Marcello Balestra
La chiave universale
La musica è un linguaggio universale, la giusta chiave per entrare nel mondo dei ragazzi; un vero e proprio passepartout, nonché forma di espressione naturale dell’essere umano. Ogni giorno vedo bambini esprimersi in musica, meglio di come riescono a farlo con il dialogo. È il modo più libero per cominciare a dire qualcosa di proprio, senza rientrare nei canoni dei discorsi degli adulti e delle istituzioni come la scuola.
Ogni occasione che serva a divulgare la musica che nasce dall’aspetto umano e non da quello commerciale, mi interessa e per questo motivo mi sono letteralmente lanciato nell’operazione-Concerto per la legalità che, da subito, ho visto come un affiancamento, un dialogo tra Istituzione e giovani, che avrebbero potuto mettere in comune la propria creatività.
Ricordo che mi arrivò una telefonata il cui tono era «perché quest’anno non facciamo qualcosa insieme che abbia come tema il rispetto delle regole?» e lì ci siamo confrontati esponendo le idee reciproche; subito mi sono trovato in piena sintonia con quello che avremmo dovuto fare. Mi verrebbe da dire che è stato quasi semplice. Bisognava trovare la “chiave” giusta per esprimere un tema complesso e che rischiava di essere banalizzato. Ho proposto di aggiungere che ci fosse anche un video, concepito interamente dai ragazzi, in cui non ci fosse solamente la riproduzione della canzone ma dal quale trasparisse anche l’aspetto creativo degli autori. Questo mi ha portato ad esaminare il materiale e ad ascoltare le canzoni proposte. Dopo la manifestazione il contatto con i ragazzi è continuato: i professori mi hanno chiamato chiedendomi pareri e consigli, e io, da esperto del settore, non mi sono tirato indietro.
Nei testi di questi ragazzi ho trovato molti spunti e, sorprendentemente, poca banalità, nella quale era facile scadere, dato l’argomento, cosa che mi ha arricchito e gratificato professionalmente. Davanti a me non c’erano ragazzi che “ci provavano”, ma artisti che volevano mandare un messaggio vero con la musica.
La polizia è vissuta come entità di sicurezza da parte della società civile, che non immagina che un’Istituzione come questa possa dare la libertà di esprimersi. Soprattutto per ragazzi in un’età in cui essere “contro” è la normalità. Ritengo sia stato trasmesso un grande messaggio, ancor di più perché si è data ai ragazzi la possibilità di dire ciò che volevano e in musica. Che la polizia organizzi eventi come questo è fondamentale, perché così si dà ai giovani la libertà di esprimersi senza avere dietro interessi economici o commerciali che potrebbero avere altri enti. Questo significa aver maturato una profonda conoscenza della realtà giovanile. Anche la presenza di artisti affermati è importante, perché ha dato a questi ragazzi l’opportunità di lavorare fianco a fianco con i propri idoli, confrontandosi con loro.
La Polizia di Stato ha affrontato seriamente l’aspetto del contatto con il sociale, con le persone. E attraverso iniziative come quella del Concerto penso abbia fatto non uno, ma dieci passi in avanti, ponendosi non da struttura superiore, ma affianco alle persone. Il risultato è che queste ultime sentono di rivolgersi più liberamente ad un’istituzione che, prima, poteva apparire più chiusa, quasi “blindata”. È iniziato un bel dialogo ed è partito dalle nuove generazioni, sulle quali è fondamentale lavorare e continuare a farlo in questo modo.