Simonetta Zanzottera e Giancarlo De Leo
Archeologia e metafisica
Il Compartimento polfer di Roma, nella sua sede alla stazione Termini
Gli uffici del Compartimento della polizia ferroviaria di Roma sono ubicati in una vera e propria “pietra (architettonica) dello scandalo” – l’ala su via Giolitti della stazione Termini, la cosiddetta “ala mazzoniana” – dal nome di Angiolo Mazzoni del Grande, che elaborò il progetto di rinnovamento, purtroppo (o per fortuna, secondo certa critica...) realizzato solo in parte.
L’ala mazzoniana – pur essendo una delle architetture dell’epoca fascista più vituperate nel dopoguerra – si inserisce magistralmente nel contesto in cui è collocata, un brano di città oggi in stato di forte degrado e colpevole abbandono, e tuttavia ancora ricco di fascino, grazie alle emergenze archeologiche e architettoniche che lo caratterizzano: arcate superstiti dell’antico acquedotto romano, la chiesa di Santa Bibiana del Bernini, brani delle mura serviane e un tempio romano, il tempio di Minerva Medica.
Mazzoni fa propri tutti i caratteri dei manufatti che circondano il suo edificio, citandoli e proponendoli nella sua opera. All’interno si susseguono spazi delimitati da arcate e coperti da volte a crociera, rivestite peraltro da mattoni a faccia vista, forte rimando alle murature romane! Mentre all’esterno la successione degli archi sovrapposti, che caratterizzano la lunga facciata rivestita da lastre di travertino, riportano alla memoria il vicino acquedotto. Conclude l’opera la purissima forma della torre tecnica – anch’essa rivestita in travertino – perfettamente cilindrica e avvolta da una sinuosa e visionaria scala elicoidale; un vero “landmark” che, insieme alla torre quasi gemella su via Marsala, annuncia l’arrivo in città al viaggiatore che raggiunge Roma in treno.
L’orizzontalità e la plasticità della facciata contrapposta alla verticalità della torre, la purezza e la semplicità dei volumi conferiscono al manufatto un sapore di gusto novecentista e una classicità del tutto metafisica; l’opera architettonica sembra la trasposizione in pietra di un quadro di De Chirico o, se vogliamo, la perfetta traduzione in opera del manifesto di Le Corbusier “l’Architettura è il gioco corretto, sapiente e magnfico dei volumi puri sotto la luce”. E qui n