Luigi Lucchetti*

Killer in camice bianco

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Gli Angeli della Morte approfittando della presenza delle vittime sul luogo di lavoro, compiono i loro crimini rimanendo insospettabili

Killer in camice bianco

Se pensiamo a un killer seriale l’immagine che si presenta ai nostri occhi è quella di un assassino che si muove freneticamente a caccia delle sue prede per ucciderle a caldo, oppure occultarle in qualche luogo isolato dove poi farne scempio a piacimento.
I cosiddetti “Angeli della Morte” sono assassini seriali che non hanno la necessità di scomodarsi per aggredire le loro vittime perché le hanno a disposizione in quello che è il loro abituale habitat lavorativo, e che dovrebbe rappresentare per persone vulnerabili un posto assolutamente sicuro dove ricevere il massimo dell’assistenza e della cura: l’ambiente sanitario in generale e in particolare quello ospedaliero. Tale contesto si caratterizza per la relazione che si instaura tra due o più soggetti in cui taluno si trova nelle condizioni di dover essere accudito (paziente, portatore di handicap, invalido, minore o anziano non autosufficiente ecc.), mentre qualcun altro svolge il ruolo accudente di assistenza e/o cura (medico, infermiere, baby-sitter, assistente domiciliare, fisioterapista ecc.). Quest’ultima figura, in rari ma non eccezionali casi, a un certo punto del suo percorso professionale smette i panni del salvatore per indossare quelli del boia ma senza la necessità di calzare il cappuccio, sopprimendo vittime immediatamente a portata di mano, e quasi sempre già gravemente malate o in fase terminale, rendendo molto difficile sospettare che la loro morte sia stata determinata da cause non naturali. Il modus opera

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01/10/2015