Maria Teresa Zonca*

Orgogliosa di essere Aosta

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Isola felice del Nord-Ovest, oggi anche l'antica colonia Augusta è alle prese con il fenomeno dell'uso di alcol tra i giovani e con la microcriminalità transnazionale. Il ruolo svolto dalla questura e dalle comunità locali

Orgogliosa di essere Aosta

Ci sono luoghi in cui il tempo scorre più lentamente, e non è detto sia un male. Qui, tra le montagne dell’estremo Nord-Ovest, i ritmi hanno ben poco del frenetico. Aosta è una piccola città, ma non chiamatela provincia, perché è ambiziosa. E molto. Intanto indossa con orgoglio chiare ed evidenti tracce di storia. Fondata dai Romani nel 25 aC non era che una colonia. Venne chiamata Augusta Praetoria Salassorum, in onore dell’imperatore Augusto, che qui sconfisse i Salassi e che qui inviò tremila soldati delle corti pretoriane. Dall’Arco di Augusto, simbolo di accesso all’antica città, alle mura, dalle torri alle porte di accesso, fino allo splendore del Teatro romano e dell’antico Foro, ancora oggi qui la storia la si può toccare con mano.
Respirare atmosfere d’altri tempi non è impossibile in una città come questa. In fondo, fino agli Anni ’60, Aosta, oggi 35mila abitanti, aveva le dimensioni di un paesino di campagna. E anche se nel tempo lo sviluppo edilizio, talvolta disordinato, ha cambiato il volto di questo luogo che metropoli non sarà mai, ci sono ancora angoli in cui l’aspetto più genuino esonda quasi sin dentro le mura. Non ci sono molte città in Italia in cui imbattersi in mucche al pascolo. Qui accade, in quel fazzoletto di prato di Via Federico Chabod, a due passi da Piazza Chanoux, costeggiato da palazzi in tipico stile Anni ’70. Oppure nei prati del Montfleury, in quella Via Piccolo San Bernardo prolungamento naturale di Corso Battaglione, laddove ha sede la questura. Un tempo, in quell’area c’erano prati, e una polveriera militare, e qualche cascina. Aosta, per centinaia e centinaia di anni, è stata una cittadina soltanto dentro le mura. È lì, dentro le mura appunto, che si svolge ancora oggi buona parte della vita politico-amministrativa della città che, all’inizio, abbiamo definito ambiziosa. Aosta è capoluogo di regione, è città di confine, è luogo di montagna, di neve, di climi a volte aspri. È meta di turisti. Ma è anche terra di immigrazione, cominciata decenni fa, dopo le guerre. Qui si veniva a cercar lavoro in quell’imponente acciaieria, la Cogne, che aveva avuto persino l’ardore di realizzare fuori le mura un intero quartiere per i suoi operai, impiegati, dirigenti. E qui si arrivava, dal Veneto prima, dalla Calabria poi, sino ai flussi prima dal Maghreb, poi da Romania ed Albania. Aosta, piccola, ma frastagliata nelle sue abitudini, è vissuta da gente orgogliosamente semplice. Ed è in questo contesto che si colloca la questura. Capoluogo di regione, abbiamo detto. Ma non di una regione qualunque. La Valle d’Aosta, 74 Comuni e poco meno di 130mila abitanti, è Regione autonoma ed è l’unica ad avere un inno, Montagnes Valdôtaines. E qui si riscontra anche una particolarità in relazione al coordinamento delle forze di polizia. La Valle d’Aosta è l’unica regione in cui è assente la figura professionale del prefetto. Le funzioni prefettizie sono affidate al presidente della Regione. «Questo aspetto viene visto un po’ con curiosità un po’ con sospetto – dice il q

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01/02/2015