Luigi Lucchetti*

Sogno o son desto?

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Sogniamo fin dalla nascita ma da svegli ricordiamo, a volte, solo frammenti. Indaghiamo quest’affascinante stato onirico e il rapporto che lo lega alla veglia e al sonno

Fin dal grembo materno ogni notte, ma anche durante il giorno se dormiamo, ciascuno di noi sogna, continuando a ripetere non intenzionalmente questa esperienza, per molti versi misteriosa, fino all’ultima delle sue notti. Solo un piccolo numero dei sogni effettuati viene ricordato – e spesso solo frammentariamente – e una percentuale ancora più ridotta si caratterizza per una pregnanza e vividezza tali da indurci a realizzare con immediatezza che quanto in essi contenuto riveste un significato cruciale per la nostra esistenza, se solo riuscissimo a decifrarne il messaggio criptato. A partire dalla più remota antichità ogni cultura si è interrogata su cosa sia il sogno, su quale rapporto lo lega al sonno ed alla veglia – quando non anche al divino o al demoniaco – su quali elementi fondare il tentativo di interpretarlo, ed ancora su chi abbia titolo e capacità per effettuare questa operazione ai limiti del magico. Ogni chiave interpretativa proposta si deve innanzitutto confrontare con l’interrogativo fondamentale relativo alla cronologia delle forze generatrici del sogno: esse risiedono nel passato, sono nel presente o si proiettano nel futuro del sognatore? Domanda che ancora più direttamente può essere così posta: i sogni sono radicati nelle esperienze biografiche di un tempo più o meno remoto, o sorgono dalle vicende attualmente in svolgimento, oppure anticipano eventi che dovranno ancora avverarsi? La risposta a questo enigma centrale determina conseguentemente il senso di marcia da intraprendere, e le ragioni che gius

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01/02/2013