Anna Lisa Spitaletta
Mafia bunker
«Ci sono uomini abituati a dominare la loro terra e a fare i loro affari indisturbati e onnipotenti, altri uomini passano la vita a cacciarli nell’ombra e senza tregua. Uomini di Stato contro fantasmi senza legge, ma non è più la vecchia storia di guardie e ladri, oggi le forze dell’ordine hanno portato la caccia ai latitanti su un altro livello e per prendere i criminali più feroci d’Italia hanno creato una rete di spionaggio invisibile senza tralasciare alcun indizio. Hanno scovato uno dopo l’altro i loro covi segreti e per la prima volta scenderemo nei bunker per scoprire ciò che si cela oltre quei meccanismi geniali. Mi chiamo John Dickie, sono uno storico inglese e vi porterò nelle viscere dell’Italia e della criminalità organizzata».
Comincia così Mafia Bunker, un documentario di 90 minuti d’immagini e di parole mozzafiato sui luoghi più caldi della criminalità organizzata italiana, tra Campania e Calabria, che porta lo spettatore dentro le tane dei boss, fin dietro i cunicoli d’accesso di tunnel e di anticamere nascoste una nell’altra, come in un meccanismo di scatole cinesi. Presentato in conferenza stampa lo scorso 12 aprile dal direttore dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale della Polizia di Stato, Maurizio Masciopinto, alla presenza dei rappresentanti delle forze di polizia che nel documentario diventano alcuni degli attori protagonisti delle catture più eccellenti registrate dalla cronaca nera degli ultimi anni: il dirigente della Squadra mobile di Roma, Renato Cortese, il vice comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto e il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Claudio Petrozziello.
Dall’idea nasce il documentario
Mafia Bunker è un prodotto per la televisione italiana e britannica, una co-produzione non frequente, come ha dichiarato lo stesso produttore inglese Richard Bradley in conferenza stampa, lasciando intendere che ciò avviene solo quando la qualità è alta: «Mi bastò una sola telefonata per convincere la BBC a comprare il prodotto». Sherin Salvetti, direttore di History Channel, canale 407 di Sky Tv, ha lanciato il documentario sottolineando che: «Per essere una produzione internazionale si è trattato di un lavoro impegnativo che ha richiesto tre anni di intese e di sforzi da parte di tutti. Sento di volerlo dedicare al capo della Polizia, Antonio Manganelli».
Mafia Bunker è stato visto da 114mila spettatori nella serata del 16 aprile, raggiungendo il picco d’ascolto di 212mila con le repliche già fatte. A maggio è in onda sui canali televisivi della britannica BBC2.
«Tutto è partito da una suggestione – spiega Simona Ercolani, direttore creativo della casa di produzione italiana “Stand by me” – di raccontare la criminalità italiana attraverso i bunker dei boss, poi tra lo sviluppo dell’idea e la realizzazione sono passati circa sei mesi. Con John Dickie nel progetto, uno dei massimi esperti internazionali di mafia italiana, ci siamo conquistati la chiave d’accesso con il partner di produzione inglese, Lion Tv, di Richard Bradley. Con Mafia Bunker sono orgogliosa di avere fatto un’operazione importante di “smitizzazione” dei latitanti: le immagini del nostro documentario dimostrano che i “cattivi” vivono un’esistenza per nulla invidiabile. Passano mesi e anni nascosti come topi in rifugi sotterranei senza la possibilità di vedere la luce del sole. Tutto il loro potere implode nella bruttezza di un’esistenza reclusa: le forze dell’ordine scendono agli inferi per stanarli e loro, come le telecamere hanno raccontato, preferiscono la resa a quel buio infinito».
«Li prenderemo tutti» fu il monito ai latitanti che il capo della Polizia Antonio Manganelli lanciò a Castelvetrano (TP) lo scorso settembre, in occasione dell’inaugurazione del commissariato, nuovo avamposto di polizia in una delle terre siciliane di mafia, di “casa nostra”. Queste parole sono state ricordate da Masciopinto come consuntivo finale dei successi registrati ad oggi dalle forze di polizia, impegnate a stanare i capi dei clan, a partire dai loro covi d’origine.
La voce e il volto di uno storico
Chi conduce la narrazione di Mafia Bunker? John Dickie, storico, giornalista e scrittore di numerosi libri di mafia, è da lì che siamo partiti, dal suo ufficio all’Università di Londra, dove insegna “studi italiani” ad allievi inglesi, italiani e figli d’italiani, riscuotendo molto interesse sui temi della mafia.
Come nasce Mafia Bunker?
L’idea è stata delle case produttrici. Erano riuscite ad avere un accesso senza precedenti ai bunker in cui erano stati scoperti alcuni dei boss più potenti degli ultimi anni: da Michele Zagaria, a Antonio Pelle, a Ciccio Pesce. Dal mio punto di vista il tema bunker dava la possibilità di raccontare un momento molto importante nella lunga storia delle mafie. Dal 1993 per quanto riguarda soprattutto la Sicilia, e dal 2008 circa per quanto riguarda camorra e ‘ndrangheta, le organizzazioni che raccontiamo in Mafia Bunker, c’è stata una concentrazione mai vista sul problem