Annalisa Bucchieri
Una vita senza posa
Il re dei paparazzi, Rino Barillari racconta il suo lato nascosto di fotografo di cronaca nera e dei suoi tanti amici poliziotti
«Questo mestiere si fa per passione, non per soldi». Ci tiene subito a precisare, prima di iniziare l’intervista, Rino Barillari il fotografo della Dolce vita, il re delle foto rubate ai vip, per tutti The King of paparazzi. Settant’anni compiuti a febbraio, non conosce la parola riposo né tantomeno pensione. «Ho fatto tardi ieri sera per fotografare il backstage dell’inseguimento a Corso Vittorio dell’ultimo film di James Bond – racconta mentre sorseggia all’una il caffè del risveglio – Poi sono andato al Santo Spirito per seguire i feriti di una rissa. Ora devo portare qualche foto della nottata a Il Messaggero». Ebbene sì, ancora lavora, nonostante sia uno ben quotato dai collezionisti e potrebbe campare di rendita. «La mia foto di Papa Wojtyla che gioca a bocce è stata comprata per 1.500 euro, naturalmente autografata, all’asta di beneficienza organizzata dalla questura dell’Aquila lo scorso anno in occasione dell’anniversario del terremoto». Con la Polizia di Stato, infatti, Barillari ha un rapporto stretto. Sebbene sia noto ai più per aver immortalato in 54 anni di carriera le grandi star e i vip del pianeta durante le loro “vacanze romane” – da Peter O’Toole (che gli ruppe il naso decretandone la fama) a Silvester Stallone, da un insolito Pierce Brosnan che mangia gli spaghetti a un timidissimo Woody Allen, da Anita Ekberg nella Fontana di Trevi a Sharon Stone a via Condotti – The King ha fatto tanta cronaca nera, condividendo la dura vita di strada con i poliziotti durante gli Anni di Piombo, le gesta criminali della Banda della Magliana e i sequestri di persona.
Una Roma sicuramente diversa da quella verso la quale, a soli 15 anni, Rino decise di scappare con un amico lasciando la Calabria. Come ci racconta lui stesso con vena nostalgica,