Annalisa Bucchieri e Cristiano Morabito

Punti di Vista

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Tutti i segreti e i retroscena dei dodici scatti d'autore realizzati da Massimo Sestini

Punti di Vista

«Riuscire a modificare il proprio punto di vista, nella vita come nel lavoro, costituisce un esercizio prezioso che regala a chi lo compie una visione nuova delle cose, sempre istruttiva, e in qualche caso persino sorprendente».
Con queste parole del capo della Polizia Alessandro Pansa si apre il Calendario 2016 della Polizia di Stato: 12 scatti affidati al grande fotografo toscano Massimo Sestini che segue il filone dei “calendari d’autore”.
Non è semplice ideare un calendario istituzionale cercando di non cadere nello scontato e, soprattutto, senza ripetersi: i soggetti sono sempre gli stessi, ma la capacità di mostrarli sotto una luce diversa è ciò che distingue un elenco dei giorni da appendere sul muro di un ufficio da una vera e propria opera d’arte.
Ed è proprio questa la filosofia che ha spinto Massimo Sestini nel rileggere la Polizia di Stato da un punto di vista diverso da quello usuale. Sarebbe riduttivo dire che si tratta di semplici “foto dall’alto o aeree”, perché sebbene a una prima lettura così potrebbe sembrare, se si guarda bene ci si accorge che sono scatti effettuati con una prospettiva perfettamente perpendicolare. Usando un termine scientifico, potremmo dire che si tratta di un calendario “zenitale”. «In realtà – ci racconta il fotografo – si tratta di scatti effettuati lavorando su una pianta ortogonale (sia dall’alto che dal basso, ndr)».
Un’idea che si è sviluppata dalla passione per la fotografia aerea, della quale Massimo Sestini ha fatto una vera e propria arte e che, ultimamente, gli è valsa uno dei “World Press Photo Award 2015”, il premio più ambito dai fotografi di mezzo mondo, con lo scatto “zenitale” del barcone stracolmo di migranti del giugno 2014 a 20 miglia dalla costa libica. La passione per il volo, ha portato Sestini a scattare fotografie memorabili usando un’attrezzatura all’avanguardia che gli permette di sporgersi dai velivoli in posizioni impossibili da mantenere per chi avesse un minimo di paura dell’altitudine. Così sono nati scatti che resteranno nella storia, come quello della Costa Concordia adagiata su un fianco al largo dell’isola del Giglio, i vagoni del “rapido 904” sventrati dall’esplosione, per finire lì dove tutto è cominciato: la fiat Croma di Giovanni Falcone dilaniata dalla bomba di Capaci: «Sì, è vero. Quella è stata la mia “prima volta”. Dato che la zona era off limits ed arrivarci via terra sarebbe stato impossibile, noleggiai un piccolo aereo per sorvolare la zona dell’attentato, convinto che dall’alto si potessero cogliere particolari che, con una normale fotografia al livello del suolo, non si vedono. E da lì è iniziata questa passione per la foto dall’alto, una passione che ho coltivato e studiato, fino ad arrivare a ciò di cui stiamo parlando oggi. Ho realizzato foto per molti calendari, anche delle forze dell’ordine. Quest’anno mi sono detto che visto il rapporto di stima e amicizia che ho da sempre con la polizia (sono varie anche le copertine di Poliziamoderna che portano la firma di Sestini, ndr), avrei voluto fare qualcosa che avrebbe lasciato veramente il segno. Vorrei che si dicesse “questa cosa non si è mai vista prima in un calendario”. Dato che si tratta di fare 12 foto, quindi non un video né un servizio fotografico da decine di scatti, lavorare in pianta ortogonale (dall’alto e dal basso) avrebbe creato un effetto estremamente grafico, quasi fosse un quadro. L’obiettivo, comunque, era fare quello che finora non è stato realizzato da nessuno, unico nel suo genere».
I soggetti dei 12 mesi sono i poliziotti, colti durante il loro lavoro, ma da una prospettiva inedita. Protagonista è però anche l’Italia, poiché le location scelte sono proprio quelle del nostro Paese e, cosa più importante, facilmente riconoscibili anche senza una didascalia che identifichi il luogo o il reparto. Con una semplice frase che potrebbe apparire scontata ma che rende esattamente l’idea, si potrebbe dire che le foto del Calendario 2016 “parlano da sole”, come dei veri e propri quadri dai quali scaturisce il fascino delle nostre città e di luoghi dal paesaggio unico al mondo: «Ho cercato di contestualizzarlo valorizzando il più possibile le bellezze del nostro Paese. Oltre ai luoghi riconoscibili, in molte foto ci sono anche dei particolari infinitesimali che, se analizzati con attenzione, rivelano che siamo in Italia. Come nella fotografia scattata a Napoli (mese di novembre, ndr) dove c’è una chiesa con la cupola gialla e verde: tra le automobili che si intravedono, se ne scorge una con la porta aperta che viene spinta da cinque persone. Cosa tipicamente italiana. È un particolare che non vedrà nessuno, ma come quello ce ne molti nelle altre foto. La bellezza è una cosa che mi ha notevolmente affascinato nella prefazione del capo della Polizia, perché ha interpretato esattamente la filosofia che mi ha spinto a realizzare questo calendario: far vedere le stesse cose da un punto di vista diverso, che possono far intuire tutto quello che non avresti potuto capire dal punto di vista classico. Io lo vedo come un ulteriore sintomo di rinnovamento. Scegliere le 12 foto tra centinaia di scatti non è stato semplice. Le abbiamo selezionate insieme al prefetto Pansa che ha agito con grande cognizione di causa, scartando quelle fotografie che non sarebbero state adatte a rappresentare un’Istituzione come la Polizia di Stato o che si sarebbero potute interpretare in maniera errata».
Dunque, un calendario che punta diretto a stupire chi se lo trova di fronte e che nell’era del fotoritocco portato all’estremo, è costituito da fotografie “nude e crude” che non hanno conosciuto l’ormai consueto passaggio attraverso Photoshop. E le foto del 2016 stupiscono e incuriosiscono: chi non si è chiesto come siano state realizzate? Ed è proprio Sestini a svelarci il segreto celato dietro gli scatti e anche qualche curiosità sui reportage effettuati dagli elicotteri del Servizio aereo, durante “missioni di servizio”, e non solo, perché a uno sguardo attento ci si accorge che alcune fotografie non sono state prese dall’alto, ma dalla prospettiva diametralmente opposta (febbraio) o addirittura in un elemento completamente diverso dall’aria (marzo): «A volte mi trovo ad assumere pose da vero e proprio funambolo da circo perché il risultato dello scatto sia quello che mi sono prefissato. Sono sempre assicurato con una cima, ma assumendo delle posizioni quasi da acrobata tendo a dondolare soprattutto se c’è molto vento in quota, ma anche per il movimento dell’elicottero. Quella mano che si intravede nelle foto di backstage e che mi tiene da dietro, mi aiuta a trovare stabilità. Se le mie fotografie hanno avuto questa resa, lo devo soprattutto alla bravura dei piloti. Ricordiamoci che lassù c’è sempre vento e quindi sono di vitale importanza bravura e professionalità di chi ha tra le mani la cloche, inoltre con i ragazzi con cui ho lavorato non sono poche le volte che ho potuto dire “buona la prima” anche in condizioni atmosferiche difficili. Una curiosità tecnica: in quelle condizioni, la maggior parte delle fotografie scattate con un potente teleobiettivo vengono sfocate. Non ne capivamo il perché, ma poi lo abbiamo scoperto… L’elicottero ha il tubo di scarico sotto le pale del rotore principale e quando si compie un “overing” l’aria calda del motore si proietta esattamente sotto la pancia del velivolo creando un vero e proprio flusso di nebbia che, con un obiettivo potente che già di per sé schiaccia la prospettiva, dà quell’effetto di sfocatura. Quindi, a tutte le difficoltà che possono presentarsi durante una fotografia aerea, abbiamo dovuto sommare anche questa. Abbiamo risolto il problema non “fermandoci” in verticale sui soggetti da fotografare, ma scattando in movimento, in modo tale da evitare la bolla di calore».
Ma per la realizzazione delle tavole che oggi sono sotto i nostri occhi è fondamentale anche lo studio a tavolino dello scatto che si andrà a realizzare, a iniziare dagli orari migliori e dalle condizioni meteo ideali, nonché dalla presenza di una “regia” da terra: «Ci sono state volte in cui abbiamo avuto la possibilità di programmare le uscite – prosegue il fotografo – come a Firenze quando ci siamo mossi alle 7,30 del mattino per fare lo scatto in piazza della Signoria senza ombre e senza passanti. Il problema non è mai stata l’ombra dell’elicottero, perché eravamo abbastanza alti e quindi risultava fuori dal campo di scatto. Per altre foto, ad esempio quella della banda a Castro Pretorio (Gennaio), invece avevamo proprio bisogno del sole per proiettare le ombre. In quest’ultimo caso, lo confesso, è stata anche un po’ un colpo di fortuna perché se non ci fosse stato il sole avremmo comunque fatto la fotografia, ma la resa sarebbe stata certamente diversa. Sono sempre in contatto con qualcuno sotto di me che mi fornisca informazioni e a cui dare disposizioni su come posizionarsi per lo scatto. Ad esempio, per la foto sul cavalcavia (luglio) ero in contatto con le Volanti e con i cavalieri (aprile) per fargli assumere la giusta posizione nel momento in cui gli saremmo passati sopra. Una delle fotografie più difficili è stata quella del Giro d’Italia (maggio), perché lungo il percorso c’erano molti ostacoli visivi come alberi, tralicci o ombre sbagliate e io cercavo uno scatto significativo come quello della Banda: con le ombre dei ciclisti che pedalano mi piacevano veramente tanto! E se questa fotografia è riuscita lo devo soprattutto al costante contatto tenuto con i motociclisti della Stradale che scortano gli atleti del Giro».
Ci sono, però, anche fotografie che non seguono il “fil rouge zenitale” o aereo del Calendario 2016 e che, tecnicamente parlando, se ne distaccano nettamente. E, come ci confessa Massimo Sestini, sono anche forse quelle in cui si è più divertito nel realizzarle: «Ho passato quasi mezz’ora in una buca scavata nella neve per lo scatto di febbraio con il cane antivalanga (febbraio), ma devo dire che la “sofferenza” patita per il freddo è stata ben ripagata dal risultato dell’unica fotografia fatta dalla prospettiva opposta del “nadir”. Ma lo scatto per la cui realizzazione mi sono divertito di più è quello in cui appare subito lampante che non sia stato fatto da un elicottero (marzo: i subacquei, ndr). Immergermi in acqua per me è un po’ come volare, perché anche lì sotto si fluttua così come in aria. Sono subacqueo da tanti anni, ma solo per “diritto di cronaca”, perché non ho mai fatto immersioni “di piacere”. Sì, ho dovuto imparare ad andare sott’acqua con le bombole proprio in vista della necessità di dover documentare qualcosa accaduto proprio in quell’elemento».
Dunque, un calendario che ci accompagnerà per tutto il 2016 e che sicuramente troverà spazio sia appeso alle nostre pareti che, nella versione più piccola, sulle nostre scrivanie, dandoci un “punto di vista diverso” della Polizia di Stato. Bellezza e operatività.
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Un aiuto concreto
È al Programma di protezione dei bambini in Sud Sudan che saranno devoluti gli introiti dalla vendita del Calendario della Polizia di Stato 2016: continua infatti per il sedicesimo anno la collaborazione solidale con l’Unicef.
Sono ormai due anni che la regione africana è dilaniata da scontri tra fazioni rivali che sono sfociati in atroci violenze etniche, se a questo si aggiunge la crisi economica e la conseguente scarsa disponibilità del cibo non è difficile capire perché è iniziato un vero e proprio esodo di massa. Oltre 546.200 persone sono fuggite in Paesi confinanti, quasi 2 milioni sono sfollati all’interno della loro nazione e la maggior parte di essi sono donne e bambini molti dei quali separati dai propri genitori. La situazione è tragica: più di 235mila bambini sono affetti da malnutrizione acuta; la bassa copertura delle vaccinazioni e gli scarsi servizi igienico-sanitari li stanno esponendo al rischio di epidemie di polio, morbillo, colera; circa 400mila sono stati costretti ad abbandonare la scuola; per i bambini, ma specialmente per le femmine, è altissimo il rischio di subire violenze di genere come quelle sessuali, domestiche, le molestie o i matrimoni combinati. Inoltre più di 12mila sono usati per i combattimenti dalle diverse fazioni. Gli interventi dell’Unicef verranno indirizzati al settore idrico e igienico-sanitario, medico, nutrizionale, di protezione e di istruzione e cercheranno di raggiungere il milione e 700mila di bambini più vulnerabili. In particolare il contributo proveniente dal Calendario alimenterà gli interventi di protezione dei bambini sfollati, in particolare i servizi di identificazione dei minori non accompagnati e successivo ricongiungimento alle famiglie di origine, registrazione alla nascita, protezione dalla violenza e istruzione di base.
Chiara Distratis
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Un occhio privilegiato dall’alto
A bordo degli elicotteri dei Reparti volo Massimo Sestini, per realizzare il calendario, ha scelto l’operatività dei reparti e delle specialità che ci accompagneranno per tutto il 2016. Due dei piloti che lo hanno aiutato a scegliere alcune location raccontano la loro esperienza: «Di solito puntiamo lo sguardo sul territorio e su questioni che destano l’attenzione degli operatori. Lui, invece, cercava di fissare un dettaglio della nostra attività», racconta Coriolano Conte, pilota dell’XI Reparto volo di Pescara. «Un grande fotografo riesce ad apprezzare quei particolari che per noi elicotteristi invece appaiono normali». «La difficoltà era tra mantenere l’inclinazione esatta dell’elicottero e muoversi lentamente in alto e in basso – continua Conte – per impedire che il rotore respingesse in basso i gas di scarico e le foto venissero offuscate». «In volo Massimo ci ha dato qualche grattacapo – sorride il pilota – si sporgeva troppo e aveva sempre richieste particolari. Abbiamo cercato di assecondarlo rispettando sempre le norme di sicurezza. Insieme facevamo le ricognizioni dei luoghi. Mentre lui studiava la realtà territoriale noi svolgevamo i nostri voli programmati».
Una bella avventura anche per l’equipaggio comandato da Ariela Turchi, del V Reparto volo di Reggio Calabria: «Di Sestini mi ha sorpreso anche la competenza per quanto riguarda mezzi aerei ed elicotteri». Ariela Turchi, che aveva già lavorato in altre occasioni con il fotografo, sottolineando la puntigliosità e la perfezione del professionista che ha coinvolto il suo equipaggio in ricognizioni molto accurate, rammenta un episodio avvenuto qualche anno fa sulla spiaggia di Viareggio per una foto che è diventata poi la copertina di Poliziamoderna di luglio 2006: «Volavamo sopra il lido, gremito di persone, la domenica mattina. Probabilmente qualcuno voleva lanciarci un messaggio, ha preso un bastone e ha iniziato a scrivere sulla sabbia per attirare la nostra attenzione».
Valentina Pistillo

01/12/2015