a cura di Cristina Di Lucente
Più "Smart" contro il bullismo
Brescia. La questura della provincia lombarda ha trovato un modo originale per dire no al cyberbullismo: due operatori sono giunti a bordo di una Smart con i colori d’istituto alla scuola Darfo 1, scelta non casuale dal momento che la city car, confiscata alla criminalità che la utilizzava per spacciare la droga fuori dalle scuole, è stata ora riconvertita allo scopo di promuovere la legalità tra i ragazzi. Oltre all’autovettura, i poliziotti sono ricorsi a un pallone che è passato di mano in mano da uno studente all’altro, tracciando fili immaginari di connessione, un percorso ideale per legarli in un’unica Rete: chi lo afferrava prendeva la parola, gli altri guardavano e ascoltavano. Con questo metodo, semplice e intuitivo, Domenico Geracitano, collaboratore capo della Polizia di Stato, e Nicoletta Di Maio, agente scelto, hanno riprodotto il mondo virtuale in quello reale. «Colui che usa Internet per fare del male a un altro non è il più forte, è l’anello più debole della Rete – ha spiegato il poliziotto, impegnato a 360° nelle campagne di educazione rivolte ai giovani, e ha aggiunto – il bullismo può essere sconfitto sia aiutando la vittima che educando il bullo a comprendere, recuperandolo a un corretto uso della propria quotidianità. Metaforicamente si può riportare un bullo sulla giusta strada, un po’ come abbiamo fatto con la nostra Smart». Il senso di questo incontro e di tutti i prossimi in programma nel territorio del capoluogo, è quello di far capire che attraverso la conoscenza si può essere più liberi ma soprattutto che si può costruire, tra le altre cose, parlando di Rete, anche una web reputation, eliminando tutto ciò che può essere considerato negativo. Non solo chi vede un bullo in azione può fare qualcosa, la stessa vittima di cyberbullismo è in grado di dimostrarsi più forte, parlando con gli adulti e appoggiandosi alla Polizia di Stato, pronta ad affiancare famiglie e scuole. «Quest’anno incontreremo 15mila ragazzi allo scopo di far capire loro che il poliziotto è un amico» ha concluso Geracitano. Imparare a utilizzare la tecnologia in modo costruttivo, per informare ed educare: è questo il lavoro che le forze dell’ordine portano avanti con le campagne di legalità nelle scuole, coinvolgendo anche l’associazione genitori, perché collaborando tutto diventa più
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