Valentina Pistillo

Immagini di vita e di lavoro

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Ogni immagine ha dietro una storia, un vissuto, un'emozione. Le fotografie del Calendario 2014 mostrano la presenza concreta dei poliziotti. Abbiamo scelto di raccontarvi attraverso le parole dei protagonisti degli scatti alcuni dei momenti più signifi

Gennaio: sopra i cieli di Malpensa
È il responsabile del settore tecnico che provvede alla manutenzione degli aeromobili della Polizia di Stato del II Reparto volo d’Italia, Giuseppe Spano. Originario di Caserta, due figlie che studiano all’Università, il protagonista della fotografia è entrato in polizia nel lontano 1979. A bordo dell’Augusta Bell AB 212 il sostituto commissario, specialista elicotterista, solca i cieli di Malpensa insieme ai colleghi piloti da quasi trenta anni. «In reparto ci sono sei aerei e 5 elicotteri; noi tecnici siamo poco meno di una trentina ed i piloti sono circa quindici. Dopo tanti anni di volo rammento anche dei momenti ed episodi che mi rendono fiero di fare questo mestiere, come quella volta nel lontano 1995 che ero di supporto operativo alla questura di Brindisi per gli sbarchi dei clandestini sulla costa pugliese. Un immigrato era stato abbandonato dagli scafisti sulla spiaggia in fin di vita: intercettatolo i miei colleghi ed io siamo atterrati con l’elicottero per trasportarlo all’ospedale di Lecce dove è riuscito a salvarsi. Qualche anno più tardi tra i danni dell’alluvione in Piemonte ci fu il crollo di un ponte sul fiume Orco ed i paesi vicini rimasero senza corrente elettrica. Con l’elicottero portammo un cavo elettrico da una parte all’altra del paese ed i tecnici riuscirono a fornire di nuovo l’energia alla città». Ultimamente Giuseppe sorvola col suo bimotore la Val di Susa per vigilare sulla Tav. Con la telecamera Wescam istallata a bordo, l’equipaggio, formato da due specialisti e due piloti, fa le riprese in diretta, le registra e le invia subito alle sale operative delle questure che intervengono in caso di pericolo. L’immagine è stata scattata da Massimo Sestini negli anni in cui lo scalo di Malpensa è stato ampliato per l’aumento dei voli intercontinentali. Appassionato di foto aeree, afferma con entusiasmo il fotografo: «Dall’alto la visione delle cose è completa e si vede un’altra realtà che non è percepibile dal basso.Tra le nuvole non ci sono concorrenti».

Il fotografo
Massimo Sestini
Fotografo professionista, collabora con le principali agenzie fotografiche e testate nazionali.
Esperto di ripresa aerea.


Febbraio: la Capitale di cristallo
L’ondata di freddo di febbraio 2012 ha provocato gravi disagi in tutta Italia e almeno 57 sono state le vittime accertate. La notte tra il 2 e il 3 febbraio fiocchi di neve misti a pioggia raggiunsero numerosi quartieri di Roma, paralizzando la città. «Traffico in tilt e mezzi pubblici bloccati – interviene l’assistente capo Simone Anelli, il protagonista della foto, dalla “Maurizio Giglio” di Roma – senza contare che anche noi avevamo problemi con le Volanti. In quei giorni lavoravamo “h24” per soccorrere le persone in difficoltà ma anche i colleghi stessi che dovevano equipaggiare le automobili con le catene o gli pneumatici da neve». Arruolato nel 1993, Simone, originario della provincia di Latina, sedici anni alle Volanti, tre conflitti a fuoco, due dei quali gli hanno procurato la promozione per meriti straordinari ed una medaglia d’argento per atto d’eroismo, di episodi, quelle notti sotto zero, ne rammenta tanti. «Per l’emergenza straordinaria che si era creata, accompagnai con la 159 il funzionario responsabile delle Volanti, il vice questore aggiunto Giuseppe Moschitta, tra l’altro autore dello scatto, per conto del questore che voleva monitorare la situazione della città in tempo reale, con riprese fotografiche». La difficoltà maggiore in particolari circostanze è anche quella di riuscire ad aiutare le persone a gestire il panico: «Il pensiero di rimanere paralizzati può giocare brutti scherzi – racconta Simone Anelli – come quella volta che, dopo la copiosa nevicata, ho soccorso, insieme ad un collega, una signora anziana. Aveva le buste della spesa ed era totalmente immobile e terrorizzata perché non passavano gli autobus e non sapeva come tornare a casa. Sarebbe morta dal freddo: in via eccezionale l’abbiamo accompagnata con l’auto di servizio e siamo subito ripartiti per altri interventi di soccorso e per mettere in sicurezza le strade dopo che veicoli, privi di gomme termiche o catene, erano slittati sul manto stradale occupando la carreggiata».

Il fotografo
Giuseppe Moschitta
Nel 2010 era vice dirigente della Sezione volanti della questura di Roma. Ora è responsabile della Sezione ordine pubblico dell’Ufficio di gabinetto della Capitale.


Maggio: scortando la “maglia rosa”
Non poteva che essere appassionato di moto Daniele Petti, assistente della Polizia di Stato, in forza attualmente alla Sottosezione autostradale di Busto Arsizio-Olgiate Olona (Va), che conta circa settanta poliziotti. Nato a Vergiate, in provincia di Varese, ha indossato la divisa nel 1998 e dopo qualche anno di Reparto mobile a Milano, si è trasferito alla stradale di Bergamo. Si esibiva con le due ruote anche durante gli anniversari dell’Istituzione nelle squadre dei motociclisti acrobatici. Due figli piccoli, Alessio di cinque anni e mezzo e Riccardo quasi di quattro, “le mie bestioline” come le chiama scherzosamente Daniele, che ha lasciato a casa con la moglie Federica quando è partito con i colleghi per il Giro d’Italia del 7 maggio 2011. «Ho perfettamente vivo il ricordo di quell’avvenimento – comincia a parlare con entusiasmo l’assistente – per due motivi: innanzitutto la Ducati, per l’occasione, aveva dato in prova alla polizia, di scorta al Giro, la Multistrada 1.200, una moto nuova da enduro stradale che a me piaceva particolarmente; poi avevo realizzato il sogno di “portare la bandiera gialla”, spiega il centauro, poiché nelle corse ciclistiche questo tipo di servizio è quello che precede il primo corridore o il gruppo del primo in gara. Quell’anno il podio lo conquistò dapprima Alberto Contador, poi fu squalificato otto mesi dopo per doping e la vittoria andò “a tavolino” all’italiano Michele Scarponi». Insieme ai colleghi di Sondrio e altri del Compartimento stradale della Lombardia, unicamente preposto a questo evento, e al Pullmann azzurro, che segue la “maglia rosa”, è rimasto in missione quasi venti giorni.


Luglio: obiettivo Tevere sicuro
Partono ogni giorno dall’isola Tiberina, nel cuore di Roma, quelli della squadra nautica fluviale, per “pattugliare” il fiume Tevere. Con i loro gommoni a ghiglia rigida e motori Mercury da 150 cavalli, gli assistenti capo Massimo Albano e Alessandro Svezia, al comando dell’ispettore superiore Biagio Rutigliano, vigilano le sponde dell’alveo per la “messa in sicurezza” degli argini, i furti di sabbia e gli sversamenti di liquame e salvano ogni giorno decine di persone anche in condizioni estreme. Ci raggiungono negli uffici di Poliziamoderna, con ai piedi le scarpe da torrentismo ancora umide a causa di un soccorso fluviale, per ripercorrere con la narrazione l’intervento straordinario di prevenzione e tutela dell’ordine pubblico nel periodo del Conclave vaticano del 2013. «Ogni ponte ed ogni ansa del fiume era stata bonificata a tappeto, afferma il più “anziano”, Alessandro Svezia, occhi scuri e penetranti. «La pista ciclabile di oltre 40 km era chiusa al transito, la sponda sinistra del fiume, che non è sempre transitabile, è spesso rifugio di clochard e tossicodipendenti. Li abbiamo controllati e allontanati per un monitoraggio accurato». Si è trattato di un lavoro rischioso e certosino: «C’è un’ansa del Tevere detta “zona morta” dove non c’è corrente di spinta e spesso si depositano pacchi di immondizia, cartacce e piante» continua nel racconto l’altro soccorritore fluviale, Massimo Albano, corporatura atletica e spiccato accento veneto. «Quella volta dell’elezione del Papa abbiamo dovuto aprire uno ad uno tutti i sacchi dell’immondizia per essere certi che non vi fosse nulla di pericoloso». L’attività che dà loro più soddisfazione è senza dubbio quella dei salvataggi: elencano alcuni episodi a lieto fine talvolta con una punta di ironia: «Un giorno abbiamo soccorso una signora anziana che si era buttata nelle acque melmose del fiume per suicidarsi. Siamo riusciti a recuperarla nonostante la sua riluttanza. Per dissuaderci, mentre l‘afferravamo per strapparla alla corrente, ci ha morso un dito della mano. A novembre, invece, un ragazzo del Bangladesh si era gettato nel Tevere per sfuggire ad un controllo delle Volanti. Stava affogando, ma la sua unica preoccupazione era quella di salvare lo smartphone che aveva appena comprato: annaspava disperato con un braccio alzato per non bagnare il telefonino. Con una tecnica particolare di soccorso detta flip line l’abbiamo preso alle spalle e issato a bordo dove ci ha ringraziato unicamente per aver assicurato il suo prezioso acquisto».

Il fotografo
Matteo Losito
Assistente capo della Polizia di Stato. Diplomato all’Istituto europeo di design in fotografia, lavora per l’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale della Polizia di Stato.


Settembre: città blindata, incrocio di sguardi
La prova più dura per Lecce è iniziata la mattina di quel 12 giugno del 2009. Si stava preparando ad accogliere il mondo intero per due interminabili giornate. Oltre mille agenti erano stati inviati nella città salentina a svolgere attività di ordine pubblico, senza considerare tutte le scorte private dei leader politici degli Otto grandi Paesi presenti al summit economico. Lo ricorda bene Franco Acquaro, assistente capo del Reparto mobile di Taranto, che ha trascorso più di dieci anni tra manifestazioni, stadi di calcio e centri di accoglienza. Sta tornando da un’aggregazione di dieci giorni al Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Mineo, a Catania, dove soggiornano oltre 4mila anime. Dal traghetto che lo riporta a casa dalle figlie Alessia e Sara, prossima a partire come volontaria in ferma prefissata di un anno, e dalla moglie Anna, Franco ci racconta al telefono il “suo” G8 raccontandoci la foto: «Era il primo servizio che svolgevamo con la nuova tuta ignifuga da ordine pubblico. Presidiavo un vicoletto del centro storico della cosiddetta “zona rossa off-limits” e ad un tratto, in un momento di tregua della manifestazione, vidi un bambino che poteva avere l’età di una delle mie due figlie, circa sette anni. In pantaloncini e scarpe da ginnastica, seduto sulla soglia della sua abitazione, si era ritratto al mio cospetto, forse intimorito dalla divisa. Non volevo spaventarlo: pensai di rompere il ghiaccio scambiando con lui qualche battuta simpatica. Gli chiesi che classe frequentava e quanti anni aveva e lui senza reticenze mi parlò di tutta la sua vita. Quel giorno io ed Alessandro eravamo diventati grandi amici» confida soddisfatto l’assistente capo.

Il fotografo
Massimiliano Spedicato
Collabora con la Gazzetta del Mezzogiorno e con La Repubblica. Ha lavorato come inviato in Kosovo, Bosnia e Polonia. Espone in gallerie e mostre e segue la cronaca nazionale.


Ottobre: storie di acqua e fango
Quella maledetta mattina di ottobre, in sei ore sono caduti oltre 540 mm di pioggia nelle province di La spezia e di Massa Carrara. L’acqua ha trasportato enormi quantità di fango e detriti lungo il compluvio naturale nei borghi di Vernazza e di Monterosso. Dietro le Cinque Terre, incantevoli località della costa spezzina tanto scoscese e impervie, conosciute già da Dante Alighieri che le paragona all’erta del Purgatorio, scorre il Vara. Il fiume è esondato in più punti, distruggendo ponti e case. Tredici persone sono decedute. Più di mille invece sono state evacuate. I bambini di una scuola sono rimasti bloccati nell’edificio tutto il giorno. Diverse famiglie per sopravvivere fino all’arrivo degli aiuti sono salite sui tetti delle case. Smottamenti e frane hanno bloccato strade e ferrovie. «La calamità ed i prolungati black out avevano messo molte città in ginocchio, rievoca mesto Corrado Dezani, sostituto commissario della Polizia di Stato originario di Asti. Arruolatosi in polizia nel 1985 è in servizio alla questura di La Spezia. Due figli in Australia, lavora dal 2005 all’Ufficio immigrazione. «Dopo aver fatto la notte in Prefettura, come responsabile del coordinamento degli interventi di soccorso e dei servizi antisciacallaggio soprattutto per vigilare case e banche – continua il poliziotto con la voce rotta dalla commozione – ho cercato con altri colleghi di raggiungere Monterosso con i battelli, perché le strade erano impraticabili». L’angelo del fango in divisa non ha esitato un attimo: ha lasciato sulla scrivania le pratiche dei permessi di soggiorno, ha preso pala e stivaloni ed ha scavato fino a sera per poter liberare l’entrata di un condominio, mescolandosi alle fasce rosse dei volontari. «Gli inquilini, tra cui anziani e bambini, volevano entrare per prendere coperte e viveri. I detriti di fango arrivavano però sino al primo piano, come si intuisce dalla ringhiera che si vede nella foto. Per poter sgombrare l’androne del palazzo è stato impiegato quasi un mese di lavoro incessante» conclude il racconto di quelle strazianti giornate.

Dicembre: Non solo in acqua
Muta stagna, caschetto, guanti e una mascherina di protezione: in quest’inedita versione i sommozzatori della squadra di Napoli prestano il proprio servizio lungo cunicoli e passaggi sotterranei, cercando di sventare potenziali pericoli che potrebbero covare proprio sotto i nostri piedi. Si tratta di un incarico ideato di recente dall’Upgsp della questura di Napoli, che prevede sopralluoghi da effettuare a cadenze regolari lungo le reti fognarie ed elettriche per sventare eventuali rapine delle cosiddette “bande del buco”, o per garantire la sicurezza in occasione di eventi speciali, come l’America’s cup dello scorso aprile. In quell’occasione assicurare il sereno svolgimento dell’evento con le telecamere mondiali puntate sarebbe potuto risultare molto difficile, ma questo servizio ha contribuito a renderlo possibile. Da allora le ispezioni nelle gallerie sotterranee sono diventate regolari e i sommozzatori, coordinati dalla questura e dietro segnalazione di forzature dei tombini, sono diventati esperti nell’uso di materiale di corda, utilizzando l’imbracatura da alpinisti. Per loro è diventata obbligatoria una costante procedura di profilassi. Pioniere di questa particolare attività è Carlo Imperatore, responsabile del nucleo sommozzatori di Napoli. L’attività subacquea è da sempre la sua occupazione, già prima di diventare poliziotto nel 1982: con il corso presso il Cnes di La Spezia ha potuto conciliare passione ed impegno professionale, entrando a far parte del Nucleo sommozzatori, considerato un’eccellenza della Polizia di Stato. «L’attività di polizia ha fornito stimoli diversi rispetto alla semplice attività di sub, le capacità tecniche vengono infatti finalizzate a scopi di utilità sociale», racconta Carlo a Poliziamoderna. «Tra le emozioni più grandi che ho provato nel corso del mio lavoro ricorderò sempre un’attività svolta con i non vedenti. Entrando in acqua con loro ho sentito molto vicina la loro condizione, negli abissi ci si trova infatti spesso a muoversi in assenza di luce. L’intesa con quei ragazzi è stata immediata».

Cristina Di Lucente

Il fotografo
Luca Zennaro
Fotoreporter dell’agenzia Ansa per gli avvenimenti della Liguria e per la cronaca internazionale. Lavora anche per le principali agenzie fotografiche italiane.

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01/12/2013