Annalisa Bucchieri

Quelle che... la divisa

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In un Paese come l’Italia dove il tasso di occupazione femminile rimane tra i più bassi d’Europa e il gap retributivo rispetto ai colleghi uomini troppo alto, mentre troppo bassa è ancora la percentuale rosa di accesso alle posizioni dirigenziali, le donne nella Polizia di Stato costituiscono una presenza consolidata e in crescita, seppur lenta. Da 15 anni a questa parte sono più che raddoppiate, passando da 6.791 nel 1990 alle ben 15mila di oggi, un aumento del 120% , che risalta ancor più rispetto alla crescita di sole 2mila presenze degli uomini nello stesso arco di tempo (nel 1990 circa 84mila e oggi 86.306). E ciò nonostante il concorso per l’ingresso da agente nella Polizia di Stato abbia penalizzato un pò le ragazze prevedendo come requisito di partecipazione la ferma breve del servizio militare.
Ma il dato più interessante riguarda la progressione in carriera: le poliziotte, mediamente più studiose e ambiziose, raggiungono posizioni di responsabilità sempre più frequentemente. La forbice tra uomini e donne, più ampia nei ruoli per gli agenti e sovrintendenti, si restringe man mano che si sale la scala gerarchica (a fronte di 1.325 commissari ci sono 741 “commissarie”). Con grande ostinazione si sono conquistate spazi in ambiti tradizionalmente maschili, non solo in sella a una moto della Stradale ma anche a dirigere l’Uacv, l’Unità analisi crimini violenti, a comandare 100 sommozzatori uomini del Cnes di La Spezia, a incunearsi nel santuario per eccellenza, quello del Nocs, a pilotare un elicottero come a mettere le mani nel suo motore, a seguire la dura vita della sezione Catturandi. Anche per attività non operative e nei ruoli tecnici il loro ingresso ha fatto cambiare passo alla Polizia di Stato: quasi la metà dei sanitari e dei medici porta la gonna sotto il camice, molte le esperte informatiche del Web che affrontano tra le fila della polizia dai casi di pedopornografia alle truffe on line fino agli attacchi hacker terroristici. Tante sono mamme e, forse, questo rappresenta al contempo sia una fatica che una marcia in più.
Poliziamoderna dedica la copertina e l’apertura di questo numero alle poliziotte, un modo per celebrare l’8 marzo e le lotte per la conquista di pari opportunità. Nel 1960, primo tra tutte le forze dell’ordine, l’allora Corpo delle guardie di pubblica sicurezza permise l’ingresso al personale femminile che si sarebbe occupato dei reati commessi o subiti da donne e minori. Molto è cambiato da allora, ma le donne in divisa sono in continua evoluzione. 

01/03/2015