Elisabetta Mancini*

Più solidali e consapevoli

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Un progetto aiuterà gli operatori della Stradale e della Ferroviaria a un approccio più vicino alle vittime degli incidenti e ai loro familiari

Incidente stradale

Come prepararsi a suonare un campanello che cambierà, in un attimo e per sempre, la vita di una famiglia a cui viene portata la notizia di un evento mortale? Come aiutare un genitore che non riesce neanche a riconoscere il corpo di un figlio tanto grande è il dolore che sta provando? Come gestire il senso di colpa del familiare di chi si è suicidato sotto ad un treno? Come alleviare la solitudine delle vittime mantenendo con loro un rapporto che le tenga informate dell’evoluzione (anche giudiziaria) della vicenda dopo l’evento tragico?
A queste e ad altre domande vogliono rispondere le linee guida di un progetto il cui nome si richiama a Chirone che nella mitologia greca era il migliore dei Centauri, medico ed educatore. L’idea di garantire una sensibilità adeguata ai bisogni della contemporaneità ispira il manuale (in apertura la copertina) volto a formare operatori di polizia, sempre pronti a soccorrere il prossimo anche a rischio della propria vita, con un più attento e consapevole approccio alle vittime degli incidenti sulle strade e sui binari. Un progetto che è già visto la partenza di alcuni corsi di formazione e che ne prevederà altri rivolti ad operatori che, una volta formati, saranno formatori a loro volta presso i rispettivi uffici e reparti.
A ispirare le linee guida del manuale il racconto di tante vicende dolorose, vissute da poliziotti e vittime, e che hanno l’obiettivo di costruire, anche e soprattutto dagli errori, una solidarietà più autentica e consapevole.
Un progetto nato anche dall’ascolto del racconto di un padre, Stefano Guarnieri, che ha perso il figlio di 17 anni ucciso da un conducente ubriaco e drogato lungo una strada di Firenze. Una vita spezzata che però continua a vivere grazie ad un’associazione che da cinque anni lavora per la cultura della sicurezza stradale e la prevenzione degli incidenti, contro i pericoli della rassegnazione e dell’indolenza. Nel descrivere il suo dolore, quel padre mi aveva fatto capire, solo apparentemente banali, possano essere importanti in momenti tanto drammatici: piccole cose, come una parola di conforto o un lenzuolo che coprisse tutto il corpo di Lorenzo sull’asfalto, invece di lasciar fuori quelle scarpe da ginnastica che da padre non era ancora pronto a vedere. Quelle parole mi sono risuonate nella testa, aggiungendosi alla sofferenza letta negli occhi di tanti operatori che, nel raccontarmi le storie vissute sulla strada nel rilevare gli incidenti e prestare soccorso, si attardavano in particolari (un peluche sporco di sangue, un cane che, sopravvissuto, sta fermo davanti al corpo senza vita del padrone, l’orologio in macchina bloccato all’ora in cui si è interrotta la vita) che sono rimasti come sofferenza incancellabile nella loro memoria.
Da quel disagio constatato durante la mia attività come funzionario della Stradale prima e del

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01/02/2016