Pietro Comito*

La costa degli dei

CONDIVIDI

A Vibo Valentia, culla della cultura classica, la Polizia di Stato è in prima linea per contrastare la criminalità organizzata

Ottomila anni di storia. Oggi capoluogo di una delle province più giovani d’Italia, ieri faro dell’antica Calabria greca. Circa 34mila abitanti divisi in dieci frazioni che da un colle a 476 metri sul livello del mare s’affacciano sul quel tratto del litorale tirrenico rinomato nel mondo come Costa degli dei. “Costabella” la definì il celebre scrittore Giuseppe Berto, che qui decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita trovando ispirazione per la sua straordinaria produzione letteraria. Vibo Valentia cuore di una provincia di cinquanta comuni, che guarda il mare a Ponente e che, volgendo lo sguardo a Levante, scorge la lussureggiante dorsale delle Serre.
In questi luoghi, si racconta, Proserpina, figlia di Giove e Demetra, fu rapita da Plutone che la condusse nel regno dei morti: il padre la costrinse a trascorrere l’inverno nell’Ade e l’estate sulla terra. È terra di immagini contrastanti: acque turchesi e verde acceso della macchia mediterranea; tracce della gloriosa storia della Magna Grecia che si confondono nell’urbanizzazione d’epoca fascista firmata dal ministro mussoliniano Luigi Razza. Il sacro misticismo dei suoi luoghi di fede, primo fra tutti la Certosa di San Brunone di Colonia, e le leggende tramandate dalla mitologia; una terra potenzialmente ricca, grazie al suo patrimonio storico, culturale e ambientale, di fatto povera in ragione dell’assenza di politiche di valorizzazione delle sue risorse e dei processi di deindustrializzazione in atto.
La questura, istituita nel 1995, sorge in via Sant’Aloe, dirimpetto al parco archeologico che negli ultimi decenni ha restituito dall’oblio del tempo nuove importanti vestigia d’epoca greco-romana. A qualche centinaio di metri la prestigiosa Scuola allievi agenti: adiacente al Parco delle Rimembranze, dedicato ai caduti di tutti le guerre, si trova a valle delle Mura greche, affiorate nei primi del Novecento grazie agli scavi dell’archeologo Paolo Orsi, e del castello Normanno Svevo, maniero che domina la città della quale è simbolo.
Questura e Scuola di polizia, due presidi che hanno inciso profondamente nel tessuto socio-culturale locale. È una realtà, quella vibonese, alle prese con l’evidente pervasività della ‘ndrangheta e con l’incidenza di reati spia sintomatici della capacità di

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/11/2013