Luigi Lucchetti*
Il disimpegno morale
Come gli esseri umani si autoassolvono dal senso di colpa di fronte ad azioni inaccettabili, ad esempio evadere le tasse, solo perché diffuse. Lo dimostra un esperimento di “prigione simulata” dell’università di Standford
Nel lontano 1971 presso l’Università di Standford Phil Zimbardo conduce un esperimento di “prigione simulata”, il cui scopo iniziale è quello di studiare l’adattamento dei reclusi al carcere. Il gruppo di volontari composto da 24 studenti universitari maschi – reclutati tra il centinaio che ha risposto ad un annuncio sul giornale locale in cui si prometteva un compenso di 15 dollari al giorno per due settimane – è stato scelto in quanto i suoi componenti sono risultati i più sani psicologicamente, immuni da trascorsi penali o di abuso di alcol e droghe. Ad una metà di loro viene assegnato a sorte il ruolo di carcerieri, ed all’altra metà quello di prigionieri; ai primi viene genericamente indicato che dovranno fare quanto necessario per mantenere l’ordine fra i secondi, con l’avvertenza di evitare abusi e punizioni fisiche. L’esperimento viene condotto in modo molto realistico. I prigionieri vengono arrestati nelle loro abitazioni, portati nel Dipartimento di Psicologia trasformato allo scopo in prigione, sottoposti a pesanti procedure di identificazione e schedatura, vestiti con uniformi da galeotti recanti un numero di riconoscimento sul petto, incatenati; i carcerieri indossano uniformi color cachi, portano occhiali a specchio, sono equipaggiati con un manganello ed un fischietto da poliziotti al collo. Volontari e ricercatori si aspettano che l’esperimento duri le due settimane previste, ma
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