Luigi Lucchetti*

La medicina in difensiva

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Per scongiurare contenziosi giudiziari da parte dei pazienti, i medici spesso ricorrono a inutili esami diagnostici e terapie sovradimensionate

Con lo straordinario sviluppo scientifico e tecnologico che negli ultimi decenni ha caratterizzato la medicina moderna nel mondo occidentale, le procedure diagnostiche e le risorse terapeutiche a disposizione dei medici sono divenute sempre più efficaci nel migliorare la qualità della vita e le possibilità di guarigione dei pazienti. Questo prodigioso progresso ha indotto un atteggiamento culturale che tende ad attribuire alla medicina una sorta di onnipotenza rispetto alle sue possibilità terapeutiche, con conseguente iper-responsabilizzazione del medico da parte del paziente, considerato depositario di un “verbo” assoluto. Contestualmente la relazione medico-paziente ha visto il passaggio da una concezione “paternalistico-verticale”, in forza del cosidetto “privilegio terapeutico”, ad una concezione “consensualistico-orizzontale”, basata su un rapporto più contrattuale. In particolare si è affermato il principio di autodeterminazione del paziente nell’assunzione della scelta che diventa il risultato di una co-decisione. La percezione illusoria di una medicina onnipotente, la concezione contra

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01/08/2013