Anacleto Flori

Un mondo di libri

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La prima volta di Poliziamoderna, come espositore, a Più libri più liberi. Siamo una nuova frontiera o più semplicemente degli intrusi? Sulla nostra presenza e sull'importanza dell'editoria indipendente abbiamo sentito il parere di Fabio Del Giudic

Un mondo di libri

Da oggi anche noi all’interno del nostro piccolo ma accogliente stand, potremo cantare “ed io tra di voi... che non parlo mai...” così come faceva Charles Aznavour qualche lustro fa. E se lo chansonnier francese era l’intruso tra una coppia di amanti, forse anche Poliziamoderna lo è rispetto alle decine e decine di case editrici presenti a Più libri più liberi, fiera della media e piccola editoria giunta alla sua XIV edizione. È vero che proprio quest’anno abbiamo pubblicato un libro tutto nostro (C’era un ragazzo che come me, raccolta dei racconti vincitori della IV edizione del concorso Narratori in divisa, aperto anche agli studenti delle scuole superiori) e che per questo siamo diventati un editore a tutti gli effetti. Ed è vero anche che si tratta di un libro particolarmente “virtuoso” ( il ricavato servirà a finanziare il Piano Marco Valerio a favore dei figli dei dipendenti della Polizia di Stato affetti da gravi patologie) però l’idea di stare accanto a stand che ospitano alcuni pezzi di storia dell’editoria italiana come Sellerio o Editore Riuniti, solo per citarne due, ci fa un certo effetto... Per sapere se la nostra presenza in fiera sia da considersi un’eccezione isolata, un’intrusione bella e buona o una nuova frontiera, abbiamo incontrato il deus ex machina di Più libri più liberi Fabio Del Giudice. «È indubbio che la presenza di stand istituzionali in una manifestazione come questa – spiega il presidente della fiera – viene percepita con un po’ di freddezza dagli operatori del settore perché rappresenta qualcosa di eterogeneo rispetto al contesto generale della nostra manifestazione. A ben vedere, però, alla fine ci sono più punti di contatto che distanze: Più libri più liberi nasce come vetrina della piccola e media editoria e come tale punta a intercettare quei pezzi di mercato che i grandi gruppi editoriali lasciano scoperti. In quest’ottica Poliziamoderna e le pubblicazioni della Polizia di Stato, coincidono perfettamente con il nostro progetto e i prodotti editoriali che voi porterete in fiera incontreranno sicuramente un pubblico interessato proprio a quel tipo di offerta. Ed è questa la caratteristica della nostra manifestazione: il pubblico dei lettori, e in genere dei visitatori, sa che qui da noi riuscirà a trovare una pubblicazione che andrà a soddisfare il suo interesse, qualunque esso sia.
A proposito di piccola e media editoria, come decidete chi può rientrare in questa categoria e chi no?
Alcune regole le stabiliamo noi, altre sono frutto di una sorta di autocoscienza degli editori stessi. Nel primo caso, a parte alcuni limiti formali come l’ammontare del fatturato, attualmente fissato a 18 milioni di euro, l’elemento fondamentale è quello di dare spazio alle case editrici che non possono sfruttare la forza commerciale di un grande editore. Per cui qualunque marchio, anche piccolo, che però fa parte di un gruppo editoriale come Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli o altri , e che gode di questa forza in fase di distribuzione, non può più essere considerato un piccolo o medio editore. L’editoria indipendente, infatti, per quanto riguarda il processo distributivo è costretta a far leva soltanto sulle proprie capacità, ed è questo aspetto a fare la differenza. In passato ci sono stati casi di piccoli, prestigiosi marchi che hanno dovuto cedere una minima quota a un grande gruppo editoriale e che per questo, purtroppo, sono stati esclusi dalla fiera. Sicuramente dal punto di vista culturale erano, e sono rimasti, indipendenti, ma per l’aspetto commerciale erano entrati di fatto a par parte della grande catena distributiva e promozionale, assumendo pertanto una posizione di vantaggio rispetto agli editori indipendenti “puri”. Non sono poi mancati casi di marchi che, a un certo punto, hanno detto di non sentirsi più piccoli e pertanto si sono “tirati fuori” da soli dalla categoria. Forse per essere più precisi, bisognerebbe parlare di editori indipendenti piuttosto che di piccoli o medi.
Allora la nostra rubrica Libri, è perfettamente in linea con l’essenza della fiera, dal momento che, invece di recensire l’ultimo best seller, preferiamo puntare sulle novità poco conosciute?
Questa è esattamente la chiave di lettura da cui nasce l’esigenza di organizzare una manifestazione nazionale come è Più libri più liberi, l’unica al mondo a essere esclusivamente dedicata all’editoria indipendente. È anche vero però, che non è scritto da nessuna parte che il piccolo editore è bello e che quello grande è per forza commerciale: entrambi pubblicano, allo stesso modo, capolavori e schifezze. Il problema nasce dalla forza che si ha sul mercato: è evidente che nella comunicazione e nel marketing i grandi marchi, rispetto a quelli piccoli, hanno il sopravvento nelle relazioni con redattori e critici. Per questo è importante e auspicabile la presenza di testate, come la vostra, che decidono, visto che il campo dei best seller è ampiamente coperto, di puntare i riflettori su quella parte di editoria che rischia di rimanere nell’ombra. Inoltre, dopo un periodo in cui si era un po’ perso il senso di appartenenza degli editori indipendenti, la recente fusione Mondadori-Rizzoli, sembra aver risvegliato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza dell’ “altra editoria” , altrettanto qualificata e qualificante, in grado di dare vita a una ricercata varietà di prodotti editoriali. Ma per tornare al discorso di Poliziamoderna e dei degli intrusi, mi piace sottolineare come una fiera come la nostra sia proprio la casa della diversità, in cui, tanto per fare un esempio, a fianco allo stand delle edizioni Paoline, con le suore che vendono libri, è possibile trovare quello di Sensibili alle foglie con Renato Curcio che firma alcune copie. La cosa bella è che per tutta la durata della fiera, attraverso l’offerta degli editori indipendenti, noi abbiamo l’opportunità di parlare di qualunque cosa. Grazie a Poliziamoderna parleremo quindi di sicurezza e legalità, ma anche del rapporto tra studenti e polizia, tra padri e figli: il libro diventa così lo strumento per aprire in continuazione nuove finestre sulla nostra società.
Finora abbiamo parlato di libri, com’è invece la situazione degli e-book? Dalla Fiera di Francoforte non sono arrivati dati incoraggianti...
In effetti tutti gli addetti ai lavori si aspettavano, dopo il boom iniziale, una battuta d’arresto. I dati che arrivano dagli Usa, ci dicono che oggi i libri in formato elettronico coprono il 30% del mercato complessivo, mentre in Italia e nel resto d’Europa, che però scontano un ritardo di 2-3 anni rispetto al mondo anglosassone, raggiungono appena il 5% del volume di vendite. Ci aspettiamo ancora una leggera crescita e poi una definitiva stabilizzazione, anche perchè contrariamente a quello che si poteva pensare, i cosiddetti nativi digitali non leggono esclusivamente gli e-book, ma sanno usare meglio la versatilità del doppio strumento: sanno cosa leggere in e-book e cosa in cartaceo. Di positivo c’è che l’offerta è in continua crescita, e quasi tutte le nuove edizioni escono nel doppio formato, dando così una maggior possibilità di scelta al lettore.
Visto che in occasione di fiere e festival si acquistano più libri, non converebbe organizzarne di più?
È innegabile che iniziative come queste aumentano le vendite dei libri. È come se comprarli nel corso di questi eventi fosse diverso dal comprali in libreria. Questo è ancor più vero per una fiera come Più libri più liberi , dove il 20% dei libri esposti si trova anche in libreria, mentre per il restante 80% si tratta di volumi che difficilmente il lettore riesce a trovare fuori da qui. È un aspetto che contribuisce a determinare il successo di iniziative come questa, che sarebbe fondamentale poter moltiplicare in tutta Italia. Purtroppo ci scontriamo con un ostacolo insormontabile: tutte le fiere del libro, anche quelle internazionali, non riescono, dal punto di vista economico, ad autofinanziarsi. Se sei bravo, riesci a coprire al massimo il 50% delle spese. Anche perché, nel nostro caso, rivolgendoci a piccoli editori, cerchiamo di mantenere bassi i costi di partecipazione per consentire a tutti di essere presenti in fiera. È una scelta sacrosanta, ma che ogni anno ci costringe a fare i salti mortali per trovare i finanziamenti necessari e pensare alla prossima edizione. 

01/12/2015