Cristina Di Lucente
12 click per raccontarsi
Cultura del servizio, presenza nel quotidiano e nelle situazioni straordinarie: questo e molto altro negli scatti del Calendario 2014
Fotografie che fuoriescono dalle cornici, dettagli di vita, quella reale del servizio di polizia, ingrandita per catturare l’attenzione di chi guarda. Scene che si ripetono quotidianamente nel percorso lavorativo degli operatori, accanto ad altre che riportano la nostra memoria ad eventi eccezionali, raccontate tutte con la stessa naturalezza e semplicità, volutamente prive di particolari effetti fotografici o costruzioni artificiose. Sono queste le immagini del Calendario che la Polizia di Stato propone per il 2014, frammenti di realtà che narrano le nostre storie, quelle di un’Istituzione che è il risultato dell’azione concreta di donne e uomini che dedicano il proprio impegno lavorativo a rendere migliore la vita della comunità. Lo spiega il capo della Polizia Alessandro Pansa nella lettera che accompagna ed apre i 12 mesi del 2014. L’idea di questo calendario non parte da foto realizzate ad hoc ma da scatti già esistenti, in un certo senso di repertorio, relativi alla vita della polizia nelle sue tante espressioni e sfaccettature. «Quello che emergeva guardando tutte quelle scene potrebbe essere condensato nel concetto di presenza della polizia tutti i giorni nella vita dei cittadini», spiega Antonio Romano, direttore dell’agenzia di comunicazione Inarea, che ha coordinato la realizzazione grafica del progetto. «Di fronte ad immagini di tutti i tipi sono state selezionate solo quelle che, appese ad un muro per un mese non avrebbero generato angosce, evitando volutamente le più emotive, che avrebbero forse potuto essere maggiormente d’effetto». L’operazione successiva è stata quella di estrapolare da una foto d’insieme il dettaglio, evidenziandolo. Le difficoltà incontrate nella realizzazione del progetto sono state a volte di carattere tecnico: non tutte le foto si prestavano, per la qualità intrinseca del prodotto, ad essere funzionali a quel tipo di resa. «Alcune abbiamo dovuto scartarle nostro malgrado, proprio per questo motivo. L’obiettivo doveva essere quello di evidenziare la comunità, l’Istituzione che interpreta la sua mission di condivisione nell’esistenza degli altri. C’è una forte presenza di bianco, un colore che tipograficamente implica un concetto di silenzio. In genere un quadro piccolo con un grande passepartout intorno serve per attirare l’attenzione su un’idea forte, così come le gioiellerie importanti mostrano un solo oggetto per vetrina, sottolineandone il valore». Il Calendario della polizia non è un prodotto che si esprime costantemente con gli stessi stilemi: di volta in volta cambiano i contenuti e i temi affrontati. Quello targato 2014 ha voluto parlare, con grande misura e understatement, del senso di relazione che incorre tra la polizia e il cittadino. Il significato nascosto dietro questo lavoro è da ricercare nella foto non ritoccata, da cogliere nella sua immediatezza. Potrebbe essere la classica immagine da quotidiano, che parla di un fatto di cronaca e dietro la quale c’è la mano di un fotografo da reportage, non quella di un professionista che costruisce immagini. Ancora una volta attraverso il Calendario la Polizia di Stato rinnova la sua partnership con l’Unicef, devolvendone i proventi delle vendite al finanziamento del progetto che l’associazione internazionale sta portando avanti per sostenere 5.500 bambini del Bangladesh, uno dei Paesi più densamente popolati al mondo, dove l’80% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. La povertà e il sottosviluppo rappresentano le principali criticità, aggravate dalla frequenza di disastri naturali come cicloni e alluvioni. «Questi fattori hanno comportato che nel 2012 ben 7,9 milioni di bambini sono stati vittime di sfruttamento del lavoro minorile e 5,9 milioni hanno svolto lavori a rischio o sono stati coinvolti nello sfruttamento sessuale o domestico spiega a Poliziamoderna Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia – dobbiamo intervenire subito perché questi numeri non sono semplici cifre ma ognuno rappresenta una vita da proteggere». L’impegno comune di Polizia di Stato e Unicef viene dunque focalizzato in questo progetto sulla tutela dei bambini che vivono in strada, i più vulnerabili tra i vulnerabili. L’obiettivo sarà quello di garantire loro assistenza continua, luoghi sicuri in cui poter giocare e seguire attività di integrazione e per il reinserimento sociale, fornendo assistenza giuridica e legale perché possano esercitare i diritti che sono stati loro negati. Fino ad ora, grazie al Calendario della polizia è stato raccolto oltre un milione e mezzo di euro. «Anche per il prossimo anno, con l’aiuto della Polizia di Stato e di tutti i cittadini che acquisteranno il calendario, potremo dare a dei bambini la possibilità di respirare aria di serenità», conclude Guerrera. Nell’era digitale, che tende sempre più ad abbattere le barriere della mediazione grazie all’uso della Rete, si può dire che il funzionamento di un’Istituzione sia direttamente proporzionale alla capacità di tradurre il suo operato in un servizio per la comunità, realizzando relazioni di scambio con i propri referenti e trasformandoli in elementi di arricchimento. Per questo il calendario, con il linguaggio sobrio e diretto delle immagini, vuole comunicare che indossare una divisa significa essere un punto di riferimento per gli altri, sottolineando la cultura del servizio. Per usare le parole del capo della Polizia Alessandro Pansa, si tratta di «brani di realtà, testimonianze di accadimenti nel corso dei quali uomini e donne della Polizia di Stato hanno prestato il proprio servizio con grande senso del dovere e senza cercare ribalte mediatiche». Anche se a volte la ribalta arriva, nostro malgrado.