a cura di Valentina Pistillo

Criminalità organizzata. Operazione Columbus

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Criminalità organizzata. Operazione Columbus

Cucinavano proprio a modo loro, nel ristorante sito in 108th Street, nel Queens, a New York, Gregorio Gigliotti, suo figlio Angelo e la moglie Eleonora Lucia. Una “pizza connection” ma di stampo ‘ndranghetista, vicina alla cosca degli Alvaro, dove l’insospettabile titolare della pizzeria “Cucino a modo mio” era anche comproprietario di una società di import-export nel settore alimentare. Ma nei barattoli di manioca e frutta tropicale viaggiava la cocaina. Secondo l’accusa, il locale era di copertura: una vera centrale operativa per un vasto traffico di stupefacenti tra l’America, il Costa Rica, l’Europa e l’Italia. Gli investigatori sospettano che Gigliotti e i suoi complici erano implicati anche nel sequestro a Rotterdam, nel novembre scorso, di 3 tonnellate di cocaina. Uno dei più grandi carichi mai sequestrati nella storia del narcotraffico. All’alba dell’ 8 maggio la Polizia di Stato, eseguendo un decreto di fermo, disposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha arrestato i 13 componenti dell’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di droga. “Columbus”, il nome in codice dell’operazione che ha visto impegnati, in un lavoro di squadra, investigatori del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, guidati da Renato Cortese, e agenti dell’ Fbi a New York e dell’Homeland security investigations (Hsi). “Zio Gregorio”, come era chiamato il ristoratore nelle intercettazioni, non solo era in contatto con le famiglie mafiose newyorkesi e i narcos del centro e sudamerica ma «disponeva - come ha spiegato il procuratore aggiunto del tribunale di Reggio Calabria Nicola Gratteri (nella foto della confer

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01/06/2015