di Eleonora Cognigni*
Martiri senza nome
Un progetto della Scuola superiore di polizia ricostruisce l’eccidio delle Fosse Ardeatine e i metodi di identificazione delle vittime
A distanza di settantadue anni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine, tra le 335 vittime del massacro risultano ancora sette le salme non identificate. Cinque i corpi identificati dal Ris dell’Arma dei Carabinieri delle 12 salme risultate “ignote” al termine delle esumazioni svolte nel periodo immediatamente successivo alla strage (1944-1947).
Per questo ho promosso un progetto presso la Scuola superiore di Polizia, mentre frequentavo il corso, cercando di fare chiarezza sugli aspetti tuttora controversi ricostruendo la vicenda attraverso le testimonianze di personalità legate alla memoria dell’Eccidio e analizzando documenti inediti. Ne è nata un’interessante indagine che partendo dalla descrizione di una pagina drammatica della storia d’Italia giunge all’analisi dei metodi scientifici di identificazione attualmente disponibili. Ma il progetto è anche un omaggio ad Attilio Ascarelli e Ugo Sorrentino, che in un’epoca difficile, riuscirono rapidamente ed in maniera scientificamente corretta a identificare la gran parte delle vittime. Il progetto nasce per essere uno stimolo affinché si completi l’opera iniziata e si proceda ad ulteriori indagini per l’identificazione definitiva delle vittime ancora ignote.
Il prodotto finale è un video interattivo che conduce lo spettatore in un viaggio virtuale nella storia e nella scienza che lo porterà a scoprire aspetti della strage ancora poco conosciuti.
L’idea è nata dopo aver incontrato Rosetta Stame, presidente dell’Anfim (Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della Patria), i suoi ricordi personali e la sua preziosa testimonianza sono presenti nel video nella parte dedicata alle interviste. Oggi Rosetta è ancora in prima linea a difendere i diritti di chi ancora non ha un nome in quanto anche lei figlia di un antifascista trucidato alle Fosse Ardeatine, quando aveva solo sei anni. Continua con coraggio l’impegno della madre, Lucia Zauli, che insieme ad altre vedove, madri e orfani, crearono il “Comitato 320” per dare degna sepoltura ai cadaveri inizialmente individuati e prestare assistenza alle famiglie dei martiri rimaste prive di sostentamento.
La ricerca è iniziata qualche anno fa quando ero dottoranda di ricerca in medicina legale, malpractice e tossicologia forense presso l’istituto di medicina legale dell’università di Macerata. Il professore Mariano Cingolani mi incaricò di fare un inventario dei documenti donati da Attilio Ascarelli. Presso l’Istituto sono, infatti, conservati i documenti originali delle autopsie realizzate sulle 335 vittime del massacro, operazioni autoptiche fatte dal luglio al novembre del 1944. Una documentazione rimasta inesplorata fino al 1967 quando, a cinque anni dalla morte di Ascarelli, la figlia Silvana li ha donati all’Istituto di medicina legale dell’università di Macerata, in ricordo della collaborazione del padre con l’ateneo marchigiano. La curiosità iniziale lasciò il posto alla passione per quello che avevo sotto gli occhi.
L’inventario del materiale confluì poi in due volumi e in occasione della presentazione di tali volumi ebbi modo di incontrare Rosetta Stame e Raffaele Camposano, direttore dell’Ufficio storico della Polizia di Stato. Incontri che hanno stimolato l’interesse nel continuare ad approfondire gli aspetti controversi della strage.
Altra importante testimonianza contenuta nel video è quella al direttore del museo storico della Liberazione, Antonio Parisella. Il museo raccoglie una notevole quantità di documenti originali, cimeli, giornali, manifesti, volantini, scritti e materiali iconografici relativi all’occupazione nazista di Roma. Avendo sede negli stessi locali dell’edificio di via Tasso dove, durante l’occupazione di Roma, furono torturati oltre 2.000 antifascisti (molti dei quali fucilati a Forte Bravetta e alle Fosse Ardeatine), risulta esso stesso un documento storico. I particolareggiati racconti di Parisella hanno permesso di conoscere da vicino i sentimenti di chi è sopravvissuto a distanza di tempo all’evento e come si è giunti al ritrovamento dell’elenco originale dei detenuti del carcere Regina Coeli destinati alle Fosse Ardeatine.
Prezioso anche il contributo di Raffaele Camposano. Toccante e ricco di dettagli, il suo racconto ha chiarito quali fossero i rapporti tra la polizia italiana e le forze di occupazione tedesche. Dai documenti dell’epoca emergono, infatti, due volti della polizia italiana: quello collaborazionista del questore Pietro Caruso e del tenente Pietro Koch, i quali stilarono la lista dei soggetti da mandare al martirio; dall’altro lato il tenente Maurizio Giglio e il brigadiere Pietro Lungaro, trucidati dalla follia nazista a causa del loro coinvolgimento con la Resistenza partigiana.
A concludere le interviste la testimonianza di Mariano Cingolani che fornisce un contributo tecnico sul metodo di identificazione utilizzato all’epoca e sul processo di informatizzazione della documentazione originale conservata presso l’Istituto di medicina legale dell’università di Macerata. La terza e ultima parte del video è dedicata all’approfondimento dei protocolli applicati per portare a termine le indagini identificative, non dissimili da quelli ancora oggi applicati nei casi di disastri di massa. ϖ
*commissario Capo della Polizia di Stato
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Attilio Ascarelli: umanità e scienza
Vorrei esordire, innanzi tutto, affermando il sentimento di vera emozione che ho vissuto raccogliendo il materiale occorrente per la stesura della nota biografica, di quella bibliografica e di quella più propriamente medico-forense, relative alla figura, umana, scientifica e professionale di Attilio Ascarelli. Negli anni occupandomi delle ricerche relative alla sua biografia scoprivo un mondo a me sconosciuto, quello della Comunità ebraica romana di cui Ascarelli, come altri della sua famiglia, furono membri importanti e autorevoli. Mentre iniziavo a sfogliare l’archivio le pagine sembravano comunicarmi sempre nuove emozioni, sollecitando in me più l’uomo che non il medico-legale. Ho così affrontato la stesura prediligendo queste corde, piuttosto che quelle scientifiche, che erano divenute ai miei occhi, non più adeguate per rappresentarne il senso profondo e l’importanza.
Senza che possa sembrare esagerato, ho percepito sensazioni di partecipazione ed emozioni che non immaginavo neppure che quelle carte potessero suscitarmi. Alcune di esse – penso alla lista dattiloscritta delle vittime, con gli appunti vergati a penna in corrispondenza di ciascun nome a mò di spunta, ovvero alle copie della documentazione dell’archivio tedesco, in cui in poche parole manoscritte è raccolta la tragedia delle vicenda (Jude) – emanano ancora una forza emblematica alla quale, nonostante il tempo trascorso, risulta impossibile sottrarsi. Nel contempo ho iniziato a conoscere una figura, che prima era nella mia mente solo un nome inserito all’interno della lapide che nell’Istituto raccoglie la memoria di tutti coloro che insegnarono la medicina legale nell’ateneo di Macerata, che sempre più si delineava come non solo uno scienziato di rilievo, ma anche come un uomo di straordinarie virtù civiche e di profonda sensibilità e che per questo era doveroso fosse ricordato. Le indagini successive, che contengono, più crudamente, i verbali di esumazione dei martiri delle Fosse Ardeatine, operazioni che furono lucidamente progettate, efficientemente organizzate e magistralmente portate a termine da Attilio Ascarelli nel breve volgere di poco meno di due mesi nell’estate del 1944 e che consegnarono la quasi totalità dei corpi alla pietà dei propri congiunti, disegnano definitivamante la grandezza dell’uomo e dello scienziato forense con aspetti di modernità che appaiono sorprendenti.
Mariano Cingolani
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METODO ATTUALE DISASTER VICTIM IDENTIFICATION ––> LINEE GUIDA INTERPOL 2014
4 FASI
Scene: esame del sito, dei resti umani e degli oggetti
Post-mortem: esame dettagliato dei resti umani
––> team post mortem
Ante-mortem: raccolta di informazioni sulle persone scomparse ––> team ante mortem
Reconciliation: confronto fra i dati post mortem e quelli ante mortem ––> team di comparazione
SPECIALISTI
Patologi forensi, odontoiatri forensi, esperti in impronte dattiloscopiche, biologi forensi/genetisti, antropologi forensi, altri (fotografi, radiologi, investigatori, ecc.)
INTERPOL FORM per dati ante mortem e post mortem
dati sulla persona, dati sugli effetti personali, caratteristiche fisiche, dati su patologie o storia clinica, dati genetici, dati odontologici, informazioni di supporto, (appendix) DNA, (appendix) body sketch
METODI DI IDENTIFICAZIONE
PRIMARIO: arcate dentarie, impronte dattiloscopiche, DNA, (impianti medici contrassegnati da serie numeriche uniche)
SECONDARIO: descrizione personale, reperti medici,
tatuaggi, vestiti ed effetti personali