Eraldo Carlo Bocci

A lezione con Vanvitelli

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Voluto da re Carlo III di Borbone l’edificio vanvitelliano è oggi sede della Scuola allievi di Caserta

Nel cuore di Caserta a pochi metri dalla fastosa Reggia sorge la sede dell’attuale Scuola allievi agenti della Polizia di Stato. Costruita intorno alla metà del ’700, per volere del re Carlo III di Borbone per ospitare le vaccherie reali, questo edificio, nonostante le continue trasformazioni subite in funzione delle esigenze storico-sociali, di cui rimangono segni più o meno evidenti nei particolari architettonici e nella configurazione plani-volumetrica, ha mantenuto inalterata la propria originaria ontologia architettonica.
I caratteri, le forme hanno potuto sostenere il passare dei secoli perché, profondamente incisi dal fine segno architettonico generato dalla matita del geniale architetto reale Luigi Vanvitelli e, fortemente voluta, da un re illuminato, quale Carlo III. Proprio a Vanvitelli, e qui sta il suo estro architettonico, va riconosciuta la capacità, se pur in un edificio minore, di modulare le proporzioni, attraverso l’armonia della struttura e delle forme, caratterizzata dall’uso delle dimensioni che replicano, con maestria, i semplici rapporti di un linguaggio classico, inveterato ed universale, così come trasmessoci dai trattati Vitruviani.
Il gusto scenografico, caratteristico del periodo settecentesco, è evidente nell’impostazione di tutto il complesso. Attraverso un’ interpretazione iconologica si desume che la scelta del luogo di edificazione non è casuale, fanno da cornice le colline che cingono, a nord-est la città di Caserta dove si erge il medioevale, omonimo, borgo che fungono da quinta teatrale alla rappresentazione architettonica del complesso Vanvitelliano, una manifestazione dello spazio inteso come luogo teatrale che deve sorprendere e rendere partecipe lo spettatore. C’è da sottolineare che il Vanvitelli è stato allievo del Juvarra, uno dei più importanti architetti settecenteschi, famoso per il suo spiccato gusto scenografico, la cui più importante realizzazione, la chiesa del Carmine a Torino, è ancora oggi simbolo riconosciuto, di come l’uso delle decorazioni plasmate con maestria e genialità, conferisca agli ambienti leggerezza, generando un’atmosfera raffinata e drammatica: da qui l’inevitabile contaminazione.
Il primo corpo di fabbrica, coevo alla più famosa Reggia si sviluppava, su un unico piano ma, già nel 1753, venne modificato ed ampliato ad opera dello stesso Vanvitelli, tanto da ospitare una stalla di 136 vacche, una capretteria con lavorazione di formaggi, depositi per il fieno e alloggi per il personale.
Nei primi anni dell’800 viene dismessa l’attività di vaccheria ed il complesso, condizionato dalla vicina San Leucio, è adibito alla lavorazione delle stoffe.
Nel 1826 nella Platea dei fondi, beni e rendite redatta dall’amministratore di S.M., Cavaliere Sancio, viene data la seguente descrizione: “Questo edificio la cui pianta si aprossima da un edificio antico, rinchiude una superficie di moggia tre. Sono convergenti le due ali della parte rettangolare ed esuberata la centina della parte semicircolare [……]. Il fabbricato di cui e parola è diviso nel seguente modo. Il fronte principale verso la strada di Casolla ha due piani, il primo inferiore composto da dieci bassi per uso di magazzini, lattiere e manipoli, all’infuori di due ingressi e di due scalette; il secondo poi superiormente tiene 12 stanze per abitazioni de’ vaccari e degli altri impiegati.
Nel mezzo del d.o lato, nella parte interna sorte un avancorpo fra i due cennati ingressi di buonissimo effetto, il quale serve allo sviluppo di una galleria di forma ellittica, elevata a media alt

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01/02/2014