Federico Dell�Aquila

Il cuore oltre l'asticella

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Il cuore oltre l�asticella

Dopo Michael Tumi, Silvano Chesani. A due anni di distanza dal bronzo europeo dello sprinter cremisi, le Fiamme oro confermano la grande tradizione nell’atletica leggera cogliendo una medaglia ancora più preziosa con il suo saltatore in alto. Unico nazionale al maschile a salire sul podio, l’8 marzo scorso Chesani si è laureato vicecampione continentale, esattamente 32 anni dopo il bronzo di un altro altista della Polizia di Stato, l’ex primatista italiano Massimo Di Giorgio. Complimenti al nostro atleta, bravissimo a schivare le insidie di una qualificazione infinita, con 27 atleti a giocarsi un posto tra i primi otto. «In qualificazione ho speso molto dal punto di vista mentale. Essendo in tanti, per passare era necessario saltare alto e fare meno errori possibile. A ciò si aggiunga che il turno iniziale è durato quasi quattro ore. Un’eternità. Sono stato concentrato, cercando di non sprecare energie».

Superato lo scoglio delle qualificazioni del sabato, domenica c’era la finale. In che condizioni sei arrivato?
«In queste occasioni il pericolo è di arrivare scarichi perché appagati per la qualificazione acquisita. Altro rischio è di immaginarsi la finale mille volte, svuotandosi mentalmente. Sono riuscito, invece, a staccare completamente tra i due turni, ricreando le giuste tensioni nel momento in cui serviva». Una gara emozionante, con Chesani che ci ha fatto tremare alla quota di 2.24 metri, superati alla terza prova, ma che poi ha reagito da vero campione con i 2,28 metri e i 2,31 saltati al secondo tentativo. Per poco non arrivava anche l’oro, considerato che il russo Tsyplakov ha vinto con la stessa misura di 2,31, valicata però alla prima prova. «L’aver saltato quanto il vincito

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01/04/2015