A cura del Centro nazionale di specializzazione e perfezionamento nel tiro Nettuno

Le norme di sicurezza nell'uso delle armi

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PER L'OPERATORE DELLA POLIZIA DI STATO

Le norme di sicurezza nell�uso delle armi

1. Premessa
La Polizia di Stato da sempre investe nella formazione del personale e particolare attenzione viene posta nel fornirgli le competenze necessarie per intervenire facendo uso delle armi, quale soluzione estrema e solo nei casi eccezionali previsti dalla vigente normativa. Queste competenze vengono acquisite con la conoscenza degli aspetti giuridici connessi e attraverso un’adeguata attività addestrativa, in modo che l’operatore possa modulare efficacemente il proprio intervento in funzione delle molteplici varianti esistenti in un contesto operativo.
Disporre di armi implica obblighi e doveri non solo etici e morali, per questo nel percorso formativo di un operatore di Polizia risultano particolarmente importanti le norme di sicurezza, che dovranno essere sempre tenute presenti ogni qualvolta si entrerà in relazione con un’arma, situazione che si verifica non solo quando si ha la disponibilità materiale di un’arma, ma anche quando si è nel possibile campo d’azione di questa.
Ma cosa intendiamo dire quando parliamo di norme di sicurezza?
Per prima cosa definiamo il significato dei due termini. La norma è costituita da precetti, principi generali, regole o modelli di condotta che prescrivono o disciplinano il comportamento da osservare in casi ipotizzati. Per sicurezza, si intende invece quella condizione che consente di prevenire, eliminare o rendere meno gravi danni, pericoli o difficoltà. Per quanto riguarda le armi, quindi, le norme di sicurezza sono tutti quei comportamenti da porre in essere affinché:

  • non si metta a repentaglio l’incolumità propria o altrui;
  • non si provochino danni;
  • non si generi uno stato di pericolo o di allarme;
  • possa realizzarsi l’utilizzo dell’arma senza pregiudicarne il funzionamento o l’efficacia.

Le armi di per sé non sono pericolose, non provocano danni o allarmi, essendo degli oggetti metallici inanimati. Solo il loro utilizzo in maniera scorretta e non rispettosa delle norme di sicurezza, da parte di un soggetto attivo, può concretizzare uno stato di pericolo che potrebbe cagionare danni, anche irreparabili, a persone, a cose o rendere inefficace l’arma stessa.
Il necessario bagaglio di esperienze, competenze e conoscenze, viene acquisito dall’operatore di Polizia, sia nella fase iniziale che in quella avanzata dell’addestramento, attraverso l’azione educativa dell’istruttore di tiro.
Appare chiaro come una mera elencazione delle norme di sicurezza non possa necessariamente comprendere tutte le circostanze in cui si rischia di realizzare una violazione delle stesse. Né tanto meno è possibile fare riferimento alla prudenza ed al buonsenso che risultano essere solo dei termini indefiniti se non contestualizzati e adeguatamente supportati da un patrimonio di conoscenze e di esperienze.
Pertanto, prima di passare all’elencazione delle norme di sicurezza, appare opportuno fornire una serie di elementi che aiutino a riconoscere proprio queste circostanze.
Si può comprendere la necessità di dover rispettare specifiche norme di sicurezza attraverso alcuni particolari aspetti, quali la vigente normativa, la presenza mentale, il rapporto con le armi, la loro conoscenza e l’addestramento.

1.1 LA VIGENTE NORMATIVA
La vigente normativa indica in maniera chiara ed esplicita una serie di comportamenti da tenere per non violare le norme di sicurezza.
Ad esempio:
l’art. 53 del cp indica quando e come si è legittimati – sempre e solo come “extrema ratio” – a far uso delle armi;
il dpr 359/91, all’art. 6, impone una serie di comportamenti, riferiti alla custodia, alla manutenzione, al maneggio, all’addestramento, alla riconsegna dell’armamento individuale e di reparto, ecc.;
i regolamenti d’uso dei poligoni forniscono una serie di prescrizioni quali il maneggio delle armi, l’uso di armi e di munizioni, il microambiente, le modalità di tiro,ecc.;
la circolare per l’addestramento al tiro fissa una serie di indicazioni riguardo i dispositivi di protezione (cuffie, tappi e occhiali), le risorse umane e materiali da impiegare in addestramento, il “report” dell’attività, l’addestramento e le abilitazioni all’uso delle armi, ecc;
le disposizioni per gli alloggi di servizio vietano in maniera categorica il porto delle armi all’interno di camerate e ambienti comuni, mentre quelle per il carico e lo scarico delle armi negli uffici individuano luoghi e modalità opportune anche attraverso l’uso di appositi dispositivi.

1.2 LA PRESENZA MENTALE
La generica raccomandazione di prestare attenzione quando si maneggia, si impugna o si imbraccia un’arma non è sufficiente. È assolutamente necessario che l’operatore abbia una costante “presenza mentale”.
Ma cosa intendiamo con questo termine?
Presenza mentale significa avere l’esatta percezione di che cosa stiamo facendo, con la consapevolezza degli effetti che provochiamo con il nostro operato.
Ad esempio – evitando di abbassare la soglia dell’attenzione anche per azioni che compiamo di “routine” – bisogna sempre conoscere:
in che condizioni è l’arma (carica/scarica/pronta al fuoco/in sicura/con o senza caricatore/cane armato/cane abbattuto/otturatore bloccato in apertura/otturatore chiuso);
dove stiamo posizionando il dito indice (fuori dal grilletto/sul grilletto);
ove indirizziamo il vivo di volata (luogo idoneo/persone/riparo);
le conseguenze poste in essere da nostri movimenti, azioni o omissioni.

1.3 IL RAPPORTO CON LE AR

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01/01/2015