Valentina Pistillo

S-balli sintetici

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Il mondo delle smart drug, sempre più diffuse tra i giovani, è in continua evoluzione. Le nuove sostanze chimiche analizzate dalla scientifica

S-balli sintetici

Hanno nomi e confezioni dai colori accattivanti come “N-joy”,“Orange”, “Hurricane”, “Spice”, “Fire” . Provengono prevalentemente dalla Cina e alcune di esse sono simili alle spezie o a miscele di erbe. Si possono fumare, sniffare o inalare.
Si comprano in Rete e vengono recapitate comodamente a casa, ma c’è la possibilità di acquistarle anche in erboristeria, sotto forma di deodoranti, sali da bagno e incensi per l’ambiente. Le nuove sostanze che vanno di moda tra i ragazzi si chiamano smart o spice drug: sono cannabinoidi sintetici e alcune repliche chimiche dei catinoni (vedi schede a cura della polizia scientifica a pag. 15), dagli effetti simili alla cocaina, ma che durano di più. Come il mefedrone, che dal 2009 ha assunto crescente popolarità e diffusione soprattutto nelle discoteche e in ambienti omosessuali. Per anni sfuggito ai controlli, perché commercializzato come fertilizzante, è stato in seguito collegato a casi di morte tra i giovani, anche grazie a forum e blog dedicati, dove i ragazzi si scambiavano impressioni e sensazioni dopo aver consumato la sostanza. Il vero allarme, da qualche tempo, è costituito da numerose sostanze psicoattive di origine sintetica, prodotti di cui ancora non si conoscono a fondo le caratteristiche e i rischi per la salute.
I nuovi stupefacenti, detti anche party pills, o pillole ricreative e nei Paesi anglofoni legal highs, sono “droghe furbe” (appunto smart): sostanze permesse dalla legge che producono l’effetto delle droghe illegali, in quanto, pur non essendo vietate, perché eludono le tabelle legislative italiane che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti, sono comunque provviste di effetti stimolanti-eccitanti che le rendono simili alle droghe. Effettivamente le spice compaiono sui mercati europei a ritmi vertiginosi, e impongono nuove sfide ai governi. Nella maggior parte dell’Europa il commercio delle nuove droghe è assolutamente libero su Internet o negli smart shop. La particolarità che impedisce di tenere sotto controllo il fenomeno è che le molecole, essendo poco conosciute e cambiando spesso forma, colore e gusto per essere commercializzate, non danno il tempo di essere riconosciute e tabellate. Man mano che si registrano i casi di intossicazione, si scoprono nuovi mix sintetici che vengono analizzati nei laboratori degli ospedali. Sono quasi 700 le molecole e i composti isolati a livello internazionale, ma ne sono state catalogati solo 500 e l’aspetto più inquietante del fenomeno è che si possono reperire facilmente su siti web con nomi diversi. In Italia, tra le novità dell’attuale normativa, troviamo 5 nuove tabelle per la distinzione delle sostanze: la prima e la terza raggruppano le droghe pesanti, la seconda e la quarta quelle leggere e la quinta comprende invece i medicinali. Tra le droghe leggere, inoltre, sono state inserite tutte le cannabis, senza distinzione tra “ indica”, “sativa”, “ruderalis” o “ibride” e sono state collocate tutte le droghe sintetiche riconducibili al tetraidrocannabinolo (Thc) – principale principio attivo della cannabis – nella tabella I, quella delle droghe pesanti.
Eppure, se confrontiamo le statistiche, a fronte di ingenti tonnellate di cocaina e cannabis sequestrate, le quantità di sostanze sintetiche ritrovate sono trascurabili. Basti pensare che in una città come Roma la parte del leone la fanno ancora le droghe “sempreverdi”, con due tonnellate e mezzo sequestrate dalla Squadra mobile nel 2013, contro poco più di un etto di altre sostanze psicotrope. I numeri concordano anche a livello nazionale: tra gli adolescenti, secondo i dati relativi al 2013-2014 (primo semestre) del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri, cannabis e cocaina rimangono rimangono le preferite, con un lieve calo negli ultimi anni della “dama bianca”. Nella relazione al Parlamento, l’Italia si colloca al 12° posto, rispetto ad altri Paesi europei, per uso di Cannabinacee tra i minorenni, mentre 3 studenti italiani su 4, tra i 15 e i 19 anni, dichiarano di avere fatto uso di droghe almeno una volta nella vita. Per procurarsi emozioni ed euforia i giovani “si sballano” anche con le cosiddette “droghe da strada”, una moda nata negli Usa ma diffusa anche tra i nostri adolescenti: farmaci e sostanze che si reperiscono a casa come sostituti a buon mercato delle droghe vere e proprie. Sniffare solventi come l’acetone o farmaci come l’Oki, iniettarsi in vena colliri anticolinergici a base di atropina, assumere sciroppi per la tosse contenenti destrometorfano o ricorrere ad ansiolitici come il Rivotril da assumere con alcolici, sono solo tentativi “di sballo” dagli effetti ugualmente devastanti. Tra il 2011 e il 2014, nelle Marche e nel Friuli Venezia Giulia, sono stati registrati ben 11 casi di ragazzi intossicati da ingestione di datura stramonium, o erba del diavolo, che cresce nei terreni incolti, i cui principi attivi, alcaloidi come la scopolamina e la iosciamina, sono potenti allucinogeni.

Come è cambiato il mercato
Le designer drug sono in espansione e non è facile stargli dietro. Il loro commercio è in mano alle organizzazioni criminali straniere, molte delle quali cinesi e dei Paesi dell’Est, oltre che del Belgio, dell’Olanda e della Polonia. La difficoltà nei sequestri deriva dal fatto che cambiano le modalità dello spaccio rispetto alle vecchie droghe: «Il pusher è sempre più giovane di età – spiega Maria Carla Bocchino, direttore della Divisione analisi del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato – e viene reclutato dalla criminalità organizzata prevalentemente nelle scuole secondarie di primo grado. Stiamo parlando di ragazzini dagli 11 ai 13 anni, incensurati, che per la legge italiana non sono imputabili». Anche il modo di “piazzare” la merce è insolito: lo spacciatore consegna qualche dose o pasticca a un ragazzo, spesso incensurato, che ne tiene un paio per sé. Spesso le divide con la ragazza e gli amici ed il resto lo piazza in discoteca, a scuola, allo stadio, al rave party.

Effetti e conseguenze
Tra i consumatori abituali di cannabinoidi sintetici e catinoni si crea quasi sempre una dipendenza psicologica. «Gli effetti psichiatrici sono gravi – spiega Alessandro Vento, medico della Asl Roma C e psichiatra dell’Osservatorio sulle dipendenze e sui disturbi psichici – tra i quali insonnia, ansia, irritabilità e aggressività; nei casi più gravi pensieri persistenti di tipo ossessivo e gravi forme di depressione fino a sfociare addirittura nel suicidio». Questo spiega l’allarme scattato in tutta Italia: giovani che affollano posti di pronto soccorso, SerT (Servizi per le tossicodipendenze) e centri Ceis, onlus nate per il recupero e la riabilitazione delle persone schiave delle dipendenze. «Il loro contenuto di “Thc”, il principio attivo della cannabis, precisa Alessandro Vento, è dalle 10 alle 30 volte superiore rispetto a quello della sostanza tradizionale e, in dosi minime, provoca sintomi psicotici e attacchi di panico. Quando qualcuno arriva in ospedale in uno stato di agitazione psicomotoria e non si sa quale sostanza ha assunto, fondamentale, per bloccare il paziente, è l’approccio di tipo relazionale. Nei casi più gravi – conclude lo psichiatra – operiamo a stretto contatto con le forze dell’ordine, per il contenimento di tipo meccanico, fermando gli arti e facendo attenzione a non comprimere il torace, poiché si può innescare una fatale aritmia cardiaca». Le nuove droghe sono veri e propri mix chimici, con effetti spesso letali, indipendentemente dalla quantità assunta, che hanno incrementato del 42% il mercato nero delle farmacie on line.

Chi è il consumatore di oggi?
Dai dati del Dipartimento politiche antidroga emerge che il primo approccio con le droghe è stimato intorno ai 13 anni. Poi ci sono i cosiddetti “policonsumatori”, un esercito di 100mila giovani che ingurgitano contemporaneamente alcol e più sostanze psicotrope. Ma perché nei fine settimana ci si “cala” di brutto? Per la spasmodica ricerca delle sensazioni di benessere, innanzitutto. «Quando ingaggiamo comportamenti di questo tipo – continua Vento – aumenta la quantità di dopamina, un neurotrasmettitore che si produce nell’encefalo in risposta agli stimoli piacevoli, che passa nel nucleus accumbens, il corpo striato, una delle aree del cervello associate ai meccanismi del piacere». Più che dalle droghe spesso si crea la dipendenza da uno stile di vita, privo di contenuti etici e morali. I prezzi stracciati, poi, mirano ad attrarre fasce di consumatori prima escluse. «Il problema delle smart drug, specie se assunte collettivamente – afferma Anna Maria Giannini, professore ordinario presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza – è che non si conoscono gli effetti, ma chi le prende vuole alterarsi e con piacere accede a questa deriva comportamentale, salvo poi a trovarsi di fronte a conseguenze gravissime. Le nuove generazioni, inoltre – conclude Anna Maria Giannini – hanno serissime difficoltà a sviluppare rapporti interpersonali non sostenuti da un’alterazione, per cui ritengono che per socializzare è indispensabile bere o assumere sostanze. Ma tutto questo comporta un altro rischio: in un rito di gruppo ci si “sballa” con quello che capita, al buio. Perché, per dirlo con un’espressione di spavalderia, coniugata dai giovani stessi,“ci si sente più fighi”. Si assume la droga che gira, per esempio, sabato sera alla festa in discoteca o secondo quello che si trova al momento sulla Rete, leggendone magari gli effetti on line».

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LE NUOVE SOSTANZE PSICOATTIVE (NSP)
a cura del Servizio polizia scientifica

Si immagina spesso il tecnico della polizia scientifica intento ad analizzare una polvere beige che sembra eroina, uno spinello contenente tabacco e marijuana, unapolverina bianca identificata come cocaina. La realtà è ben differente. In effetti, la diffusione di sempre più nuove sostanze, sia naturali che di sintesi, che vengono continuamente introdotte nel mercato clandestino, comporta una sfida costante per i “poliziotti in camice bianco”: devono frequentemente confrontarsi con principi attivi poco conosciuti e spesso non facilmente identificabili, nonché con la comparsa di numerose molecole, le NSP, le Nuove sostanze psicoattive, dalle proprietà farmacologiche e tossicologiche molto pericolose per i loro effetti sulla salute. Questo problema interessa tutto il mondo, Italia compresa. Le Nazioni Unite, attraverso l’Organismo internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) e l’Ufficio per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), e l’Unione europea, attraverso l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCCDA) stanno monitorando la situazione con molta attenzione, in quanto il loro uso viene considerato una pericolosa minaccia per la salute pubblica. Il fenomeno è in continua evoluzione soprattutto a causa dell’introduzione nel mercato illecito di nuove molecole non ancora inserite nelle tabelle di Legge e pertanto non soggette a sanzione penale. Inoltre, tali sostanze sono reperibili, praticamente in via esclusiva, attraverso siti web facilmente accessibili e possono arrivare a destinazione in sole 48 ore tramite corriere postale. Tra le NSP più conosciute e utilizzate abbiamo cannabinoidi sintetici, catinoni sintetici, fenetilammine, amfetamine e molecole di varia natura. Vediamole descritte di seguito in dettaglio.

Cannabinoidi sintetici
(JWH-018, JWH-073,JWH-250 ecc)

I cannabinoidi sintetici appartengono a una famiglia di molecole funzionalmente simili al delta-9 tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo della pianta di cannabis. Recentemente i cannabinoidi sintetitici sono stati identificati in diverse miscele di erbe da fumare o in incensi e profumatori ambientali. Un tipico esempio è rappresentato dalle spice (Bonzai, MMM, Blaze), sebbene successivamente a queste siano comparsi sul mercato molti altri prodotti dalle caratteristiche simili. Le molecole dei cannabinoidi sintetici possono trovarsi allo stato solido oleoso. Le miscele di erbe essiccate, che vengono commercializzate e che costituiscono il supporto inerte, sono solitamente confezionate in bustine di alluminio e addizionate a uno o più cannabinoidi sintetici, aggiunti a queste ultime attraverso un processo di mescolamento e conseguente assorbimento per vaporizzazione. Spesso sulla confezione viene dichiarato un contenuto diverso da quello realmente presente. In alcuni Stati membri dell’Unione Europea tali principi attivi sono stati già inseriti nelle liste delle sostanze sottoposte a controllo. In data 7 aprile 2010 in Italia il ministro della Salute ha emanato, d’intesa con il Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri, una ordinanza che prevede il divieto di fabbricazione, importazione e immissione sul mercato e il divieto di commercio (compresa la vendita on line) dei prodotti denominati spice e delle loro relative presentazioni commerciali, vendute come miscele aromatizzanti. (1)

Catinoni sintetici (Mefedrone, 4-MEC, MDPV ecc)
I catinoni sintetici sono molecole sintetizzate in laboratorio, analoghi strutturali del catinone, una molecola naturale presente nella pianta del Khat (Catha edulis) avente azione psico-stimolante. Possono definirsi “parenti stretti” della famiglia delle amfetamine, alla quale appartiene anche l’ecstasy. I catinoni vengono commercializzati in compresse di vari colori e forme, in capsule, in polvere o cristalli, come sali da bagno o fertilizzanti per piante. In tali prodotti, spesso i catinoni presenti sono più di uno e/o vengono associati ad altre sostanze psicoattive. Tra i più frequenti abbiamo il mefedrone, il 4-metiletcatinone (4-MEC) e il 3,4-metilendiossipirovalerone (MDPV). Il catinone sintetico più noto è proprio il mefedrone. Si presenta sotto forma di polvere o di compresse e viene generalmente ingerito o sniffato. Viene venduto su Internet come fertilizzante per le piante, etichettato come “non per uso umano” e promosso come droga ricreazionale. Gli effetti clinici più comunemente riportati sono: ansia, ridotta capacità di concentrazione e della memoria a breve termine, irritazione della mucosa nasale, cefalea, tachicardia, ipertensione, iperidrosi, midriasi (dilatazione della pupilla), trisma (contrattura involontaria della mandibola), bruxismo (digrignamento involontario dei denti), allucinazioni, grave agitazione psicomotoria e aggressività, convulsioni. Per molti dei catinoni sintetici, identificati anche sul territorio italiano, non sono disponibili dati completi relativi alle caratteristiche farmacologiche e tossicologiche, al preciso meccanismo d’azione e ai possibili effetti tossici. Tuttavia, la clinica di presentazione non è distinguibile dagli effetti acuti da MDMA o da cocaina. (1)

Fenetilamine
Le fenetilamine rappresentano una classe di molecole ad azione psicoattiva e stimolante piuttosto ampia che include anche l’amfetamina, la metamfetamina e la 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA, anche nota come ecstasy). La serie NBOMe, con diversi esempi recentemente apparsi sul mercato delle droghe, sono fenetilamine che presentano l’atomo di azoto sostituito con un gruppo 2-metossibenzilico. Tali variazioni strutturali conferiscono alle fenetilamine effetti che variano dall’azione stimolante a effetti di tipo allucinogeno. Le fenetilamine vengono commercializzate in compresse di vari colori e forme, in capsule, in polvere o in cristalli. Da segnalare che sono stati registrati in Italia numerosi sequestri di fenetilammine della serie NBOMe sotto forma di francobolli, i cosiddetti blotters, formulazione tipica degli allucinogeni a elevata potenza.

Attività della sezione indagini sulle droghe
La Sezione indagini sulle droghe del Servizio polizia scientifica svolge attività di supporto alla polizia giudiziaria e ai Gabinetti regionali e interregionali della polizia scientifica, eseguendo analisi finalizzate alla qualificazione e quantificazione dei principi attivi delle sostanze stupefacenti. Le analisi chimiche vengono effettuate attraverso tecniche cromatografiche, liquido/gas e utilizzando rivelatori specifici di vario tipo per le sostanze organiche. La Sezione è suddivisa in tre aree: droghe sintetiche, droghe naturali e area metodologie analitiche. Le analisi chimiche vengono effettuate su richiesta dell’autorità giudiziaria per le esigenze connesse ai procedimenti penali. In ambito internazionale la Sezione partecipa con cadenza annuale alle attività del sottogruppo di lavoro droghe dell’Organismo europeo per gli istituti di scienze forensi (ENFSI). La Sezione indagini sulle droghe nel 2009 ha ottenuto, come peraltro tutto il Servizio polizia scientifica, la certificazione ISO 9001 e successivamente nel 2011 l’accreditamento UNI CEI EN ISO-IEC 17025 per i metodi di prova che prevedono l’analisi qualitativa e quantitativa della cocaina. Per il mantenimento nel tempo dell’accreditamento, la Sezione ha preso e prende tuttora parte a numerosi esercizi collaborativi nazionali e internazionali ed è sottoposta annualmente a visite ispettive “Audit” da parte dell’ente certificatore Accredia.
In ambito nazionale, è attiva la collaborazione con il Sistema nazionale di allerta precoce (National early warning system) del Dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri. Il Sistema ha il punto focale italiano Rietox, Réseau européen d’information sur les drogues et les toxicomanies, quale centro di interfaccia con le istituzioni europee. Sempre a livello nazionale, la direzione del Sistema di allerta si avvale della collaborazione di 3 centri: l’Istituto superiore della sanità, il Centro antiveleni di Pavia, quello di dipendenze dell’azienda ULSS 20 di Verona e di poli collaborativi quali la Direzione centrale per i servizi antidroga, la polizia scientifica, i Reparti investigazioni scientifiche dei Carabinieri, l’Agenzia delle dogane, i laboratori universitari, ecc.Tutte le informazioni raccolte dal Sistema nazionale vengono convogliate presso il punto focale nazionale e viceversa. I dati riportati rappresentano i sequestri della sola Polizia di Stato sul territorio nazionale analizzati presso il Servizio polizia scientifica e presso i Gabinetti regionali e interregionali. Il fenomeno è in generale crescita ma almeno per quanto riguarda l’Italia (e probabilmente anche per gli altri Paesi dell’area del Mediterraneo) resta quantitativamente del tutto marginale rispetto alle droghe classiche. I Paesi più interessati dal fenomeno sono l’Olanda, il Belgio e il Nord ed Est Europa.
Le altre regioni del Sud Italia, quali, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, non hanno segnalato nessun caso relativo ad analisi di nuove sostanze psicoattive. In tali contesti si evidenziano massicci sequestri di derivati della cannabis contenenti elevate concentrazioni di principio attivo THC. (3)
È importante ricordare che le NPS sono reperibili con estrema facilità soprattutto attraverso la rete internet e non più negli smart shop, caduti in disuso a seguito anche dell’inserimento nelle tabelle di legge di numerose sostanze. Inoltre, ma più raramente, le NSP possono essere acquistate da persone che illegalmente le producono “in proprio” e in modo completamente artigianale. Una caratteristica di tutte queste nuove sostanze è che sono nuove non solo per chi deve analizzarle ma anche per il mondo del mercato clandestino e gli effetti sono spesso sconosciuti anche per chi le usa.

SCARICA IL PDF CON LE SCHEDE DELLE NUOVE SOSTANZE PSICOATTIVE

01/11/2014