Federico Scotti*

A memoria d’uomo

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Dai primi dischi in gommalacca agli hard disk. L’evoluzione dei supporti per memorizzare musica, fotografie e dati

Oggi siamo abituati a registrare i nostri ricordi in tanti modi. Con l’avvento dell’era digitale le foto, la musica, i video vengono trasformati in bit e riversati su supporti di memoria sempre più capienti e sempre più piccoli. Persino i nostri pensieri, un tempo affidati alla carta, ora vengono trasformati in catene di zero e uno e mandati sulle “nuvole”.
Con un processo di apprendimento, per qualcuno facile per altri più difficile, abbiamo imparato a trasformare le nostre abitudini fino a cancellare i confini tra il mondo reale e quello virtuale. Tanto da diventare “immigrati digitali” in un mondo dove la tecnologia e l’interazione con essa sono elementi naturali.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Da sempre l’uomo, non solo sapiens, ha provato a fermare il tempo immortalando gli attimi prima sulla pietra, poi sulla carta o sulla tela. Quello che non poteva essere rappresentato veniva descritto e poi trascritto. Ma la pittura o la scrittura avevano bisogno della mano e dell’occhio umano, la stampa permise la loro diffusione ma creò an

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01/06/2013