Mauro Valeri

Proteggere la vita democratica

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Compiti e caratteristiche dei sei Ispettorati di pubblica sicurezza, accomunati dall’essere stati istituiti per speciali compiti di vigilanza e protezione

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Le regole che permettono la civile convivenza e lo sviluppo di un popolo prendono vita nei “palazzi delle Istituzioni”, intesi non solo come edifici ma anche, e soprattutto, come luoghi dove vengono esplicate le più importanti funzioni costituzionali. Palazzi che, nel sentire comune, sono un tutt’uno con l’organo che ospitano. Dire Palazzo Chigi, Montecitorio (o più precisamente Palazzo Montecitorio), Palazzo Madama e Palazzo del Quirinale equivale a dire Governo, Camera, Senato e presidenza della Repubblica. Ed è proprio per difendere questi luoghi (e le persone che in essi operano), nonché il Viminale e il Vaticano, che sono nati i 6 Ispettorati di pubblica sicurezza. L’attività di ognuno di questi presenta alcune caratteristiche proprie, anche se i compiti che sono chiamati ad adempiere li accomunano. Per questo è stato organizzato, dall’Ispettorato di Palazzo Chigi, un seminario dal titolo “Blink, segnali di pericolo imminente” che ha permesso di mettere a fattor comune le esperienze dei diversi Ispettorati. All’evento, cui hanno preso parte criminologi ed esperti di antiterrorismo della Polizia di Stato, sono intervenuti anche ospiti dell’Fbi per condividere alcune esperienze sul campo e confrontarsi con il modus operandi italiano, condivisione dei contenuti operativi particolarmente utile anche nell’ottica dell’accrescimento e dell’aggiornamento della professionalità dei singoli operatori di polizia.
Ad aprire il convegno il capo della Polizia che ha sottolineato come oggi le Istituzioni vengano visitate dai cittadini e come quello che accade nei palazzi e nelle sedi del “potere”, una volta visti come lontani e impenetrabili, sia diventato “trasparente”. Il prefetto Pansa ha poi evidenziato come: «Curare la sicurezza delle Istituzioni più importanti del Paese è un compito svolto istituzionalmente dal Dipartimento della ps a mezzo dei suoi Ispettorati, di un lavoro quotidiano, svolto dalla Polizia di Stato, che ci inorgoglisce anche se spesso non è neanche noto».
Lavoro non facile, soprattutto, come sottolineato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo intervento, occorre districarsi tra una marea di informazioni, alcune delle quali risultano poi infondate e allarmistiche: «Avere la consapevolezza e la capacità di saper riconoscere la realtà dei fatti, di saper verificare ciò che è realmente un elemento di minaccia da ciò che non lo è, saper decrittare e scandagliare la realtà per quella che è, e non per quella che viene presentata, è uno degli elementi di forza più grandi della nostra struttura di sicurezza e di difesa, del vostro lavoro. Nell’era dell’informazione globale, della tecnologia applicata ai massimi sistemi è sempre il capitale umano, la qualità delle donne e degli uomini che lavorano, a fare la differenza».
«Nel settore della sicurezza – come evidenziato dal presidente del Consiglio – la buona notizia non fa notizia e si balza agli onori della cronaca soltanto se c’è qualcosa che non funziona. Anche se le cose vanno bene e si è fatto tutto quello che si doveva fare, non basta mai. Nonostante la diminuzione dei reati e nonostante l’oggettivamente straordinario lavoro di prevenzione svolto dalle forze dell’ordine, la percezione che abbiamo nel nostro Paese è di paura. Non dipende dai dati perché questi indicano una diminuzione dei reati e un aumento delle indagini, ma è influenzata anche dalla strategia comunicativa dell’avversario jihadista».
Vediamo, più da vicino, il lavoro e le caratteristiche di ognuno dei sei Ispettorati di pubblica sicurezza.

Ispettorato di ps Palazzo Chigi

La storia di questo Ispettorato comincia nel 1961 quando la sede del Governo si trasferisce a Palazzo Chigi. Fu allora che la questura di Roma istituì il commissariato di ps denominato “Ufficio di P.S. Palazzo Chigi”. Nello stesso anno, il ministro dell’Interno, con un proprio decreto, stabilì che questo ufficio fosse posto alle dipendenze dell’Ispettorato Viminale. Venti anni dopo fu la legge 121 a modificarne ulteriormente l’assetto istituzionale, trasformandolo in Ufficio speciale della Polizia di Stato “Palazzo Chigi”, veste che mantenne fino al 2001, allorquando con decreto del presidente della Repubblica, in un’ottica di riordino della struttura organizzativa delle articolazioni centrali e periferiche dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, divenne Ispettorato di pubblica sicurezza, alle dirette dipendenze del Dipartimento.
L’Ispettorato è diretto, dall’anno scorso, da Vittorio Rizzi che sottolinea quanto il garantire la sicurezza delle sedi istituzionali richieda un impegno particolare alle forze di polizia, soprattutto alla luce della sempre maggiore pervasività della minaccia jihadista. L’ufficio è chiamato ad assicurare la sicurezza delle autorità e delle sedi di Governo, precondizione necessaria per lo stesso esercizio democratico e sereno delle sue funzioni. Garantire la sicurezza delle Istituzioni democratiche quando queste hanno scelto di rendersi più trasparenti e accessibili è un compito impegnativo, come precisa Rizzi: «In linea teorica più un ambiente è chiuso e inaccessibile più è sicuro. Ma diventa impossibile conciliare questa idea di sicurezza con il lessico della democrazia che è partecipazione, condivisione, ascolto. L’Italia rivendica il diritto, essendo un Paese a democrazia avanzata, di non creare barriere infrastrutturali tra le Istituzioni e la gente e questo rende necessario armonizzare le logiche e gli standard di sicurezza per renderli funzionali a tale aspettativa di libertà e democrazia».
Ed è stato proprio l’Ispettorato di Palazzo Chigi a organizzare il convegno “Blink, segnali di pericolo imminente”, nella convinzione che assicurare una formazione di qualità, che sia funzionale al continuo mutare delle esigenze lavorative, consenta al personale di lavorare con maggiore consapevolezza e motivazione. Avere personale preparato e motivato significa infatti produrre più sicurezza, più reattività e garantire una maggiore autotutela agli stessi operatori di polizia impegnati sul campo. «La standardizzazione dei processi – precisa Rizzi – si può rivelare uno strumento efficace nella risposta alla molteplicità delle situazioni che le forze dell’ordine devono affrontare, ma ad essa va affiancato il determinante apporto del fattore umano, che, lungi dall’essere costituito dalla semplice improvvisazione, deve essere la risultante di esperienza e conoscenza: proattività può essere la parola giusta».
L’Ufficio presidenziale della Polizia di Stato
Bisogna fare un passo indietro e tornare al 1900 per capire come e perché nasce questo ufficio. In quell’anno, il 6 novembre, con decreto del ministro dell’Interno, venne istituito il “Regio commissariato di pubblica sicurezza presso la Real casa”, un ufficio di polizia con un particolarissimo compito, quello di garantire la sicurezza e la protezione dei sovrani e delle loro residenze, nonché quella della famiglia reale. «Oggi – spiega Giorgio Manari, dirigente generale al comando dell’Ufficio presidenziale di ps presso la Sovraintendenza centrale dei servizi di sicurezza della presidenza della Repubblica – tutti i compiti di rappresentanza e di sicurezza all’interno del Quirinale sono svolti dai Corazzieri, mentre i servizi esterni di protezione e di scorta al capo dello Stato, degli emeriti, nonché di vigilanza e di presidio di tutti i siti e degli immobili presidenziali, sono svolti dal personale della Polizia di Stato insieme ai militari del Reparto carabinieri presidenza della Repubblica. Un fiore all’occhiello dell’Ufficio è anche il servizio di staffetta al Presidente effettuato dai motociclisti della Stradale. Quando il capo dello Stato lascia il Quirinale per recarsi in visita in qualche città, alla scorta si aggiunge anche il personale del posto». Una divisione di compiti che richiede un’ attenta attività di coordinamento, in grado di ottimizzare le risorse e evitare sovrapposizioni. «Organizzare un “fuori-sede” in Italia o all’estero – prosegue il dirigente – significa predisporre accurate misure di sicurezza, facendo adeguati sopralluoghi, calcoli del percorso e possibili strade alternative e soprattutto verificare se contestualmente ci siano manifestazioni che turbino l’ordine pubblico». È necessario un ingranaggio organizzativo perfetto tra la scorta, le autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia operanti sul territorio. Nel caso di spostamenti internazionali, la stretta collaborazione con le omologhe polizie estere permette al presidente della Repubblica di soggiornare in una città e presiedere alle cerimonie rispettando precisamente i tempi di protocollo. «Ed è per iniziativa del capo dello Stato, Sergio Mattarella – evidenzia Manari – che dall’anno scorso ha preso il via l’apertura al pubblico delle storiche tenute presidenziali fuori Roma dove gli uomini della Sovraintendenza garantiscono il servizio di vigilanza». Oltre che al palazzo del Quirinale, infatti, la sorveglianza viene garantita nella tenuta di Castelporziano, un’oasi di 6mila ettari, residenza di riposo alle porte di Roma che ospita anche piccoli gruppi per le visite naturalistiche del parco, e a Villa Rosebery, a Napoli, sede di rappresentanza e villeggiatura per gli ambasciatori inglesi in Italia, donata nel 1932 dagli eredi di lord Rosebery allo Stato italiano.
Valentina Pistillo

Ispettorato di ps Senato della Repubblica

Sono poco più di 200 i poliziotti che, giornalmente, si occupano della sicurezza di Palazzo Madama, sede del Senato e del suo presidente che, come sancisce la Costituzione, è anche la seconda carica dello Stato, dopo il presidente della Repubblica.
Un lavoro in cui la forma e la capacità di rapportarsi con i rappresentati politici del nostro Paese, sono alla base delle attività quotidiane degli uomini in divisa che vigilano sull’incolumità degli eletti dal popolo.
La storia dell’Ispettorato di ps, il cui ingresso si trova lateralmente al Palazzo su via del Salvatore, una delle strade pedonali più trafficate d’Europa (percorso obbligato per chi da piazza Navona vuole arrivare al Pantheon) risale al 1962, anno in cui viene istituito l’Ufficio speciale di ps presso il Senato della Repubblica; fino ad allora dentro Palazzo Madama era presente un distaccamento del commissariato “Trevi”, il famoso ex primo Distretto con sede nel centro della Capitale. Ma è il 1984 l’anno-chiave per questo Ufficio quando il “decreto Scalfaro” sancì la nascita vera e propria dell’Ispettorato, attualmente diretto in sede vacante dal primo dirigente Edgardo Giobbi, definendone i compiti e ponendolo alle dirette dipendenze funzionali del presidente dell’assemblea senatoriale.
Per capire la vera e propria natura dei compiti assegnati ai poliziotti di Palazzo Madama è necessario fare riferimento all’art. 69 del regolamento del Senato che assegna i poteri di polizia all’interno dell’Istituzione direttamente al Senato stesso rappresentato dal suo presidente. Questa disposizione pone l’Ispettorato in una funzione delicatissima, dovendo esercitare le sue funzioni in via esclusiva all’interno dell’Istituzione nei modi stabiliti dal presidente in armonia con le norme che regolano le attività tipiche della polizia.
In tale ambito si muove anche l’ufficio di polizia giudiziaria incardinato nell’Ispettorato che, sempre su autorizzazione del presidente, può dare il via ad indagini riguardanti qualsiasi controversia nasca all’interno.
Questo è uno dei compiti principali dei poliziotti che, oltre a garantire la tutela in Italia e all’estero del presidente del Senato, dei senatori a vita e di presidenti di commissioni destinatari di scorta e a lavorare negli uffici dell’ ispettorato, vigilano i 14 ingressi di palazzo Madama e degli altri palazzi senatoriali, sempre in divisa. Ci sono solo due luoghi in cui gli uomini e le donne della polizia non possono accedere, se non su ordine del presidente del Senato e quando la sedute siano concluse o sospese, e sono l’aula che ospita i 315 rappresentanti del popolo e le aule delle Commissioni parlamentari; eccezion fatta per le tribune in cui i poliziotti in borghese, insieme agli assistenti parlamentari, controllano che chi assiste alle sedute non ecceda in comportamenti troppo al di sopra delle righe.
Una piccola curiosità: è proprio dalla sede del Senato della Repubblica che nasce la frase “arriva la madama”, proprio perché all’interno di Palazzo Madama nella seconda metà del Settecento erano ospitati il tribunale e la sede della polizia dello Stato Pontificio.
Cristiano Morabito

Ispettorato di ps Camera dei deputati

A poco meno di un chilometro in linea d’aria dal Senato, nel centro della Capitale, sorge un altro dei luoghi simbolo della politica italiana: Montecitorio, sede della Camera dei deputati.
Una vera e propria città che, oltre ai 630 rappresentanti eletti dal popolo, giornalmente conta il passaggio di circa 6-7.000 persone, tra dipendenti della Camera e ospiti di ogni genere. Dunque un vero e proprio “comune” delle dimensioni di un capoluogo di provincia, all’interno del quale l’organismo che ne deve salvaguardare la sicurezza è sempre la Polizia di Stato, con il proprio Ispettorato diretto dal dirigente generale Massimo Bontempi.
Anche alla Camera, come al Senato, i poliziotti sono poco meno di 200, ma a differenza di quelli in servizio a Palazzo Madama qui non vestono la divisa, ma comunque presidiano gli ingressi di Palazzo Montecitorio e delle strutture ad esso collegate e delle sedi di commissioni, nonché le tribune, coadiuvando gli assistenti parlamentari in caso di necessità.
Resta comunque il lavoro particolare che i poliziotti della Camera dei deputati sono giornalmente chiamati a svolgere: una presenza sempre costante ma discreta, così come desiderio della presidente Laura Boldrini che, in qualità di massimo esponente dell’Istituzione, ha alle sue dipendenze funzionali anche l’Ispettorato di ps.
Tra le varie competenze dell’Ispettorato di ps “Camera”, oltre a quelle istituzionali di vigilanza all’interno della struttura e di polizia amministrativa e giudiziaria, spicca quella di essere presente con poliziotti di varie qualifiche all’interno di commissioni nell’ambito delle quali si discutono leggi riguardanti tematiche legate al Dipartimento della ps; «una funzione di supporto e consulenza “tecnica” che spesso viene richiesta proprio dalle presidenze delle commissioni – dice il dirigente dell’Ispettorato – e che noi siamo ben lieti di fornire, proprio in qualità di esperti del settore».
Quello dei poliziotti alla Camera dei deputati è un lavoro che nasce nel 1962 (come al Senato) con l’istituzione dell’Ufficio speciale di ps, poi regolamentato dal decreto-Scalfaro del 1984 e infine normato nel 2001 con l’assunzione della denominazione attuale.
Sempre al personale in servizio presso l’Ispettorato è demandata la sicurezza della presidente della Camera che, per propria vocazione istituzionale, spesso è tra la gente per cercare di avvicinare ai cittadini un’Istituzione che spesso sembra essere più che lontana: le “porte aperte” ogni prima domenica del mese (in cui la presidente Boldrini spesso si offre come Cicerone del primo gruppo ad entrare) e i concerti sulla piazza tenuti dalle bande militari ne sono un esempio, così come i viaggi in angoli-simbolo del Globo durante i quali c’è sempre la presenza dei poliziotti dell’Ispettorato come scorta.
Cristiano Morabito

Ispettorato di ps Viminale

È intitolata alla memoria di Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera, uomini della scorta di Aldo Moro, uccisi dalle Brigate Rosse nel 1978, la sala operativa dell’Ispettorato di ps Viminale, inaugurata nel 2003, vero centro nevralgico dei servizi di scorta e vigilanza, attività che l’Ispettorato è chiamato a garantire su numerosi siti istituzionali tra i quali: il compendio Viminale, il Polo Tuscolano, il complesso dell’Anagnina e la chiesa di Sant’Eusebio all’Esquilino, sede della Direzione centrale di sanità della Polizia di Stato. «In questo periodo – afferma Sandro Lombardi, dirigente dell’Ispettorato – con l’allarme terroristico internazionale sono aumentate le misure di controllo e vigilanza, grazie anche a quasi 1.000 telecamere di videosorveglianza e videoregistrazione dislocate in tutti i siti interni ed esterni al compendio». L’Ispettorato nasce il 1° agosto 1961, con decreto dell’allora ministro dell’Interno Mario Scelba, mentre il 1° luglio 2002, per volere dell’allora capo della Polizia Gianni De Gennaro, sono sorti gli Uffici speciali con compiti di vigilanza e sicurezza delle sedi dei ministeri, oggi presenti presso quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, quello dello Sviluppo Economico e quello del Lavoro e delle Politiche Sociali.
«Ma il reparto d’eccellenza – sostiene il direttore – è quello che gestisce 52 scorte e tutele istituzionali, il più grande e importante d’Italia. Il Viminale cura infatti l’incolumità del presidente del Consiglio dei ministri, quella del ministro dell’Interno, di magistrati, di personaggi di spicco della comunità israeliana ma anche dei massimi vertici del mondo dell’imprenditoria, del giornalismo e della società civile. Trecento i poliziotti impiegati – continua Lombardi – con una preparazione tecnica di altissimo livello, formati e addestrati periodicamente al Caip (Centro addestramento e istruzione professionale, ndr) di Abbasanta. Il personale delle scorte di “primo livello” , che gestiscono la tutela delle personalità maggiormente esposte al rischio, è anche abilitato all’utilizzo di armi speciali come l’U.m.p. H&K e il G36C H&K, lo stesso armamento che hanno in dotazione le squadre antiterrorismo nate per la sicurezza dell’evento giubilare. Inoltre è in fase di ultimazione l’equipaggiamento dei nostri agenti: i nuovi giubbotti antiproiettile, le valigette balistiche, le armi individuali e le apparecchiature radio del sistema Tetra che costituiscono i migliori strumenti che esistono sul mercato».
Chi ne fa parte «è fortemente motivato – sostiene Lombardi – e, nonostante i turni estenuanti e l’elevato rischio, le domande per entrare sono numerosissime, anche da parte di donne». Sono 7 infatti le poliziotte in forza all’Ispettorato che hanno scelto di fare gli “angeli custodi” di personalità istituzionali.
Oltre alla preparazione, allo spirito di osservazione e all’abilità a individuare potenziali minacce, gli operatori delle scorte «devono saper conciliare esigenze di discrezione e riservatezza e possedere ottime capacità di relazione con le personalità con cui lavorano a strettissimo contatto. Tutte queste qualità sono riconosciute anche a livello internazionale, un campo dove i nostri “body guard” si confrontano spesso con le realtà operative omologhe», conclude Lombardi con una punta d’orgoglio.
Valentina Pistillo

Ispettorato di ps Vaticano

Ruolo del tutto peculiare quello che ricopre l’Ispettorato di ps Vaticano, il cui compito principale è stabilito storicamente dai Patti Lateranensi, stipulati l’11 febbraio del 1929: garantire la sicurezza ravvicinata al Santo Padre, nel caso di spostamenti al di fuori dello Stato vaticano, da un confine all’altro della Penisola; vigilare su piazza San Pietro, il cui colonnato rappresenta il filtro e la striscia di confine tra due Stati. E ancora, vigilare sulla Basilica e sull’incolumità dei suoi visitatori, curandone il regolare afflusso e deflusso, soprattutto in occasione di eventi che richiamano numerosi pellegrini, mantenendo stretti contatti con la questura per un costante scambio di informazioni. Per convenzione la sorveglianza della piazza spetta all’Ispettorato, ma torna a essere affidata alla Gendarmeria vaticana negli eventi che vedono la presenza del Pontefice, durante i quali tuttavia la collaborazione rimane strettissima. Il passaggio fondamentale che ha segnato lo spartiacque percettibile nella modalità dei controlli è avvenuto con l’attentato delle Twin Towers del 2001: prima di quella data l’accesso alla Basilica era libero ma da allora in poi si è resa necessaria una maggiore capillarità che si è concretizzata con l’istituzione dei rapiscan, speciali metal detector permanenti su entrambi i lati del colonnato del Bernini. Attualmente sono circa 150 gli uomini che si occupano delle misure di sicurezza a via del Mascherino, coordinati da una Sala operativa attiva h24, punto nevralgico che dispone di un sistema di telecamere fisse che permettono di monitorare ogni angolo della piazza. Al piano terra del palazzo si trova l’ufficio immigrazione, dedicato ai passaporti e ai permessi di soggiorno dei dipendenti della Santa Sede. Un lavoro intenso e silenzioso quello che si svolge qui, spesso nell’ombra, perché dietro l’angolo potrebbe esserci di tutto: dal gesto di un folle a un’azione dimostrativa per attirare l’attenzione mediatica su una particolare vicenda. La parola d’ordine è prevenire qualsiasi azione del genere perché di fronte a un palcoscenico internazionale come questo, con gli occhi del mondo continuamente puntati, la guardia dev’essere sempre alta. Soprattutto in tempi come questi, in cui si è costretti a convivere con il terrorismo e il cuore della cristianità rappresenta uno dei luoghi-simbolo sorvegliati con maggiore attenzione. Il lavoro presso l’Ispettorato è un continuo banco di prova, perché dove si concentrano decine di migliaia di persone i rischi aumentano in maniera esponenziale, ma i controlli devono essere effettuati con discrezione, evitando di militarizzare quello che rimane soprattutto un luogo di culto. Oggi alla guida di questo importante e delicato Ufficio c’è per la prima volta una donna, Maria Rosaria Maiorino, che si dice orgogliosa di questo ruolo, anche in considerazione del particolare momento, segnato dal Giubileo della Misericordia, e onorata di essere in contatto con il Santo Padre.  
Cristina Di Lucente

03/05/2016