di Paolo Di Basilio
Nel nome di santa rosa
All’ombra della famosa Macchina patrimonio dell’Unesco, Viterbo è cresciuta ordinata e solidale. E l’efficace impegno della questura contrasta ogni tentativo di infiltrazione della piccola e grande criminalità
«Semo tutti d’un sentimento! » E’ il grido dei facchini, che risuona tutti gli anni il 3 settembre, poco prima di sollevare la Macchina di Santa Rosa e iniziare il trasporto per le vie del centro che è atteso per 12 mesi. Non c’è momento migliore per capire lo spirito e il sentimento di Viterbo e dei viterbesi. In quegli istanti sono tutti con i facchini che faticano e sudano sotto la mastodontica mMacchina alta trenta metri. Li incitano, li aiutano, cercano di condividere in qualche modo la loro fatica. Tutti uniti perché il trasporto della Macchina di Santa Rosa è uno spettacolo unico, che non si discute. Tanto è vero che proprio quest’anno è arrivato il prestigioso riconoscimento da parte dell’Unesco e per celebrarlo il trasporto dello scorso 3 settembre è stato unico. È stato allungato il tradizionale percorso aggiungendo uno storico passaggio in via Marconi (era successo una sola volta, nel 1952). Un trasporto destinato alla storia, anche perché era l’ultimo per “Fiore del cielo” la macchina progettata da Arturo Vittori e Andreas Vogler, protagonista dal 2009. Sei trasporti, gli stessi vissuti da vicino, dal questore Gianfranco Urti. Originario di Salerno è arrivato a Viterbo dopo aver diretto la questura di Terni. Origini e accento della Campania certo, ma il clima di Santa Rosa ha conquistato anche lui. Tanto è vero che fa partire la sua disamina sull’impegno delle forze dell’ordine in città e nella provincia, proprio dal lavoro che ogni anno la questura mette in campo per fare in modo che la sera del 3 settembre fili tutto liscio. «Un incidente proprio durante il trasporto, che è la manifestazione religiosa per eccellenza della città, sarebbe un vero peccato – dice il questore – per garantire tutto ciò la questura fornisce ogni anno un prezioso lavoro di pianificazione dell’ordine pubblico, con una serie di sopralluoghi minuziosi nelle aree dove passerà la Macchina. Delle volte le misure possono sembrare eccessive, ma garantisco che servono per fare in modo che il trasporto resti quello spettacolo che caratterizza questa città in tutto il mondo». Ma come detto Santa Rosa non si discute. Anzi, quello spirito, fa parte dell’animo della città. «Una delle cose che più mi ha colpito in questi anni da questore – continua Urti – è stato lo spirito di solidarietà che c’è tra i cittadini, qui non ci si gira dall’altra parte se si vede che un vicino sta subendo un torto. Negli ultimi anni abbiamo avuto diversi casi di cittadini che hanno chiamato il 113, perché avevano notato qualcuno che si stava introducendo nell’abitazione dei vicini. Lo scorso anno, per esempio, grazie a una segnalazione del genere siamo riusciti a cogliere in flagrante 4 malviventi che si stavano introducendo in una villa isolata». E quello dei predatori che assaltano ville e cantieri isolati è comunque un problema che riguarda Viterbo e la sua provincia. Grazie, o a causa se vogliamo, alla vicinanza con Roma. Si tratta perlopiù di malviv
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