Valentina Pistillo

Nella Rete con rispetto

CONDIVIDI

Consigli ed iniziative di insegnanti e genitori per proteggere i giovani dalle minacce on line

Camilla, 12 anni è tornata a casa in lacrime. Appena è uscita da scuola ha acceso il cellulare per chiamare un’amica. Ma sul suo smarthphone ha trovato un’amara sorpresa. Sono apparsi sullo schermo alcuni sms pesanti come macigni. Un gruppo di ragazzini della sua classe l’ha presa di mira. «Brutta secchiona ci hai fatto fare brutta figura con la prof: ti faremo “la pelle”» e ancora «Sei grassa e brufolosa e pensi solo a studiare, non ti rimane nient’altro».
Federico, 15 anni, genitori separati, passa interminabili pomeriggi da solo in casa davanti al computer per chattare su Facebook. Spesso il gruppo si incontra “ai giardinetti” e condivide, con un cellulare di ultima generazione, musica, video e tantissime foto. Federico ed i suoi amici amano ritrarre i dettagli fisici delle loro coetanee, il cosiddetto happy slapping. Minacciano di mettere tutto su YouTube e ricattano le ragazzine, in cambio di prestazioni di natura sessuale.
I nomi sono di pura finzione ma purtroppo i casi sono reali e sono alcuni degli episodi di cyberbullismo che accadono ogni giorno. Solo quando sfociano nel suicidio delle giovani vittime fanno notizia sui giornali.
Se nei casi più gravi di prevaricazioni fisiche e sessuali è compito delle forze dell’ordine intervenire, in presenza di molestie psicologiche, che pur non sfociando nella violenza fisica sono altrettanto fastidiose e pericolose, una prima forma di intervento potrebbe essere, innanzitutto, quella di cercare di comprendere e migliorare i comportamenti tra i ragazzi, lavorando sulle loro capacità relazionali.
Naturalmente, risulta fondamentale per questo aspetto il ruolo delle principali “agenzie educative”, la famiglia e la scuola. Infatti, spesso, sono proprio la disinformazione, la politica del silenzio e la convinzione erronea di non poter denunciare i fatti, a far sì che gli aggressori agiscano spinti dalla possibilità di non uscire allo scoperto e le vittime subiscano provando vergogna e sentendosi in difficoltà.
Sull’attività di prevenzione o intervento che può attuare la famiglia, abbiamo sentito il parere del presidente nonché fondatore del Moige - Movimento italiano genitori (associazione da anni impegnata per la tutela dei giovani vittime di bullismo, della pedofilia e di spettacoli televisivi dai contenuti inadeguati), Maria Rita Munizzi. «I genitori – sostiene – dovrebbero dotare il computer di casa di strumenti di sicurezza e di controllo come programmi antivirus, filtri antispam, sistemi di controllo sull’accesso a chat, forum e newsgroup e misure di sicurezza che inibiscano le connessioni non protette». La strategia migliore è senza dubbio quella di comunicare con i propri figli, condividendo l’utilizzo del computer. «Può anche essere utile – suggerisce il presidente del Moige – non posizionare il computer nella stanza dei ragazzi ma in un

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/11/2013