di Barbara Manicardi*

Laboriosa e conviviale

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Rosse di Maranello ed eccellenze gastronomiche: a Modena il benessere rende il territorio un obiettivo appetibile, anche per la criminalità

è fiera e laboriosa, sa far divertire e mangiar bene, ma pretende anche rigore, impegno e operosità. Perché solo così, con l’ostinazione e un ingegno che tutto il mondo le invidia, si arriva ai vertici. E Modena, nonostante l’attuale crisi e un terremoto senza precedenti per gravità e danni che ha messo in ginocchio, un anno fa, metà provincia (quella che, per intenderci, costituisce il 2% del Pil nazionale visto che nella Bassa ha sede il comparto biomedicale) è una delle realtà economiche tra le più importanti in Italia e nel mondo. E questo grazie a uomini di grande intelligenza e creatività che hanno ‘’inventato’’ cose come la Ferrari, l’aceto balsamico, le figurine Panini e la gastronomia Fini, tanto per citarne solo alcuni. È a Modena infatti che hanno sede importanti industrie alimentari (tra cui Grandi Salumifici Italiani, Cremonini e Fini, centri di produzione del Parmigiano Reggiano e della lavorazione del maiale), metalmeccaniche (Modena è la capitale mondiale dell’automobilismo sportivo con le sedi della Ferrari a Maranello, della Maserati in città, della De Tomaso in periferia e della Pagani a San Cesario, e fino a pochi anni fa, della Bugatti a Campogalliano), delle ceramiche (Sassuolo e Fiorano), tessili (Carpi) e appunto del biomedicale. Ma non ci si faccia trarre in inganno: è vero, sotto la Ghirlandina, simbolo della città, si lavora tanto, ma i modenesi sanno anche godersi la vita cenando in uno dei tantissimi ristoranti tipici del centro o della periferia, andando a teatro e visitando una mostra, facendo sport o andando allo stadio Braglia, dove i gialloblu sanno sempre riservare sorprese, come quella di aver conquistato la serie A nel 2002. Imprenditoria, cultura e genio hanno reso Modena famosa in tutto il mondo: basta veder sfrecciare una “rossa” di Maranello o mangiare i tortellini o condire un’insalata con l’inimitabile aceto balsamico tradizionale o ascoltare la voce del più grande tenore del mondo, Luciano Pavarotti, modenese doc, o appiccicando una figurina (Panini) su un album che immediatamente si pensa a Modena. Del resto basta passeggiare tra le sue strade, osservando la gente indaffarata dalla mattina alla sera come se non ci fosse abbastanza tempo per fare tutto, captando quella capacità unica di sdrammatizzare anche il peggiore dei problemi, e immediatamente ci si rende conto di quali sono le radici di questa città. E di come, pur restando fedele alle sue tradizioni, i modenesi sappiano guardare avanti con un ottimismo e una forza che appartiene davvero a poche realtà. Qui le crisi e le difficoltà, di qualunque natura siano, si risolvono sempre a tavola, perno intorno al quale ruotano convivialità e successo economico. Ma non di sola tavola è fatta questa città. Modena infatti ha una storia importante, cruciale. È tra le città decorate al Valor militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d’oro al Valor militare il 29 marzo 1947 per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. E hanno ragione coloro che vogliono proporre Modena come meta turistica di seri

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01/06/2013