Luigi Lucchetti*

Io ce la farò

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Ci si libera dalle sofferenze vissute durante l’infanzia? Un esperimento dell’Università della California ha testato la capacità di resilienza su 698 neonati fino ai loro primi trent’anni

Io ce la farò

Avere due genitori divorziati in grave e cronica conflittualità fra loro può compromettere lo sviluppo positivo della propria vita? Trascorrere l’infanzia con un padre violento e maltrattante renderà necessariamente il figlio simile al genitore? E se un bambino viene abusato sessualmente in famiglia diventerà a sua volta abusante in casa o fuori? Vivere una situazione di vita limite come la guerra in atto in Palestina o in Siria, o la devastazione di un terremoto come quello dell’Aquila (vedi foto) vuol dire necessariamente rimanere gravemente segnati per sempre? Essere portatori di una condizione di disabilità destina ad essere impediti di integrarsi nella società? Fino a un recente passato era scontato dare una risposta sfavorevolmente affermativa a queste domande, così da farle apparire addirittura retoriche e comportarsi conseguentemente, tanto che i bambini e gli adulti traumatizzati da una qualche situazione difficile – e quindi di fatto “sfortunati” rispetto a chi godeva invece di un corso esistenziale normale – si “arrangiavano” come potevano. Ognuno di essi continuava a soffrire, molti restavano invalidati con ferite – invisibili agli occhi – cronicamente aperte, e per loro la nostra bontà prevedeva l’elargizione di più o meno sincere parole di consolazione e, possibilmente, di qualche forma di ristoro economico.

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01/11/2014