituzioni, forze dell’ordine e settore privato per offrire aiuto concreto e, grazie alla determinazione della squadra di presidenza, del consiglio direttivo e del Gruppo Donne imprenditrici Fipe, la sicurezza – conclude la presidente Picca Bianchi – non è più solo una questione normativa ma un valore condiviso, che rende ogni locale un presidio di protezione per chiunque».
11. Stanze di ascolto
Il giusto approccio nei confronti della persona offesa, sia essa maggiorenne o minorenne, in qualsiasi momento avvenga, è il primo passo verso la creazione di quel clima di fiducia e comprensione necessario all’acquisizione del maggior numero di informazioni utili alla ricostruzione di quanto accaduto.
L’ascolto della vittima in condizione di particolare vulnerabilità, quindi, deve essere svolto in maniera tale da non affaticare e traumatizzare ulteriormente la persona coinvolta.
Un ulteriore trauma - in questi casi si parla di vittimizzazione secondaria - ha conseguenze estremamente negative, inducendo un senso di sfiducia: se si sente non creduta o giudicata, la persona offesa difficilmente racconterà quanto accaduto e non potrà essere adeguatamente tutelata.
Le stanze dedicate all’ascolto sono allestite in modo da garantire la riservatezza e far sentire a proprio agio chi vi accede per denunciare un abuso o presentare un’istanza di ammonimento.
Sono 131 le stanze disponibili in 96 questure, anche presso i commissariati di ps, 57 le collaborazioni delle questure con Soroptimist, per la realizzazione della “Stanza tutta per sé” o per la consegna del “Kit una stanza tutta per sé portatile”.
12. Youpol
L’app Youpol è l’applicazione della Polizia di Stato, da scaricare gratuitamente per dispositivi Ios e Android, che consente di inviare dal proprio smartphone segnalazioni direttamente alle Sale operative della Polizia di Stato, anche corredate da immagini e video, relative a episodi di bullismo, cyberbullismo, di spaccio di sostanze stupefacenti ed episodi legati alle violenze domestiche o di genere.Ci si può “loggare” sull’app per essere georeferenziati ma si può utilizzare anche in forma anonima. La segnalazione sarà gestita con la medesima attenzione. Si crea una vera e propria chat con l’operatore di Sala operativa che prende in carico l’informazione ricevuta con la classica spunta della lettura del messaggio. Tramite l’App si può chiamare direttamente il numero unico di emergenza unico europeo 112, oppure altri numeri utili (come ad esempio il Telefono Azzurro, il numero antiviolenza). È possibile effettuare la segnalazione di un fatto anche in inglese, francese, tedesco e spagnolo.
L’applicativo, ormai attivo da diversi anni, è nato dalla ferma convinzione che ogni cittadino è parte responsabile e attiva nella vita democratica del paese e può collaborare con le forze di polizia attraverso la segnalazione di comportamenti illeciti soprattutto a tutela delle categorie più fragili da proteggere. Youpol non sostituisce in alcun modo il numero di emergenza unico europeo 112 in caso di pericolo imminente, ma costituisce un ulteriore contatto multimediale con la Polizia di Stato nell’ottica di una nuova forma digitale di prossimità e vicinanza al cittadino.
Utilzza l’app Youpol per segnalare reati di violenza domestica. Se sei in pericolo, contatta il numero unico di emergenza unico europeo 112.