a cura di Cristina Di Lucente

Il ritorno di Montalbano

CONDIVIDI

pdn

Roma. Saranno i suoi modi decisi, sarà quello sguardo accattivante, il commissario più amato del piccolo schermo conferma ancora una volta il suo fascino intramontabile con un gran ritorno a distanza di tre anni. Basta dare un’occhiata allo share all’indomani della messa in onda su Rai1 del primo dei nuovi episodi della fiction televisiva Il commissario Montalbano, “Una faccenda delicata”, che ha raggiunto il 40% con 11 milioni di spettatori. Le nuove storie della serie tv, giunta alla decima stagione, sono state presentate in anteprima a Roma, nella sede Rai di viale Mazzini, con una conferenza stampa alla quale hanno partecipato gli attori protagonisti, il produttore Carlo Degli Esposti, il regista Alberto Sironi e i vertici Rai. Il cast non ha bisogno di presentazioni, a cominciare da Luca Zingaretti, volto e anima della trasposizione televisiva degli omonimi romanzi di Andrea Camilleri, che interpreta il poliziotto di Vigata in versione forse meno dura; Sonia Bergamasco, new entry per interpretare Livia, la storica fidanzata di Salvo. E come sempre, la preziosa cerchia dei collaboratori: Cesare Bocci, alias Mimì Augello, Peppino Mazzotta (Fazio) e Angelo Russo, il simpatico Catarella. Per il regista, Alberto Sironi, Montalbano costituisce sempre una nuova avventura che affronta con rinnovato entusiasmo: «Vado alla ricerca dei caratteri che la penna di Camilleri regala, uomini che vivono in un mondo borderline, fatto di personaggi apparentemente estremi e allo stesso tempo semplici, e cerco di renderli credibili agli spettatori». Perché tanto successo per una fiction che ogni volta buca lo schermo? È il produttore a rispondere: «Richiama l’identità sana degli italiani, l’Italia giusta;  Zingaretti ha dato una rappresentazione fedele dell’anima del personaggio, del suo senso di giustizia».

Non potevano mancare alla presentazione anche i rappresentanti della Polizia di Stato, quella in carne e ossa, che ha prestato il proprio contributo alla casa di produzione Palomar con una consulenza specialistica sui dialoghi a maggior contenuto poliziesco, oltre a una fattiva collaborazione per la realizzazione delle scene.


I valori dello sport

Roma. Uno dopo l’altro, si sono passati il testimone per spiegare quale fosse per loro il significato dello sport di cui sono rappresentanti, gli atleti delle Fiamme oro di cinque discipline: canottaggio, equitazione, scherma, difesa personale e vela. È stata l’aula Parisi della Scuola superiore di polizia, lo scorso 2 marzo, a ospitarli durante un convegno dedicato agli sport valoriali, alla presenza di un testimonial d’eccezione, Giuseppe Abbagnale, che insieme al fratello Carmine e al timoniere Giuseppe Di Capua, è entrato nella storia del canottaggio con il “due con” negli Anni ‘80 e ‘90. Un palmarès pieno d’oro per l’atleta azzurro, intervistato dal giornalista sportivo Stefano Barigelli di fronte ai commissari del 106° corso. L’atleta ha evidenziato l’assenza di cambiamenti significativi nel mondo dello sport dalle Olimpiadi di Seul ad oggi, per la mancanza di una cultura specifica in tal senso nel nostro Paese. «Spesso la fortuna di diventare campioni, per un giovane, è lasciata al caso o alla capacità, da parte delle società sportive, di individuare potenziali fuoriclasse», ha commentato l’ex canottiere. Sull’importanza di conservare un nome per tutta la vita grazie alle vittorie raggiunte, ha poi ricordato che in alcuni sport «la storia di un cognome non segue il miraggio dei soldi e per raccontare grandi vittorie è necessario un grande mentore, come lo è stato Giampiero Galeazzi per noi». Il tema centrale del dibattito si è poi sviluppato su quali principi lo sport debba essere in grado di trasmettere. La risposta si condensa in cinque principali elementi: il rispetto delle regole, l’impeg

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

04/04/2016