Maurizio Costanzo

Ricordando Luigi Calabresi

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Ribadisco la stima e il ringraziamento a un poliziotto come Calabresi, per quel che ha fatto, difendendo tutti noi

U na pagina dolorosa, quella che Poliziamoderna mi ha chiamato a scrivere questa volta. Riguarda, infatti, il commissario Calabresi, una figura importante e indimenticabile. Erano le ore 9,15 del 17 maggio 1972, quando il commissario Luigi Calabresi fu assassinato a Milano, vicino alla sua abitazione, in via Francesco Cherubini, mentre si avviava verso la sua auto per andare in ufficio. A ucciderlo, un commando composto da almeno due sicari che lo colpirono alle spalle. Calabresi ha lasciato la moglie incinta e due figli: Mario, che diventerà un giornalista importante (è l’attuale direttore de La Repubblica) e Paolo. Il terzo figlio, Luigi, è nato dopo la sua morte. Luigi Calabresi era un poliziotto di grande caratura e, fatemi dire, coraggio. Solo dopo molti anni vennero individuati i suoi assassini, e cioè Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri. Mi piace anche ricordare che Calabresi venne insignito della Medaglia d’oro al merito civile alla memoria. Sono innumerevoli gli episodi nella sua vita di poliziotto, che lo segnalano all’attenzione di tutti, ma forse quello maggiormente rimasto nella memoria riguarda Pinelli. Il 12 dicembre 1969 scoppiarono cinque bombe, di cui una proprio nella filiale della Banca nazionale dell’agricoltura, in piazza Fontana, a Milano. Morirono 17 persone e ne rimasero ferite 88. Le indagini per questo gravissimo episodio furono affidate a Calabresi che, proprio per quell’indagine, divenne noto all’opinione pubblica. Venne poi accusato, dalle formazioni extraparlamentari di sinistra, di aver ucciso l’anarchico Giuseppe Pinelli, che sarebbe stato in qualche modo coinvolto nella questione di piazza Fontana. Purtroppo, da quando gli extraparlamentari di sinistra, particolarmente attivi in quegli anni, indicarono in Calabresi l’uomo che aveva ucciso Pinelli, facendolo cadere dalla finestra durante un interrogatorio, per lui cominciò l’inferno, fino ad arrivare all’omicidio del 17 maggio 1972. Negli anni che abbiamo appena accennato, io facevo il giornalista a Milano e ricordo quindi qual era il clima intorno alla morte di Pinelli, alla strage di piazza Fontana e anche alla figura del commissario Calabresi. Personalmente, allora come oggi, ribadisco la stima e il ringraziamento a un poliziotto come Calabresi, per quello che ha fatto, difendendo tutti noi.v

 

03/05/2016