Gianni Sarrocco

Da sempre insieme

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Le celebrazioni del 161° Anniversario della Fondazione della polizia si sono svolte in forma sobria alla presenza del nuovo ministro dell’Interno

In un mondo in cui anche le certezze possono andare in frantumi c’è uno slogan destinato a reggere a qualsiasi scossa, a qualsiasi spinta contraria, a qualsivoglia critica più o meno costruttiva: “C’è più sicurezza insieme”. Più che uno slogan è un atto di fede, un claim forgiato con il sangue, le fatiche, i sacrifici di donne e uomini che non perché indossano una divisa, quella della Polizia di Stato, hanno nel cuore e nella testa un compito preciso, quello di dare sicurezza. E ciò senza se e senza ma, certo come un atto di fede. Questo l’assioma caro al compianto capo della Polizia Antonio Manganelli che ha cadenzato le sobrie cerimonie per il 161° Anniversario della Fondazione della Polizia di Stato. Non più festa nelle piazze bensì cerimonie semplici e sentite anche per ricordare un Capo che ha lasciato un forte segno della sua presenza in quanti hanno avuto modo di affiancarlo nella dura battaglia che Antonio Manganelli ha condotto da “sbirro di strada”, da funzionario, da Capo contro ogni minaccia alla sicurezza dei cittadini, ovunque e anche in “terra infidelium” contro tutti.
Quel “C’è più sicurezza insieme” il prefetto Manganelli ce l’aveva cucito sulla pelle, come gli alamari del generale Dalla Chiesa, e in tutte le cerimonie svoltesi il 16 maggio per ricordare il compleanno della Polizia di Stato, la presenza di questo poliziotto che ha saputo chiedere scusa anche per colpe non sue è stata tangibile.
Anche il 161° Anniversario della Fondazione di un’istituzione che conserva la sua compattezza anche da smilitarizzata ha visto il ricordo e il rimpianto di quanti, donne e uomini, hanno provato e saggiato sulla carne viva cosa significhi attaccamento al dovere, elevato coraggio e senso di responsabilità dettato fino all’estremo sacrificio come detto nelle motivazioni delle medaglie e delle promozioni concesse per una festa che non c’è stata ma che ha visto ugualmente riunita l’intera famiglia della Polizia di Stato. Onorificenze conferite (come raccontiamo nell’articolo a seguire) a donne e uomini in divisa e anche alla memoria di Antonio Manganelli per la sua dedizione alle virtù civiche e per la sua passione al servizio dello Stato e dei cittadini. È sempre triste ricordare l’esempio, il coraggio e l’eroismo di chi non c’è più. Ma ogni battaglia (forse non è una battaglia quella che poliziotte e poliziotti combattono ogni giorno contro il male?) ha i suoi caduti, i suoi eroi e non è retorica. “Senza sangue, senza lacrime non c’è gloria”, diceva alla vigilia della battaglia di Alamo il generale messicano Antonio Lopez de Sant’Anna impegnato nel 1836 a spegnere con ogni mezzo i fuochi indipendentisti del Texas. Oggi ci sono da spegnere i focolai di disordine, di criminalità piccola e grande, e di corruzione che minano alla base la convivenza civile e la sicurezza di noi tutti. Come? Ce lo ricorda Antonio Manganelli nel filmato proiettato durante la cerimonia svoltasi alla scuola superiore di polizia alla presenza del vice premier e ministro dell’Interno Angelino Alfano. «La battaglia quotidiana contro chi attenta alla sicurezza dei cittadini e dello Stato – è l’eredità lasciataci dal compianto capo della Polizia – si vince soltanto insieme: uniti a fare squadra, a fare rete, ciascuno secondo ruoli, responsabilità, capacità». In ogni angolo del Paese c’è sempre un poliziotto di prossimità e perciò è importante stimolare la sensibilità dei cittadini. Il gravissimo episodio di Milano (l’uomo armato di piccone che ha lasciato tre morti dietro di sé) lo dimostra: per quasi due ore nessuno ha telefonato al 112 o al 113.
Celebrazione in famiglia per i 161 anni della Polizia di Stato ma senza nulla togliere al profondo significato di una ricorrenza che in altri anni ha richiamato folle nelle piazze di tutta Italia. Quest’anno tutto nel segno della sobrietà, come ha sottolineato il prefetto Alessandro Marangoni, vice direttore generale vicario della Pubblica Sicurezza nell’indirizzo di saluto rivolto al ministro Alfano dopo l’omaggio ai caduti nel sacrario della Scuola superiore di via Piero della Francesca a Roma. «Nella duplice veste di ministro dell’Interno e di vice presidente del Consiglio – ha detto Marangoni – oggi lei ha voluto dare una chiara e concreta dimostrazione dell’impegno del Governo e della sua personale vicinanza a chi, con professionalità, dedizione e sacrificio, è chiamato a tutelare l’ordine pubblico, a combattere il crimine, a garantire i fondamentali diritti dei cittadini e la stabilità delle istituzioni democratiche». Dal sistema Paese al sistema famiglia anche per le ricorrenze dei corpi di polizia o delle forze armate all’insegna della massima sobrietà. «Prima ancora che una doverosa misura di contenimento dei costi, è un atto dovuto nei confronti del Paese – ha spiegato il prefetto Marangoni – È il modo per ribadire , con austerità e concretamente, il senso più profondo del nostro voler essere sempre al fianco delle persone e dalla parte dei più deboli per preservarli dall’insicurezza. L’insicurezza è ormai diventata una delle più gravi forme di ingiustizia sociale; è una forma di ineguaglianza perché colpisce, più di tutti le persone socialmente deboli che non hanno i mezzi per proteggere il proprio spazio di vita e per le quali il danno arrecato dal crimine è a volte irreparabile. Oggi – ha detto ancora Marangoni – siamo chiamati ad affrontare un avversario nuovo e insidioso, che rischia di incidere sul senso di sicurezza dei cittadini e di minare le basi della convivenza civile, portandoci al confronto nel mediare i conflitti sociali, per ridurre le occasioni di scontro e per contribuire a rinsaldare la fiducia nelle istituzioni… Saremo ancora una volta la medicina per abbassare la febbre di una malattia sulle cui cause altri devono intervenire. Per questo gli operatori di polizia devono avere adeguati supporti e tutele tali da essere garantiti nel loro lavoro». «Ce la faremo – ha concluso il prefetto Marangoni – perché sappiamo di poter contare su un formidabile alleato: la stima della gente perbene e il convinto sostegno della società civile. Ed è merito principale di Antonio Manganelli se oggi possiamo godere di tanta fiducia da parte dei cittadini».
Da parte sua il ministro dell’Interno Alfano ha avuto parole di ringraziamento per quanto fanno donne e uomini della Polizia di Stato anche in condizioni difficili e disagiate ma la scelta di celebrare l’Anniversario alla Scuola superiore di polizia «cuore dell’eccellenza formativa e moderno ateneo della sicurezza, è la migliore testimonianza della grande professionalità degli operatori della Polizia di Stato quotidianamente chiamati, di fronte a sfide globali, a rispondere ai sempre più complessi bisogni di sicurezza». Quindi il ministro ha voluto ricordare i concreti risultati ottenuti nel contrasto a ogni forma di criminalità e l’impegno profuso nelle nuove sfide come cyber crime e femminicidio. Il ministro dell’Interno ha ricordato poi le difficili situazioni di ordine pubblico affrontate in questi mesi a causa delle gravi tensioni socioeconomiche. «Lo avete fatto con un equilibrio – ha precisato – e una professionalità che è stata ampiamente riconosciuta a tutti voi dall’opinione pubblica». Quindi il vice premier Alfano ha consegnato le onorificenze a conclusione della cerimonia svoltasi anche alla presenza del vice ministro Bubbico e dei sottosegretari all’Interno Manzione e Bocci e di altre autorità.
Anche se celebrato “in famiglia” questo anniversario non ha perso di importanza e di significato. Nell’aula magna della Scuola superiore di polizia, specialmente nei commossi momenti di consegna delle onorificenze, idealmente erano presenti tutti i poliziotti d’Italia rappresentati da una platea di agenti e di allievi commissari destinati a raccogliere il testimone di quanti sinora hanno indossato una divisa anche per sentirsi più vicini ai cittadini. Ed ecco che ritorna lo slogan “C’è più sicurezza insieme” che ha dato l’impronta a un video creato per l’occasione della celebrazione fatto in casa con protagonisti appartenenti alla Polizia di Stato. In questo filmato c’è gente comune che si aggira in una piazza chi tappandosi le orecchie e la bocca e chi coprendosi gli occhi. Un po’ come le tre scimmiette che spesso sono unici testimoni di tanti fattacci specialmente in tema di criminalità organizzata. Una folla amorfa che gira intorno alla sagoma di un corpo umano disegnata per terra. Ma a un certo punto questa folla si aggrega, si ferma a guardare, c’è chi depone un mazzo di fiori e chi mette mano a un telefonino per chiamare il 113. Appaiono uomini e donne in divisa da poliziotti, ci si incontra, ci si abbraccia ed ecco la squadra che avanza e che è destinata a vincere l’omertà perché insieme c’è più sicurezza. È il gioco di squadra ideato e voluto dal prefetto Manganelli e continuato dai poliziotti di ogni ordine e grado in tutta Italia non solo per onorare il Capo ma anche perché si tratta di una formula vincente e che dà speranza a chi vive e lavora in realtà difficili. Infatti dovunque c’è bisogno, dovunque ci sono paura e dolore c’è sempre una divisa, con un uomo o donna non importa, ma tutti in prima linea a disposizione di tutti.
Anche in ciò è racchiuso l’intimo significato di un giorno particolare in cui i poliziotti d’Italia ricordano il loro compleanno, vecchio ma giovane, di 161 anni, con un rinnovato impegno a tener fede al loro giuramento con equilibrio e professionalità. Un lavoro difficile che ha bisogno del coinvolgimento sinergico della società civile. Solo così, come ha sottolineato il ministro Alfano, si può vivere liberi dalla paura. E gli italiani devono essere grati non solo ai poliziotti ma anche alle loro famiglie che li sostengono condividendo con loro sacrifici, speranze, soddisfazioni e lutti.

01/06/2013