Massimo Sgrelli

La forma delle istituzioni

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Sappiamo bene come ciascuna azione umana abbia bisogno della propria forma, per essere riconosciuta con quel carattere che vogliamo attribuirle, altrimenti essa è fraintesa. E spesso può esserlo comunque, se i contesti culturali non sono omogenei. E così, se nel mondo della comunicazione nulla può essere comunicato senza essere vestito di una foggia idonea, nel mondo istituzionale, non solo i contenuti, ma anche le forme, devono essere posti in armonia con il contesto ordinamentale di riferimento, perché il messaggio risulti coerente con esso ed efficace.
Infatti, nelle società ristrette di una volta, o negli organismi settoriali, tutti partecipano della medesima ritualità e nessuno rimane escluso dal cerimoniale. Ciascuno è, pertanto, attore e spettatore al contempo. Non vi è quindi comunicazione, né giudizio di parte circa lo scenario pubblico.
Mentre nelle società evolute e organizzate odierne, è proprio il cerimoniale che separa il mondo pubblico da quello privato. Sono cioè le ritualità ufficiali che differenziano i contesti, che distinguono l’autorità dal cittadino, che segnalano i valori da evocare, che individuano i simboli, che riconoscono le cariche pubbliche secondo il rispettivo rango, che attribuiscono le dignità. Lo scenario istituzionale non è più, perciò, immedesimazione, ma comunicazione, che, negli aspetti istituzionali viene veicolata dall’autorità verso il cittadino, anche attraverso cerimonie e manifestazioni, che attuano una comunicazione non soltanto verbale. Si aggiunga che gli ordinamenti democratici impongono la temporaneità delle cariche, le quali hanno, perciò, tutte, una scadenza. E vi è quindi un avvicendamento negli incarichi che chiede, a ciascun organo, di ripetere, nel nuovo ruolo, i riti di riconoscimento.
Negli ordinamenti democratici le ritualità sono meno enfatiche, più essenziali, ma più differenziate, poiché i singoli enti godono, in genere, di autonomia all’interno delle proprie competenze. E la maggiore articolazione delle istituzioni democratiche moltiplica i riti, i quali evolvono con caratteri peculiari al contesto nel quale sono applicati (cerimonie civili, militari, giudiziarie, accademiche, sportive ecc.).
Un Corpo importante e fondamentale come la Polizia di Stato assume, in questo ambito, un ruolo assai rilevante anche per gli aspetti protocollari pubblici, perché esso è parte cardine del sistema istituzionale e deve quindi rispettarne i rituali ufficiali e le regole di forma connesse, ma, al contempo, costruisce quelle regole interne integrative, che alimentano l’immagine corale della Repubblica. C’è quindi un dare e un avere di riti, per la comunicazione di valori.
L’Anniversario della fondazione della polizia, che ogni anno è onorato dalla presenza del presidente della Repubblica, è una delle occasioni principali per sottolineare tali valori, attraverso una manifestazione che assume il rango di cerimonia nazionale. Infatti, sono presenti tutti e tre i simboli nazionali: c’è la Bandiera, c’è l’Inno nazionale e c’è il capo dello Stato. Non manca proprio nessuno, si direbbe, con espressione spontanea.
Ed è giusto che avvenga così: infatti, in quella occasione, dobbiamo celebrare i valori costituzionali della legalità e della sicurezza, alla cui salvaguardia la Polizia di Stato è preposta. Il fatto che tutti i simboli pubblici nazionali siano presenti in quel contesto, comunica ai cittadini, come sappiamo, che questi valori cui la polizia è preposta, sono ritenuti di rango e di rilievo primari per l’ordinamento e per le istituzioni.
Ma, al contempo, il fatto che la polizia omaggi, attraverso i propri reparti schierati, e attraverso i propri vertici, il presidente della Repubblica, la Bandiera nazionale e l’Inno nazionale, comunica che essa è un organo istituzionale sottomesso a quei simboli, cioè al loro servizio, nella costruzione comune della vita sociale del Paese.
Ed ancora, la circostanza che a quella cerimonia partecipino le massime cariche dello Stato ci dice che vi è coralità tra le istituzioni, ed il valore costituzionale della leale collaborazione tra gli organi si appalesa fotografato nella immagine della tribuna presidenziale, ove sono presenti gli esponenti di ogni organo costituzionale e di ogni organo pubblico di rilievo nazionale.
In tempi di spending review si potrebbe ipotizzare un risparmio di quei costi, che sono necessari per allestire tutto lo scenario tecnico e solenne di una cerimonia tanto importante. Certo, possiamo e dobbiamo necessariamente inventarci qualcosa per ridurre ancora le spese, anche in misura significativa, ma non potremmo mai rinunciare a veicolare il messaggio che quella cerimonia trasmette. Voglio dire, cioè, che nella ricorrenza anniversaria della istituzione del Corpo, occorre che il cittadino riceva un segnale di conforto, nel sapere ciò che la polizia ha fatto nell’anno, nel vedere attribuiti i dovuti riconoscimenti a chi, tra le sue fila, ha offerto il proprio sacrificio e nel vedere che le istituzioni, congiunte, partecipano democraticamente all’evento.
Sappiamo, poi, che queste cerimonie servono anche a trasmettere, all’interno della istituzione medesima, un messaggio di sostegno e di esaltazione del ruolo che ciascuno degli operatori svolge, rendendo palese come nella polizia nessuno possa sentirsi estraneo all’evoluzione sociale del Paese: dal più giovane agente al capo della Polizia; con la consapevolezza che spesso il primo, cioè l’agente, è più prossimo al cittadino dell’alto funzionario e quindi da lui dobbiamo iniziare a ricordare anche il rispetto delle regole formali nelle relazioni ufficiali e non. Perché sappiamo che il cerimoniale è attuato dal Corpo, ma affidato alla realizzazione dei singoli operatori, i quali devono, perciò, avere consapevolezza che il comportamento istituzionale nel servizio non può essere come il comportamento privato: esiste un abito professionale che necessita di forme per essere riconosciuto e rispettato. Per far questo occorre che ciascuno degli attori pubblici si senta protagonista della costruzione della storia, di quella a lui prossima, ma anche di quella più lontana. Ed, a questo scopo, tutti devono ricordare anche le regole di forma.
Dalle considerazioni svolte, in conclusione, traiamo che il cerimoniale, negli ordinamenti democratici, contribuisce in parte non minore ad incrementare la costruzione delle istituzioni e della società.

01/02/2013