Massimo Numa*

Torino la solida

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Tante denunce la potrebbero far sembrare insicura, mentre sono l’espressione di un rapporto di consolidata fiducia tra cittadini e forze dell’ordine nato dal costante presidio del territorio

citta questura maggio 2016

Tutti gli anni un grande quotidiano finanziario pubblica dati e statistiche sulla criminalità e Torino svetta – si fa per dire – nella top ten delle metropoli più problematiche per il numero e la qualità dei reati, in particolare in quella classifica dove vengono inseriti i cosiddetti “reati da strada”.
Sebbene possa sorprendere di vedere città del Sud, con gravi problemi, figurare alle spalle del Nord-Ovest tutto ciò si spiega nel momento in cui si contestualizzano i numeri. Prima di iniziare un ragionamento, va detto subito che la situazione nel torinese, cioè città e cintura, è assai meno grave di quanto appaia dalla fredda lettura dei dati. Intanto il rapporto tra i cittadini e lo Stato è legato a una consolidata fiducia. Nel senso che, tanto per fare un esempio, derubati o scippati, anche di oggetti di poco valore, vanno immediatamente negli uffici di questura e commissariati per denunciare il fatto. Quasi in automatico. Con effetti – anche se il tema è molto serio – che sfiorano il comico, nel senso che nell’elenco delle cose rubate possono comparire “numero di zappa 1, con manico di legno; due contenitori detti tanica contenenti benzina e miscela”, e via minuziosamente elencando. Denunciare è comunque importante perché, al di là del fatto specifico (che va sempre preso in considerazione) consente alla polizia di tracciare una mappa aggiornata in diretta della situazione; dalla massa di denunce in apparenza marginali è possibile seguire i percorsi di chi usa il crimine per vivere o sopravvivere, con preziose informazioni per gli investigatori. Purtroppo a volte fa più notizia lo spaventoso numero di denunce, soprattutto contro ignoti, raccolte ogni giorno nel Nord che il triste fatalismo di intere fasce di popolazione, costrette comunque a convivere gomito a gomito con la malavita organizzata.
C’è anche a Torino, non illudiamoci. Ma le ultime indagini della Squadra mobile, in ultimo sull’omicidio del procuratore capo della Repubblica Bruno Caccia, avvenuto nel lontano 1983 con l’arresto del probabile esecutore dell’omicidio, dimostrano che gli anticorpi, sotto la Mole e dintorni, sono estremamente attivi. Le famiglie calabresi che si erano illuse di contaminare, con i loro capitali provenienti da attività illecite, con l’aiuto di “colletti bianchi” del posto privi di ogni scrupolo morale, l’economia locale, sono state falciate da numerose inchieste giudiziarie, con ondate di arresti. Il resto della criminalità predatoria è lo specchio di un fenomeno endemico in tutte le metropoli del mondo occidentale.  La crisi globale ha colpito con violenza verso gli strati più bassi, per reddito e capacità di difesa, della scala sociale, ed è fantastico constatare, sul terreno, come i sociologi abbiano ragione a descrivere nei dettagli l’impatto di un default economico nella comunità nel suo complesso. Ecco aumentare i furti, anche di generi alimentari o di prima necessità, i reati collegati come le truffe, le estorsioni e calano però, contestualmente, le azioni criminali magari più efferate o eclatanti. Nel senso che, per un grande colpo, ci vuole una logistica importante, persino fondi cospicui, insomma anche i delinquenti profes

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03/05/2016