Cristina Di Lucente

Cercasi scrittori da Torino... a Roma

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Finalmente i vincitori della IV edizione del concorso di Poliziamoderna per poliziotti e juniores Narratori in divisa. Le motivazioni delle scelte della giuria

Cercasi scrittori da Torino... a Roma

Si conclude l’avventura letteraria del concorso di Poliziamoderna, la IV edizione di Narratori in divisa, con tutto quello che una competizione porta con sé: aspettative, piccole delusioni, sorprese entusiasmanti e soprattutto tante emozioni che rappresentano sempre una componente importante nella scrittura. Il progetto è partito lo scorso novembre quando, oltre alla collaudata categoria dei poliziotti con un racconto nel cassetto, abbiamo annunciato la novità rispetto alle precedenti edizioni: l’apertura di una sezione juniores, dedicata ai ragazzi sotto i 21 anni. Visto il leitmotiv, il rapporto tra giovani e polizia, era sembrata una conseguenza quasi naturale, un confronto con il sapore della sfida: far incontrare poliziotti e studenti su un terreno insolito, il racconto. Non è un caso che Niccolò Ammaniti, scrittore di fama internazionale, sia stato il presidente di giuria per questa edizione; tra le sue pagine troviamo spesso il tema della conflittualità tra generazioni, l’universo giovanile con la sua anima ribelle e le sue fragilità. Il vincitore del premio Strega con Come Dio comanda ha condiviso con noi il suo punto di vista su questo genere letterario, definendolo «una grande espressione umana, meravigliosa e complicata da scrivere, che tuttavia ha generalmente scarso successo sia tra gli editori che tra i lettori – e ha proseguito con un paragone – se costruire un romanzo è come scalare una montagna, scrivere un racconto vuol dire avere lo sprint, che è qualcosa di particolarmente difficile. Gli scrittori che amo sono quelli capaci di misurarsi tanto nel lungo tragitto quanto nel breve». La sfida di costruire un racconto l’hanno raccolta in tanti, partecipando con passione e competenza, tanto da rendere talvolta particolarmente ardua la scelta. Prima di voltare pagina, un piccolo resoconto dei momenti salienti nelle fasi decisive che hanno portato a selezionare i vincitori.

Atto I: Torino, il “premio critica giovani”
Non ha bisogno di presentazioni, il Salone internazionale del libro di Torino è la più grande manifestazione letteraria d’Italia e anche per la sua XXVII edizione ha trasformato lo spazio espositivo del Lingotto in un’enorme libreria, diventando cassa di risonanza per case editrici, autori e pagine di fama consolidata. Difficilmente avremmo potuto trovare sede migliore per presentare il nostro concorso e dare voce ancora ai giovani, questa volta nella veste di giudici dei racconti dei loro coetanei e dei neo-scrittori in divisa. L’appuntamento con una selezione di due scolaresche sabaude, che avevano valutato i racconti finalisti ed avrebbero espresso la propria preferenza, era fissato per lo scorso 12 maggio alla kermesse letteraria. Nella sala dello “Spazio incontri”, alla presenza del questore di Torino, Antonino Cufalo, e di una nutrita rappresentanza di poliziotti e ragazzi insieme, si è svolta la votazione, mediata da Annalisa Bucchieri, direttore di Poliziamoderna. Gli studenti del liceo scientifico Cattaneo e dell’Istituto magistrale Berti hanno individuato il vincitore nel poliziotto bresciano Antonio Savoldi con Madre perché, la storia di un agente della Stradale che deve annunciare a una madre la morte della figlia in un incidente. «Tutti noi avremmo potuto essere Elena, la sfortunata protagonista – spiega una studentessa nel motivare la scelta – ad un fatto come quello raccontato non si può rimanere estranei. Il pensiero che la vita potrebbe andare via in un attimo fa subentrare il bisogno di apprezzarla in ogni suo istante per viverla al meglio». Per gli under 21 invece ha ottenuto maggiori consensi Il mio migliore amico, scritto a quattro mani da Valentina Tartaglione e Marta Campanile, due giovani autrici del Liceo Quercia di Marcianise (CE). Il soggetto della narrazione vede protagonisti un ragazzo e una ragazza cresciuti nella stessa strada, separati dal destino che li farà poi incrociare su fronti opposti: lei figlia di un poliziotto, lui camorrista. Sarà l’amicizia alla fine a prevalere e a salvare la ragazza dal pericolo. Interviene uno studente del Berti a spiegare le motivazioni di questa preferenza: «La scrittura ha un ritmo incalzante. Il tema del dolore, dapprima trattenuto, si manifesta alla fine del brano. Abbiamo apprezzato il finale lirico e l’accettazione del padre come un eroe». All’indomani dell’incontro si sono abbassate le luci sulla manifestazione editoriale ma non sul concorso, in attesa dei vincitori decretati dalla giuria ufficiale.

Atto II: Roma, la premiazione
Alla fine il fatidico giorno è arrivato: lo scorso 27 maggio, sulla terrazza della Scuola superiore di polizia, la giuria al completo ha assegnato i premi ai vincitori. Una location festosa, scelta anche per sottolineare l’apertura dell’Istituto alla cittadinanza, la capacità di interpretare i fenomeni sociali è infatti diventata una prerogativa importante nella formazione del personale della Polizia di Stato. A consegnare i premi della “critica giovani” è intervenuta Anna Maria Di Paolo, direttore dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della PS e madrina della manifestazione, essendo stata infatti direttore di Poliziamoderna nelle tre precedenti edizioni. Il primo riconoscimento inedito è andato a Marco Sicari, autore di un racconto originale, graffiante e antiretorico, Dialogo tra due maximi sistemi, «una storia sul pregiudizio che i giovani possono avere verso la divisa, espresso nel linguaggio aggressivo di un ragazzo di strada», spiega lo studente, lasciando però intravedere uno spiraglio di apertura nel dialogo tra i protagonisti attraverso la saga di Guerre stellari, “perché anche noi sbirri sappiamo appassionarci alle belle storie”, recita il poliziotto del racconto. Pur non essendo rientrato nella classifica ufficiale, si è aggiudicato il “premio off”. Al quarto posto, a un soffio dai terzi classificati, Rinascere di Maria Alessia Del Vescovo, ispettore attualmente in servizio alla questura di Roma. È l’autrice di una storia scritta dal punto di vista maschile: la risoluzione di un omicidio attraverso l’intuito da criminologo del protagonista, un commissario vedovo che si riconosce nel ragazzo ingiustamente accusato che salverà. Non è un caso che a premiarla sia stato l’attore Massimo Reale, interprete dello psicologo della Polizia di Stato Carlo Papini nella fortunata serie tv Rex 7. Il quarto posto per la categoria under 21 l’ha conquistato il messinese Antonio Bottari con Figghiu ‘e sbirru, che dedica questo racconto in parte autobiografico a suo padre, poliziotto di professione. Premiato da Clotilde Sabatino, conosciuta ai più come il commissario Landolfi della fiction Un posto al sole, che, nel suo intervento, con voce emozionata, ha voluto sottolineare come «i poliziotti non sono il simbolo dello Stato ma sono preposti a difenderlo, la tendenza dei giovani a demonizzarlo è frutto del mancato riconoscimento di questa differenza». Ha presentato i terzi classificati Marzia Calvano, funzionario del Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), membro della giuria e già coprotagonista di diversi progetti della Polizia di Stato dedicati agli studenti: «Ben vengano queste iniziative – ha dichiarato entusiasta – ci sono ragazzi con capacità narrative che non sempre riescono ad emergere nell’ambito strettamente scolastico». Il terzo premio per la categoria under 21 l’ha ricevuto Lucia Fores, autrice di Non cambiare mai, un racconto che nasce dalle cronache sugli scontri tra poliziotti e manifestanti No-Tav: «Mi sono posta una domanda di partenza per creare questa storia – spiega la giovane – come reagirebbe un poliziotto di fronte ad un manifestante della sua stessa età ma con idee diverse? Come avviene lo scontro fra queste due realtà?». Tra gli appartenenti alla polizia è stato Luigi Giampetraglia, con Storia a Napoli di un poliziotto, ad aggiudicarsi il terzo posto, con un racconto diretto ed immediato, «ricco di elementi di napoletanità – come sottolinea Marzia Calvano – il calcio, il rito del caffè condiviso, la presenza di personaggi come la maestra Pina, che arrivano dritti al cuore». Un altro membro della giuria, Piernicola Silvis, questore-scrittore a Foggia, ha introdotto al pubblico i secondi classificati, la sedicenne Camilla Di Nardo con La verità e Gianpaolo Trevisi, autore di E sopra i gigli dei campi volare. «Il racconto di Camilla è scritto in maniera professionale e dimostra come la ragazza sia già in possesso di strumenti narrativi importanti, facendo in modo che il lettore le cose se le debba chiedere, senza doverle spiegare esplicitamente», commenta il questore. Narra una storia cruda, quella di una ragazza che si prostituisce e in un certo senso viene poi redenta dai poliziotti che l’aiutano. È la giovane autrice a spiegare il senso della storia: «Credo che proprio da noi, i giovani, debba partire una rivoluzione che consiste nell’aiutare le persone in difficoltà come la protagonista del mio racconto». Gianpaolo Trevisi, vice questore aggiunto e direttore della Scuola allievi agenti di Peschiera del Garda ha trattato un argomento altrettanto scottante, una ferita a tratti ancora aperta per il nostro Paese, quella del G8 di Genova. Una storia autobiografica, il funzionario ha infatti partecipato ai servizi di ordine pubblico in quei giorni difficili, sentendosi «come un uomo che nonostante il tradimento continua ad amare la sua donna alla follia», una vera dichiarazione d’amore verso il suo lavoro. Il protagonista è un carabiniere che nel caos di quei fatidici giorni incontra un altro se stesso schierato nel fronte opposto, rivolgendogli sorrisi ironici e impliciti rimproveri, una sorta di colloquio a tu per tu con la propria coscienza. Il racconto è anche uno spunto per mettere a fuoco un elemento che dovrebbe appartenere ad ogni buon poliziotto: la facoltà di avere paura, perché, come spiega l’autore «chi ha paura è anche capace di sognare, amare e lavorare con passione». E naturalmente, ai primi classificati l’onore di ricevere le motivazioni del premio dal presidente della giuria, Niccolò Ammaniti. Arianna Anania, 14enne, ha conquistato il primo premio per gli under 21 con Due occhi azzurro cielo, una storia a più voci dove una ragazza adolescente racconta le vicende del fratello maggiore in conflitto con il padre, il suo perdersi in un brutto giro che lo porterà al tragico epilogo, il dolore della madre e il rapporto della donna con un poliziotto dapprima visto come nemico e infine riscoperto nella sua più profonda umanità. Un racconto che emoziona e crea una forte empatia, come precisa lo scrittore: «La costruzione di un racconto è un affare complicato. Bisogna subito creare delle immagini chiare e da queste dipanare una storia breve ed efficace nella quale il lettore si identifichi. Il punto di vista del narratore è forte e preciso». Altrettanto convincente è la prova di Wilhelm Antonio Longo, assistente della Polizia di Stato, primo classificato con Star Trek e le case popolari, un racconto ispirato dall’esperienza sulla volante di un commissariato della periferia romana, che mette a fuoco alcuni ragazzi del posto e la capacità di mediare e rapportarsi con loro del protagonista. Una storia che lascia intuire una dimensione spaziale, come suggerisce Ammaniti: «scrittura tesa, martellante e sincopata con una forte impronta visiva necessaria a raccontare una storia di genere», e paragona il vincitore ad un regista con la penna, che usa i dettagli giusti e l’abilità di chi sa convincere il lettore. Partendo dal presupposto che per fare lo scrittore tra gli altri requisiti c’è quello di sapersi mettere nei panni degli altri, i due vincitori hanno dimostrato pienamente questa capacità. E il presidente di giuria ha ricordato i suoi esordi, quando non aveva mai pensato di poter fare lo scrittore e cominciò a scrivere «per aiutare un amico che lavorava presso una piccola casa editrice e cercava disperatamente giovani autori». A rendere magica l’atmosfera della premiazione hanno contribuito Massimo Reale e Clotilde Sabatino, che hanno interpretato rispettivamente i racconti di Wilhelm e di Arianna, rendendo questo viaggio nelle parole un’esperienza indimenticabile.
E chissà che questo concorso non porti fortuna a qualcuno…

Nel tempio della lettura
Al XXVII Salone del libro di Torino, come da tradizione, c’era anche la Polizia di Stato con un gruppo eterogeneo di story-teller in divisa che hanno animato lo stand azzurro n. 113 (sarà un caso?) per tutta la durata della kermesse. Affrontano i temi più disparati e utilizzano molteplici forme espressive: dal reportage fotografico al racconto-diario, dal noir alla ricostruzione storico-giornalistica. Tutti legati da un filo comune, come suggerisce Luisa Cavallo, vicario della questura di Grosseto ma presente nei panni di autrice: «aver colto l’opportunità di comunicare in una forma diversa dal buro-poliziese con il quale ci confrontiamo quotidianamente». Ecco le loro opere una per una.

I grandi relitti - Ferro e ruggine, storia e scienza di Luisa Cavallo
Luisa Cavallo, già direttore del Cnes di La Spezia e ora primo dirigente presso la questura di Grosseto, torna a parlare del mondo sommerso con storie che portano alla ribalta le tragedie di grandi transatlantici, tentando con l’aiuto di illustri subacquei, di trovare le risposte ai misteri dei naufragi. Da donna delle istituzioni, come lei stessa ama definirsi, esprime tutto l’orgoglio di poter raccontare storie di eccellenza del nostro Paese: «Quando mi sono accorta, parlando con esperti di tutto il mondo, che anche noi italiani avremmo qualcosa di importante da raccontare, è scattata da parte mia la voglia di farlo». È qui il senso del suo libro.

Graziella - Storia di una donna guerriera di Francesco Manna
A volte la scrittura può rivelarsi terapeutica: così è stato per Francesco Manna, assistente capo a Catania, che in questo libro-diario, omaggio alla moglie recentemente scomparsa, racconta la sua storia d’amore dal momento in cui ha conosciuto Graziella fino al tragico evento del suo decesso dopo una lunga malattia. «Ho scritto di getto e una volta terminata la stesura sono riuscito a mettere ordine nel caos nel quale ero entrato», racconta Francesco, che rievoca il coraggio e la forza di una donna che affrontava qualsiasi situazione con il sorriso. Un inno alla vita e un invito ad andare sempre avanti.

Sbirro morto eroe di Maurizio Lorenzi
A metà strada tra il romanzo e la ricostruzione storica, il lavoro di Maurizio Lorenzi ci riporta indietro al 1977 per ricercare la verità sulla morte del maresciallo della Stradale Luigi D’Andrea attraverso gli atti del processo Vallanzasca. «Offrire un tributo alla vedova D’Andrea, Gabriella Vitali, questo lo scopo del mio libro – spiega l’assistente capo della questura di Bergamo – assemblando una verità giudiziaria basata su accertamenti, autopsie, perizie e testimonianze per presentare una nuova versione dei fatti sul palcoscenico dell’informazione. Ma anche distinguere gli eroi dagli impostori, dando voce alle vittime silenziose, impossibilitate ad affermare le proprie ragioni, diversificandole dai criminali che per effetto mediatico hanno avuto un’enorme visibilità». La ricostruzione minuziosa di un dramma dal punto di vista del protagonista, che si consuma in maniera ineluttabile e ci avvicina al clima teso degli anni di piombo, quando i sequestri di persona erano alla ribalta delle cronache nel nostro Paese, ma ci riporta anche alle tecniche investigative che per metodi e strumenti erano ancora lontane da quelle dell’era del Dna. Una ricerca accurata dedicata a tutte le vittime del dovere.

Gli amici virtuali di Domenico Geracitano
Alla sua seconda esperienza letteraria, il collaboratore tecnico capo in servizio presso la questura di Brescia prosegue l’avventura intrapresa con Gli amici di Evaristo e in un ideale filo conduttore passa dal tema del bullismo tradizionale a quello sul Web. Ancora una volta l’ispirazione nasce dagli incontri con migliaia di studenti con i quali ha creato una rete per promuovere la legalità: «Sono stati loro a raccontarmi le storie, io le ho solo rielaborate usando la fantasia», spiega Domenico. Il libro si articola in tre parti: gli episodi di cyberbullismo, l’analisi dei motivi per i quali accadono questi fatti e il tentativo di rimediarvi attraverso soluzioni che coinvolgono la prima agenzia educativa, la famiglia. A fare da mediatrici nel recupero dialogico Simona Pilato e Jessica Tinnini, entrambe maturate in questa “rete di legalità”, cercando di riavvicinare genitori e figli. Scopo di queste pagine? Creare un passaparola, raccontare esperienze come quella di Alessio, un ragazzo disabile che imbattendosi nei cyberbulli riesce a comunicare loro un’idea diversa sul valore della vita. Un prezioso vademecum per navigare in sicurezza e un invito alla prevenzione attraverso il dialogo.

Io non abbocco di Vincenzo Tancredi
L’esperienza maturata negli ultimi sei anni raccogliendo a domicilio le denunce delle cosiddette fasce deboli, un servizio specifico del 113 di Torino, è stata la scintilla che ha fatto scattare la voglia di scrivere a Vincenzo Tancredi. Prendendo atto che in molti casi i denuncianti sono anziani vittime di truffe, il sovrintendente sabaudo ha deciso di fare qualcosa in più per aiutare i malcapitati. Il risultato è una raccolta di 25 denunce che riportano fatti accaduti e tecniche realmente utilizzate dai truffatori, riplasmate dal racconto del poliziotto per acquisire efficacia comunicativa. Consigliato agli anziani e ai loro familiari.

God bless america di Marco Turchetto
La passione del sovrintendente della questura di Milano, quella di narrare attraverso le immagini, gli ha permesso di trasformare un soggiorno nel “far west” americano in un fotoreportage. Un viaggio con block-notes e macchina fotografica alla scoperta degli spazi immensi di un Paese che non si conoscerà mai abbastanza. «Con questo volume fotografico racconto la mia idea di una cultura e un modo di essere che pensavo familiare a noi italiani in quanto già americanizzati», spiega il poliziotto, una cultura con la quale, a partire dal secondo dopoguerra siamo stati in stretto contatto. Simboli rappresentati da James Dean e Marilyn Monroe, il rock, le innovazioni tecnologiche e i blue jeans, mettono l’autore di fronte ad un pregiudizio da superare: l’aver trovato inaspettatamente, «la genuinità di un popolo che più lo conosci, meno americano sembra…». Storie di immigrazione di popoli provenienti da tutto il mondo, nordeuropei, asiatici, africani, americani nel rendere giustizia e tributo al Paese che li ha ospitati ma fortemente radicati alla comunità d’origine nelle abitudini e nel linguaggio. Le immagini, integrate con testi narrativi, trasmettono questa sorpresa positiva.
 

01/06/2014