don Fabrizio Borrello*

Il santuario di Greccio

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Percorrendo la ss 675, che da Rieti conduce a Terni, subito dopo aver superato il bivio per Contigliano, sollevando lo sguardo un po’ verso sinistra è visibile, incastonato nella roccia, come un nido d’aquila, l’eremo di Greccio. In una straordinaria fusione di architettura e natura, i confini delle costruzioni che compongono il complesso del santuario, si perdono nei boschi rigogliosi di lecci. Ad una altitudine di 665 m slm, il convento si affaccia sull’intera piana reatina, dandone una visuale a quasi 360°. Quella dell’eremo, insieme agli altri tre gioielli della tradizione francescana nella Valle reatina, ossia Fontecolombo, La Foresta e Poggio Bustone, è la straordinaria testimonianza non solo del passaggio di san Francesco ma soprattutto del suo amore per questa terra, che una grossolana rivisitazione amministrativa dei primi decenni del 900 ha strappato ai confini umbri. La Leggenda Perugina (n. 34) ricorda che Francesco amava l’eremo di Greccio, dove i frati erano virtuosi e poveri e che qui vi soggiornava spesso. Ma ciò che ha reso famoso questo eremo è l’episodio accaduto nel Natale del 1223. Sempre nelle Fonti francescane (nn. 468-471) si legge: “è degno di

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01/12/2013