Valentina Pistillo

Storie di coraggio

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Ai poliziotti che si sono distinti nel loro lavoro i riconoscimenti per l’altissimo senso del dovere

A Roma è la Scuola superiore di polizia ad accogliere l’austero anniversario che ha visto, tra i momenti fondamentali, la consegna delle onorificenze ai poliziotti che si sono distinti per i comportamenti encomiabili. Ma la ricorrenza della fondazione è dedicata a tutti gli operatori della Polizia di Stato, «quotidianamente chiamati, di fronte a sfide globali, a rispondere ai sempre più complessi bisogni di sicurezza», ha sottolineato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Sul fronte dell’ordine pubblico, anche tra numerose difficoltà, la Polizia di Stato ha continuato a garantire i diritti dei cittadini, dedicandosi al contrasto di ogni forma di violenza. Lo stesso impegno è stato dedicato all’azione quotidiana di controllo del territorio, nella quale un peculiare contributo viene dato dalle specialità della Polizia di Stato, riconosciuto, quest’anno, con un’ulteriore Medaglia d’oro al Merito civile alla Bandiera, alla polizia ferroviaria, per i risultati ottenuti con l’attività di prevenzione e repressione, “effettuati in tutto il territorio nazionale, con umiltà e coraggio, sprezzo del pericolo e senso del dovere, spesso in estrema lotta contro il tempo e in condizioni ambientali proibitive”, recita la motivazione.
Durante la cerimonia, il ministro dell’Interno Alfano ed il vice direttore generale vicario della Pubblica Sicurezza Alessandro Marangoni hanno ricordato con commozione, per l’intera carriera di investigatore al servizio delle Istituzioni, il capo della Polizia Antonio Manganelli. Che se ne è andato, però, con un sogno rimasto nel cassetto: quello di vedere laureata la figlia diciannovenne, per la quale stravedeva e alla quale ha dedicato il suo libro postumo “Il sangue non sbaglia mai”. Al primo anno di giurisprudenza, Emanuela Manganelli, che del padre ha ereditato un sorriso che dimostra tutta la voglia di non arrendersi, ha ritirato durante la sobria cerimonia, la Medaglia d’oro al valore civile, conferita alla memoria del padre. La consegna di tale riconoscimento, avvenuta dalle mani del neo ministro dell’Interno, deriva dal fatto che Manganelli, nonostante abbia dovuto combattere fino allo stremo contro un male incurabile, «ha saputo offrire a tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato un presidio fermo e sicuro. La morte lo ha raggiunto nel pieno svolgimento delle sue funzioni. Che il Suo esempio viva nella memoria dei posteri, per tramandarlo alle future generazioni».
Continuano subito dopo le premiazioni dei poliziotti che hanno sacrificato la propria vita per l’altissimo senso del dovere. è il caso di Antonino Copia per il quale ritira la Medaglia d’argento il padre Serafino, che racconta: «Tra il 2001 e il 2004 mio figlio aveva partecipato a missioni di pace in Kosovo e Bosnia, quando era caporale dell’Esercito. L’anno seguente aveva insistito per entrare in Polizia e ci era riuscito». “Nino” era nato a Catania. Arrivato alla squadra Volanti, della questura di Venezia, nell’aprile del 2008, era alla guida di un’Alfa 159 quando ha perso la vita sul Ponte della Libertà translagunare che collega Venezia a Mestre. Stava andando in ausilio di un altro equipaggio insieme all’ispettore Stefano Stradiotto, che egli chiamava simpaticamente il mio “boss”. Un intervento urgente: alcune persone sospette, all’interno di un deposito di una ditta di spedizioni di via Forte Marghera, erano fuggite all’intimazione dell’alt. «Un minuto ed arriviamo!», risponde l’ispettore ai colleghi in difficoltà. L’auto della polizia parte a gran velocità ma, alla fine del rettilineo, perde aderenza con ogni probabilità a causa dell’asfalto reso viscido dalla pioggia. Sbanda verso sinistra ed esce di strada, schiantandosi violentemente in un frontale contro un grosso albero. Nell’impatto l’agente Antonino Copia muore sul colpo per le gravissime lesioni interne riportate, mentre l’ispettore Stradiotto, gravemente ferito al femore, alla testa e con le costole che nell’impatto gli hanno traforato un polmone, perde conoscenza. Viene soccorso e ricoverato presso l’ospedale veneziano SS Giovanni e Paolo dalla dottoressa Giulia Vieceli, che fa il possibile per rianimarlo e non lo lascia neppure un minuto. Dopo quasi due anni ha ripreso a condurre una vita quasi normale, è tornato a lavorare ma non è più operativo: attualmente è responsabile della Sala operativa della questura di Venezia. Anche lui è stato insignito della Medaglia d’argento. Avrebbe sicuramente condiviso l’onorificenza con Antonino il quale, a 27 anni, oltre ai genitori, al fratello e alla sorella Maria che lavora alla questura di Catania, ha lasciato la fidanzata Bernice con cui conviveva e aveva già comprato casa a Musestre di Roncade, nel trevigiano.
Non ha potuto festeggiare il ferragosto con i suoi cari Antonio Crisafulli, ispettore della Polizia di Stato della questura di Milano. È morto in una canicolare domenica sull’A14 all’altezza di Fano. Morto per aiutare gli altri. Sabato era stato il suo ultimo giorno di lavoro. Domenica mattina, quel fatidico 12 agosto del 2012, era partito con la famiglia per andare nelle Marche, dove avrebbe trascorso le vacanze. D’un tratto la sua attenzione era stata attratta dal ribaltamento di una vettura straniera, avvenuto dall’altra parte dell’autostrada. Non ha indugiato un attimo. Ha parcheggiato la sua auto nella corsia d’emergenza; ha saltato il new jersey per raggiungere i feriti. Ma è stato falciato da due auto spuntate fuori all’improvviso, alla velocità tipica dell’autostrada. «Antonio era generoso, pensava sempre agli altri – ricorda la moglie – se doveva aiutare qualcuno non esitava, anche se sapeva di rischiare la vita». «Quello che Antonio ha fatto quella mattina non ci sorprende, era nel suo Dna», hanno dichiarato increduli e scossi i colleghi alla stampa, all’epoca dei fatti. La sua storia parla per lui: negli Anni ’90 era stato insignito di un prestigioso premio intitolato al generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa dopo un gesto eroico. Era alle Volanti, allora. Salvò una bambina che il padre voleva gettare dal balcone. Mentre gli altri aspettavano, l’ispettore, da solo, si era arrampicato sulla scala dei pompieri ed aveva preso la piccola. Di episodi di questo tipo ce ne sono tanti. A Cinisello, qualche anno fa, si era gettato in un incendio per salvare una persona. Credeva nel suo lavoro. Era uno di quei poliziotti che anche fuori dal servizio si sentono la divisa addosso. La promozione per merito straordinario se la merita tutta. La motivazione: “chiaro ed eroico esempio di elevatissimo coraggio e straordinario altruismo spinto fino all’estremo sacrificio”. Hanno ritirato l’onorificenza la moglie Barbara e i figli Andrea e Cristian di 13 e 5 anni. Nei loro volti innocenti il sorriso del padre Antonio.
Viveva a Vasto, dove era nato, in via Spataro e dove aveva conosciuto sua moglie Anna da quando aveva quindici anni. Si chiamava Maurizio Zanella l’agente della polizia autostradale, in servizio nella sottosezione di Vasto Sud, morto il 30 agosto 2012, mentre era in servizio in territorio pugliese per regolarizzare il traffico. Di pattuglia insieme al collega Nicola Di Sciascio, erano da poco passate le 12, quando sono stati inviati nel tratto foggiano dell’arteria adriatica per far defluire il traffico in condizioni di scarsa visibilità, a causa di un incendio scoppiato nei pressi della carreggiata. I due agenti erano scesi dall’auto di servizio e, bandiera in mano, si erano posti ai margini della corsia di emergenza, per segnalare agli automobilisti la situazione di pericolo. Il conducente di una Ford Focus, all’improvviso, ha invaso la corsia d’emergenza e ha falciato il poliziotto, dopo aver urtato l’auto di servizio nella parte posteriore. Per Maurizio Zanella, purtroppo, non c’è stato scampo. L’assistente capo è morto sul colpo rimanendo incastrato tra due automezzi. Il collega Di Sciascio, invece, è stato soccorso e trasferito d’urgenza all’ospedale S. Timoteo di Termoli dove i sanitari lo hanno ricoverato per le lesioni riportate. La vedova Zannella lo ricorda così: «Maurizio era orgoglioso del suo lavoro e fiero della divisa che indossava. Nel tempo libero, poi, la sua passione era la pesca: appena terminato il turno di servizio andavamo tutti insieme al mare». Per le figlie Valeria e Miriana di 24 e 17 anni è stato un onore sentire pronunciare il nome di papà Maurizio insieme a coloro che hanno pagato con la vita il servizio reso alla collettività e allo Stato. Hanno ritirato la promozione per merito straordinario con la seguente motivazione: “Raro esempio di attaccamento al dovere, elevato coraggio e senso di responsabilità dettato fino all’estremo sacrificio”.
Di medaglie e qualificazioni ne ha già conquistate molte, invece, Jessica Rossi, giovane poliziotta del Gruppo sportivo Fiamme oro di origini emiliane, che detiene il record mondiale del trap, specialità fossa olimpica. Poco più che ventenne, le è stata conferita, dai vertici della polizia, la promozione per merito straordinario, chiudendo la sobria celebrazione dell’Istituzione. Novantanove piattelli su cento è il record femminile che Jessica ha conquistato alle Olimpiadi di Londra del 2012. È filato tutto come aveva pianificato prima a Ponso, paese del padovano dove è andata a vivere. Che naturalmente ha scelto per il vicino poligono, attrezzato a riprodurre le condizioni di gara londinesi il più fedelmente possibile. Tenera, ma allo stesso tempo determinata, dedicò la vittoria dei Giochi olimpici alla sua terra, distrutta dal terremoto del maggio 2012.

01/06/2013