Katia Giammaria*
Camomilla, ma non solo
Chieti è ancora un centro a misura d'uomo anche se la crisi economica inizia a mordere e i furti nelle case tengono alta l'attenzione della questura
L’antica Teate che la leggenda vuole fondata da Achille, è Chieti città della camomilla. Questo è il giudizio che insegue l’antica Teate da quando, nel marzo del 1926, Alberto Mario Perbellini, inviato del Resto del Carlino a Chieti, dove in Corte di Assise si svolse il processo agli assassini di Giacomo Matteotti (furono condannati solo a 5 anni 11 mesi e 20 giorni di reclusione), volle descriverla come un centro tranquillo. Un marchio, oggi travisato e abusato, per bollare la città come priva di iniziative, che vive solamente dello struscio serale e si chiude in una sorta di coprifuoco dopo le 20. Ma non è così.
Chieti, dall’aria e dall’acqua buona, anche oggi è città certamente tra quelle da considerare a misura d’uomo, effettivamente tranquilla ma non apatica, esigente ma non rassegnata a un progressivo debordare della più vivace e chiassosa Pescara. Facciamo un po’ di storia.
Su una collina a 330 metri è una delle città più antiche d’Italia, forse la più antica, con le sue tante chiese (22), dalla cattedrale di San Giustino, consacrata su edifici preesistenti nel 1069, alla chiesa di San Francesco fondata nel 1239. Fiori all’occhiello sono il museo archeologico nazionale d’Abruzzo “La Civitella”, che illustra la storia dell’archeologia teatina con reperti del III e II secolo aC, e il teatro Marrucino, una Scala in miniatura.
La leggenda vuole Chieti fondata nel 1181 aC dal più grande e combattivo eroe che la mitologia ricordi, Achille, in onore della madre Teti; la storia invece documenta che i Romani la chiamavano Teate Marrucinorum, capitale dei Marrucini, popolo bellicoso che combattè contro Roma fino a diventare suo fedele alleato. Nel 91 aC Chieti contava 60mila abitanti, più di quelli di oggi, poco più di 52mila. Fu distrutta dalle ordate dei barbari. Ma si risollevò ogni volta. Riconquistò il suo ruolo di città preminente con i Longobardi che la fecero Gastaldato del dominio regio. Fu distrutta da Pipino il breve ma ancora una volta si risollevò e nel 1094 fu dichiarata capitale degli Abruzzi.
Ma cavalcando avanti negli anni, a passi di secoli, Chieti nel 1539 diede i natali a padre Alessandro Valignano, il gesuita missionario che operò la più grande evangelizzazione del Giappone. Ed è proprio nel Seicento che la città assume la conformazione urbanistica attuale, molto ben voluta dal potere ecclesiastico per il quale costruì diversi edifici tra cui la torre arcivescovile.
E tagliando ancora capitoli di storia, dove Teate e i suoi cittadini ebbero sempre la forza di risollevarsi da tragiche pestilenze e domini stranieri, si arriva ai tempi che nei libri di storia vengono appellati moderni, alla Unità d’Italia che