Cristiano Morabito
Se le due ruote vanno a... ruba
Interi o smontati come parti di ricambio, i veicoli a due ruote sono tra gli oggetti di furto più appetibili. Tutti i dati della Stradale su un fenomeno molto diffuso
Traffico, traffico e ancora traffico! Veri e propri fiumi di autovetture che, ogni giorno e soprattutto negli orari di punta, si riversano sulle strade delle nostre città e che ci impediscono di giungere a destinazione in tempo, se non uscendo da casa con un congruo e spesso “fantozziano” anticipo. La soluzione potrebbe essere quella di utilizzare i mezzi pubblici, ma le lunghe attese alle fermate, gli autobus stracolmi e gli scioperi che limitano la nostra libertà di movimento, ci fanno desistere dall’utilizzarli. E allora, qual è la soluzione per risparmiarci uno stress di prima mattina o al rientro serale dagli uffici, soprattutto per chi lavora nei centri storici delle metropoli italiane? Beh, è presto detto: le due ruote! Sì, certo, magari quando piove e fa molto freddo, muoversi su uno scooter potrebbe non sembrare la soluzione migliore, ma vogliamo mettere sulla bilancia il fatto di poter tagliare in due una città come Roma in poco più di venti minuti? E allora? Tutti dal primo concessionario o su Internet, per l’acquisto di un oggetto che cambierà le nostre abitudini e che, certamente, diminuirà lo stress da ingorgo; poi la ricerca di un casco, magari anche due non si sa mai, e poco dopo la domanda cruciale: e se dovessero rubarmelo? Il bloccasterzo della casa costruttrice basterà? Magari ci faccio montare un bel localizzatore satellitare... ma costa tanto! Così ci si rivolge a quello che, probabilmente, è ancora il deterrente migliore per i malintenzionati: una bella catena per legare lo scooter al primo palo disponibile.
Purtroppo è proprio così, il furto di veicoli a due ruote, o di parti di essi, è uno degli “sport” più praticati dalla malavita nel nostro Paese. E sono i dati statistici* forniti dal Servizio polizia stradale a confermarlo, anche se da un’analisi attenta sugli ultimi tre anni, il fenomeno sembrerebbe in netta diminuzione: nel 2015, rispetto all’anno precedente, i furti hanno subito un decremento di circa il 10% (- 5.264) e rispetto al 2013 di circa il 20% (- 9.946), con una diminuzione dei rinvenimenti di circa il 5% (- 1.236) nel 2015 rispetto al valore del 2014 e di circa il 10% (-2.446) rispetto a quello del 2013. Interessante è anche il confronto tra le diverse aree geografiche, dal quale risulta che le regioni più colpite sono quelle che ospitano le grandi città metropolitane (Campania, Lombardia, Sicilia e Lazio), mentre Basilicata, Molise e Valle D’Aosta sembrano essere delle “isole felici”. Se pensate di acquistare una dueruote, sarebbe meglio anche sapere quali sono i modelli più “richiesti” dal mercato illegale: tra i “cinquantini” al vertice della top-ten 2015 del furto ci sono l’Aprilia Scarabeo (3.042 rubati e 38% rinvenuti) e il Piaggio Liberty (2.363 e 29%), mentre tra gli “scooteroni” a farla da padroni sono l’Honda SH (7.979 rubati di cui il 33% ritrovati) e la classica Vespa Piaggio (2.332 e 28%).
Dati che danno la dimensione del fenomeno dei furti, ma anche di quello dei mezzi che, interi o smontati per ricavarne parti di ricambio, vengono ritrovati dalle forze dell’ordine, spesso in modo “casuale” perché utilizzati per commettere altri reati e in seguito abbandonati. Negli ultimi anni tuttavia, le attività investigative hanno evidenziato che le organizzazioni criminali, specie quelle dell’Est europeo, utilizzano Internet per il riciclaggio dei motoveicoli; un fenomeno che ha attirato l’attenzione delle polizie dell’area Schengen, con accordi di cooperazione stipulati proprio per arginare la situazione in ambito europeo. L’attività di riciclaggio vede l’Italia sia come Paese di transito di motoveicoli rubati in Europa (specie in Francia), sia come luogo d’origine dei traffici. Le nostre metropoli, infatti, finiscono per essere considerate dalle organizzazioni criminali composte soprattutto da soggetti dell’est europeo o da nordafricani, come fonti di approvvigionamento privilegiate. Il modus operandi è quello che viene definito “furto itinerante”: furgoni utilizzati sia come mezzo di trasporto in cui nascondere i motoveicoli rubati, sia come vere e proprie officine mobili pronte alla “cannibalizzazione”. I mezzi o parti di essi, quando non interessano il mercato illegale interno, raggiungono i Paesi di destinazione all’interno di furgoni diretti verso l’Europa dell’Est o il Nordafrica. I nostri confini terrestri, sono spesso utilizzati per raggiungere la Bielorussia e l’Ucraina, mentre dai porti dell’Adriatico salpano le navi che porteranno il materiale in Romania e Bulgaria; il Tirreno, invece, è la rotta preferita per i Paesi del Centro-Nordafrica.
Ma tra i motoveicoli rubati non ci sono solamente scooter e ciclomotori. Un’altra fetta della torta è rappresentata dalle moto di fascia più alta e di cilindrata maggiore, che vanno ad alimentare il “mercato” transnazionale. Qui tra le marche più appetibili del 2015, a fare la parte del leone troviamo BMW (760 rubate, di cui il 24% ritrovate), Ducati (526 furti e 21% ritrovamenti) e Kawasaki (518 furti e 23%ritrovamenti). Dai dati dei rinvenimenti si capisce come questo tipo di traffico garantisca quasi sempre un guadagno adeguato alle organizzazioni criminali, che si alimenta soprattutto grazie alla Rete su siti di vendita on line come www.usedauto.com.ua, www.auto.ria.ua, www.sevastopol.info, e www.motosale.com.ua. Recentemente il fenomeno dell’utilizzo del Web per il riciclaggio di parti di ricambio è stato riscontrato anche in Italia. L’attività di contrasto a tali fenomeni appare molto complessa, anche perché i Paesi di destinazione sono fuori dall’area Schengen, inoltre l’approvvigionamento diretto da parte delle organizzazioni criminali straniere non radicate sul nostro territorio, contribuisce a rendere difficile la loro individuazione.Tuttavia nel giugno del 2015, con il supporto del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia-Interpol, sono stati intrapresi accordi per avviare attività di scambi informativi e monitoraggio del fenomeno utili per supportare le indagini delle articolazioni territoriali. Un altro fenomeno è quello del riciclaggio attraverso la “containerizzazione”: motoveicoli che, rubati da gruppi criminali tunisini o marocchini nel nord Europa, stivati in container colmi di mercanzia varia sono diretti al mercato del Centro-Nordafrica, Tunisia e Marocco utilizzando i porti del Tirreno. Dunque, un fenomeno particolarmente esteso e che abbraccia gran parte del nostro Continente ma, come dimostrano i dati, in flessione negli ultimi anni. Certo, i metodi per rubare una dueruote sono vari e altrettanto lo sono i mercati in cui scooter o parti di essi vengono destinati. Resta da dire una sola cosa: cerchiamo almeno di rendere la vita difficile ai ladri legando bene il nostro scooter... e magari ricordandoci di togliere le chiavi dal cruscotto!