Massimo Pesce*

L’altra domenica

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Una giornata a Torino per la partita Juventus-Roma. Il racconto di un poliziotto del III Reparto mobile

«È forte l’odore di lacrimogeno sul ML blindato. Sono le 12,00 del 5 gennaio. Salgo e mi siedo dopo aver fatto l’adunata dei colleghi, caricato il materiale di equipaggiamento insieme alla mia squadra ed aver controllato i mezzi. Il viaggio che ci porterà a Torino sembra interminabile. La pioggia e la nebbia rendono ancora più flemmatica l’andatura del mezzo. Arrivati in questura ceniamo alle quattro e mezzo del pomeriggio: pasta in bianco e bistecca ai ferri. La partita Juventus - Roma inizierà alle 20,45». Comincia così il servizio allo stadio di Massimo Pesce, sovrintendente della Polizia di Stato, nativo di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, caposquadra al Reparto mobile di Milano. Istruttore di tiro, di tecniche e guida operative, esperto manovratore di corda, formatore presso le scuole di addestramento della Polizia, nei momenti liberi, piuttosto rari, oltre che aggiornarsi dal punto di vista professionale, si tiene in forma, «per essere pronto a tutto», afferma il poliziotto. «Tre ore prima del fischio d’inizio, ci concentriamo tutti allo Juventus Stadium, dove il responsabile del servizio ci destina ad una zona o ci assegna un incarico specifico: si lavora fianco a fianco dei colleghi, anche di altre città, di altri uffici o di altre Forze di Polizia, soprattutto Carabinieri e Guardia di Finanza. Ed eccoci pronti per il nostro “campionato”: i tifosi arrivano cantando, esultano e si preparano allo spettacolo. Noi siamo lì vigili, pronti ad intervenire in collaborazione con la Digos, la Scientifica e le unità cinofile. Presìdi di polizia vengono dislocati agli svincoli autostradali e all’uscita di “Venaria” sulla tangenziale, dove convergono circa 80 pullman dei tifosi giallorossi. Alcune squadre del mio reparto sorvegliano Porta Nuova e Porta Susa, altre fanno la scorta agli autobus dei calciatori. Numerosi colleghi controllano le zone circostanti compresi i parcheggi e i luoghi a rischio per la sicurezza dei mezzi in transito. Ci sono persone, infatti, che viaggiano in auto o da sole con bandiere in vista e sciarpe al collo e sono quelle più a rischio poiché, nell’avvicinarsi allo stadio, potrebbero incrociare gli ultras delle frange violente di entrambe le squadre. Nonostante gli uomini impiegati, prima dell’incontro di calcio, due tifosi romani, che non sono entrati al match poiché non avevano i biglietti, hanno dato fuoco per protesta ai cassonetti di un parcheggio lì vicino. Io e i miei ragazzi, dopo aver cercato di spegnere un principio di incendio, li inseguiamo mentre scappano imbizzarriti, infrangendo specchietti e vetri delle auto parcheggiate. Un’anziana signora, terrorizzata, non vuole più scendere dalla sua auto danneggiata. Alcuni di noi si sono fermati a soccorrerla mentre altri li bloccano e li affidano alla Digos, dopo averli identificati. La nostra presenza, insieme a quella degli steward, che per questo evento sono ancora più numerosi del solito, continua costante durante l’afflusso ai tornelli d’ingresso. Ma anche al termine della partita, che ha visto capitolare la Roma, siamo schierati per consentire il deflusso, innanzitutto dei “bianconeri” e poi quello degli ospiti sconfitti, evitando di far incontrare le due tifoserie. Devo precisare che lo scenario operativo riserva a volte spiacevoli sorprese in base all’esito della partita, ad eventuali gemellaggi degli ultras o a qualche imprevisto. Ma il mio vero risultato finale è quello di svolgere il servizio in serenità senza dover utilizzare casco, lacrimogeni, sfollagente e protezioni antisommossa. Accompagniamo, infine, i tifosi ospiti all’esterno e li scortiamo fino in autostrada dove li lasciamo alle pattuglie del territorio. È ormai notte fonda. Su disposizione del dirigente del servizio e, quando le esigenze in città sono terminate, rientriamo in un albergo alla periferia di Torino. Ho una mezzora di tempo per confrontarmi con i compagni di squadra. Siamo distrutti dall’estenuante giornata ma riflettiamo sulle eventuali criticità che saranno successivamente oggetto di trattazione per l’aggiornamento professionale. Sono passate più di 13 ore da quando siamo partiti ma è la normalità. Domani ripartiremo alle 8,00 per vigilare l’incontro Milan-Atalanta delle ore 15,00 a San Siro.Trascorriamo più tempo in servizio che a casa. Non possiamo sostituirci alle famiglie, ma in quel momento siamo di riferimento gli uni per gli altri. Condividiamo, oltre ad intere giornate insieme, anche emozioni, paure, risate, freddo e caldo e, qualche volta, anche l’acqua da bere».

*sovrintendente della Polizia di Stato - Reparto mobile di Milano

01/02/2014