Franco Binello*
Il fascino di una terra (da vino) speciale
Al centro del vecchio triangolo industriale Asti è oggi una città cosmopolita, laboriosa e tranquilla, patria dello spumante e del più antico Palio d’Italia
Asti è vino, terra, Palio. È Paolo Conte che canta “con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi mentre guardiamo Genova”. È la città attraversata, anzi, tagliata a metà, dal corso dedicato a Vittorio Alfieri, sommo trageda “del volli fortissimanente volli”. Un po’ “bogia nen” (come vengono definiti i piemontesi, restii a muoversi e spostarsi) e un po’, nel suo piccolo, anche cosmopolita, con una forte presenza di immigrati, albanesi, romeni, magrebini in particolare. Una città e una provincia che sta (stava) al centro di quello che era una volta il vecchio “triangolo industriale”: a un centinaio di chilometri da Genova e Milano e 70 appena da Torino.
Con il mare (ligure) dietro le colline e le montagne che la circondano da ogni dove, con il “padre” Monviso che con i suoi quasi 4mila metri di altezza, svetta nelle giornate terse. «Gente laboriosa, magari poco espansiva all’inizio con chi ancora non conosce, ma poi straordinariamente disponibile e accogliente» chiosa il questore di Asti, Filippo Di Francesco, un vecchio “sbirro” siciliano, che ha portato qui una straordinaria esperienza operativa anche sui fronti della lotta alla Mafia.
Un “questore di strada” come ama definirsi, che, appena può, va alla scoperta di angoli incontaminati del centro storico di Asti, “presidiati” idealmente da un lato dalla cattedrale (la chiesa più grande e artisticamente più importante del Piemonte, massima espressione dell’architettura gotica della regione, è collocabile fra i maggiori esempi del “gotico lombardo” nel Nord Italia) e dall’altro dalla Collegiata di San Secondo (gioiello del Mille o giù di lì).
In una città che a ogni settembre (quando si corre il Palio più antico d’Italia, più ancora di Siena), nel tempo della vendemmia, fa il pieno di decine di migliaia di visitatori anche con la sfilata delle “Sagre”, il più grande festival contadino del mondo e la “Douja d’or”, la grande rassegna enologica nazionale.
«È bello passeggiare tra questi vicoli, strade, piazze, che trasudano di storia, parlare con la gente» dice Di Francesco. Un modo per parlare con gli astigiani, sentire i loro problemi, registrarne le eventuali paure, le insicurezze. Il mestiere del poliziotto è fatto di tante sfaccettature e qui, più che altrove, è rimasta ancora intatta quella fiducia tutta sabauda nelle Istituzioni che si riverbera in un rapporto particolare anche con la polizia.
«Spesso – annota il questore – registriamo i risultati di statistiche nazionali dove Asti risulta ai primi posti, per esempio, nei furti. Ma quello che i freddi numeri non dicono è