Susanna Carraro ed Emanuela Francia

le app dei cyberbulli

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le app dei cyberbulli

Spagna. Si chiama Alba, ha 21 anni ed è la prima persona condannata in Spagna per incitamento al terrorismo su Twitter. Con lo pseudonimo “Lupa rossa” aveva infatti pubblicato un tweet contro il primo ministro Rajoy, inneggiando al ritorno del GRAPO, il gruppo eversivo attivo alla fine del periodo franchista e negli Anni 80, e promettendo di farsi tatuare sul corpo il viso di colui che avesse ucciso il primo ministro “con un proiettile alla nuca”. I giudici l’hanno condannata a un anno di carcere con la condizionale perché i suoi tweet, dal contenuto ideologico estremamente radicale e violento, violavano la Costituzione. È proprio per sottrarsi al controllo di polizia, insegnanti e genitori che i giovani sempre più fuggono da Facebook e Twitter, preferendo nuove app, anonime ed effimere, che stanno aprendo nuovi angoli della Rete dove si sentono liberi di esprimersi nel totale anonimato. Che si chiamino Backchat, un social media che maschera le identità degli utenti e genera messaggi che si autodistruggono, Ask.fm, Secret, o Whisper, dove si possono postare foto e commentarle anonimamente, queste app rispondono in pieno alle esigenze dei giovani: sono semplici da usare, senza elaborati profili o impostazioni della privacy. Proprio per queste loro caratteristiche offrono enormi opportunità anche ai cyberbulli. Secondo lo studio Internet

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01/06/2014