Cristiano Morabito
2013: un gioco da ragazzi
Il nuovo Calendario della Polizia di Stato, frutto dell’idea dei ragazzi di Nisida, è stato illustrato dagli studenti della Scuola internazionale di Comics. Ecco come nascono i fumettisti e gli illustratori di domani
Uguale a se stesso ma sempre diverso nel tempo, un ossimoro che particolarmente si adatta a un prodotto, come il calendario di un’Istituzione, che ogni anno vuole rappresentarla in ogni sua sfaccettatura e, soprattutto, “presentarla” alla gente. Questi dodici mesi cartacei sono stati interpretati ogni anno in maniera diversa, facendo proprio di questa diversità nell’uguaglianza, uno dei punti di forza del Calendario della Polizia di Stato: dai disegni dei bambini ai fotogrammi dei film in cui appaiono i poliziotti interpretati da celebri attori del cinema, dalle vignette satiriche ai personaggi famosi protagonisti dello scorso anno.
Ma per il 2013, come ha detto il capo della Polizia Antonio Manganelli «gli schemi sono stati totalmente rotti». Una vera e propria sfida quella di affidare la genesi del nuovo calendario ai ragazzi detenuti all’interno dell’Istituto penale minorile di Nisida (NA), per i quali i poliziotti sono quegli “sbirri” che, in un modo o nell’altro, sono la causa del loro “soggiorno forzato”.
Un gruppo di lavoro, dunque, che più eterogeneo non si può, ma solo in apparenza. Una vera e propria sorpresa vedere i primi bozzetti arrivare sul tavolo della sala riunioni dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della ps, soprattutto perché da quei pur semplici disegni, traspariva una visione inaspettata che questi ragazzi hanno della Polizia di Stato e, sorpresa nella sorpresa, quel che si leggeva tra quei tratti incerti era la volontà di descrivere una figura di tutore dell’ordine ideale, in un mondo ideale al di fuori di quelle sbarre dietro le quali i ragazzi sono costretti e di quella realtà in cui sono cresciuti. Ragazzi, appunto, non dimentichiamolo mai, a volte ancora veri e propri bambini che hanno sì commesso dei reati, e per questo stanno compiendo un percorso di recupero, ma che hanno avuto solamente la “colpa” di essere nati nel posto e nel momento sbagliato. Così, seguiti da vicino dalle educatrici e dal personale dell’Istituto, hanno iniziato a lavorare a questa idea: i dodici mesi e le dodici lettere di Polizia di Stato, cercando tirar fuori da ognuna di queste almeno tre concetti che definissero il lavoro degli uomini in divisa.
Risultato sorprendente, dunque. Ora bisognava metterlo in pratica partendo da quei semplici bozzetti, trasformandoli in un qualcosa di accattivante e unico, un qualcosa che finora non era mai stato fatto per un calendario istituzionale e che, appunto, rompesse gli schemi ancor più di quanto fossero già stati rotti affidandone l’idea ai ragazzi di Nisida. Un calendario tutto di disegni era già stato fatto, come, del resto, anche uno completamente fotografico. Quindi, perché non unire entrambe le tecniche e dar vita a qualcosa di unico? Ma, soprattutto, chi avrebbe avuto le competenze tecniche per realizzarlo?
Ed ecco la soluzione: una scuola di fumetti ed illustrazioni, per l’appunto, la Scuola internazionale di Comics che, nei mesi che hanno visto nascere la “creatura”, è stata il vero e proprio cardine che è riuscito ad unire le idee di due entità così apparentemente distanti tra loro.
Un lavoro di équipe, durato mesi, che ha portato al risultato che abbiamo sotto i nostri occhi in queste pagine.
Con nove sedi sparse su tutto il territorio nazionale e una decima di prossima apertura negli Stati Uniti, a Chicago, la Scuola internazionale di Comics, nata nel 1979 e diretta dal suo fondatore Dino Caterini, si pone come leader nel nostro Paese nel settore non solo dei fumetti e dell’illustrazione, ma anche in quello della grafica e della creazione dei videogiochi per le nuove piattaforme. «La battuta che circola nel nostro settore – racconta Giorgia Caterini, figlia di Dino e con il quale dirige la Scuola – è sempre la stessa: “Sai io faccio il disegnatore… Sì, ho capito, ma che lavoro fai veramente?”. Purtroppo questa è la concezione che si ha nel nostro Paese di questa professione. Ma dire che questa sia solo una scuola del fumetto è riduttivo». Infatti, dall’anno della sua fondazione ad oggi, la proposta didattica si è modificata, seguendo soprattutto le logiche del mercato, cercando di stare sempre un passo avanti alle tendenze. Gli oltre cinquecento studenti che frequentano la sede romana, affrontano le arti figurative a 360°: dal fumetto vero e proprio all’illustrazione, dalla grafica al web design, fino ad arrivare alla creazione di “app” per i moderni smartphone e tablet.
Una scuola che vuole preparare ad un futuro lavoro in questo ambito e che, da sempre, è abituata ad avere committenti eccellenti, come nel caso del Calendario 2013. «Siamo stati contenti di essere stati contattati dalla polizia – continua Giorgia Caterini – ed abbiamo fissato subito un appuntamento per parlare di questo progetto. Il passaggio dalle parole ai fatti è stato quasi immediato, anche perché abbiamo già lavorato con importanti istituzioni e sappiamo bene cosa voglia dire trattare con loro. È stato soprattutto un banco di prova importante per gli studenti che hanno avuto la possibilità di mettere subito in pratica gli insegnamenti ricevuti a scuola e soprattutto, diversamente da quanto avviene nelle numerose esercitazioni che si fanno in aula, per un committente reale, che pretende un’elevata qualità del lavoro e, soprattutto, dei tempi ben definiti. Un’esperienza che ha arricchito i ragazzi non solo dal punto di vista professionale, dovendo tradurre gli input che arrivavano da due realtà così eterogenee, ma anche dal lato umano, visto che alcuni di loro hanno potuto toccare con mano sia la realtà della Polizia di Stato, che quella degli istituti penali minorili».
Dunque, un vero e proprio “puzzle” di intenti, idee e professionalità diverse, ma anche di tecniche di disegno. Infatti il Calendario 2013 è stato pensato proprio così, lasciando la libertà di esprimersi non solo a chi l’ha ideato, ma anche a chi lo ha materialmente realizzato: «Abbiamo scelto apposta studenti che utilizzassero tecniche diverse – dicono Roberto Petrongani e Sandro Mattioli, i professori che hanno seguito da vicino tutto il progetto – cercando di non influenzare le loro scelte, sia nella rappresentazione che, appunto, nella tecnica da utilizzare, magari a volte dando loro qualche suggerimento, più che altro proveniente dall’esperienza maturata in tanti anni in questo settore, ma lasciandoli tendenzialmente liberi di esprimersi. Questo anche per avere, una volta ultimato il progetto, un maggiore ventaglio di scelta».
Quindi qui alla Comics, tra gigantografie di Tex e di Corto Maltese appese alle pareti o tra uno scaffale pieno di Dylan Dog e un altro dal quale si affaccia tutta la collezione di Nathan Never, si cerca di preparare il più possibile i ragazzi alla vita lavorativa al di fuori dei banchi scolastici. «L’Italia – conclude Giorgia Caterini – da un punto di vista artistico, all’estero è considerata come una vera e propria culla. Ma il problema, invece, è proprio nel nostro Paese in cui professionalità come la nostra vengono considerate alla stregua di un divertimento. Riprova ne è che molti dei nostri talenti più importanti sono costretti a varcare i confini nazionali per far valere il proprio valore. Mentre molti dei nostri disegnatori lavorano nelle grandi case editrici d’oltreoceano come la Marvel o la Dc Comics, qui da noi stentano a decollare, proprio perché le case editrici non vogliono investire sulle novità ed andare sul sicuro per continuare a vendere. Per questi motivi spingiamo i nostri studenti ad imparare una nuova lingua, a frequentare fiere all’estero per entrare in contatto con possibili datori di lavoro e a spingersi verso mercati nuovi, come quello della creazione di “app” per smartphone e tablet; in questo modo, mettendo in vendita i propri prodotti sui vari market virtuali, possono bypassare gli editori e vendere direttamente il proprio prodotto. In questo senso, infatti, abbiamo attivato anche dei nuovi corsi».
Appunto, i ragazzi, gli studenti della scuola, coloro che hanno dato anima al progetto del Calendario 2013 e che sono stati maggiormente coinvolti nella genesi di questi dodici mesi “controcorrente”. Due di loro, Mattia e Federica, hanno anche avuto l’opportunità di “toccare con mano” la realtà di Nisida e dei suoi occupanti, mostrando loro ciò che, nato da una serie di bozzetti, è diventato il Calendario della polizia. «Quando ho saputo che il nostro cliente sarebbe stata la polizia – racconta Mattia – mi sono subito entusiasmato all’idea. Essendo figlio di un poliziotto, ho pensato che questa sarebbe stata un’occasione unica per unire la mia passione per il disegno con i racconti che mi ha fatto mio padre fin da piccolo sul suo lavoro e che ora avrei avuto l’opportunità di illustrare». «Appena ci è stata data l’opportunità di poter andare a Nisida a conoscere quella realtà – gli fa eco Federica – non ci ho pensato su un attimo e ho detto subito di sì. L’esperienza fatta quel giorno in cui abbiamo conosciuto quei ragazzi è stata forte e penso che me la porterò dentro per sempre. Quando uno di loro, guardando il mio disegno sulle Vele di Scampia sommerse dall’acqua mi ha detto “Magari arrivasse lì il mare, pulirebbe tutto!“, ho capito che con la mia illustrazione avevo colto nel segno. Questa, per una persona che fa il nostro mestiere, è la soddisfazione più grande».
E così è stato per tutti quelli che hanno partecipato a questo progetto unico, dai poliziotti ai disegnatori, fino ai giovani detenuti che, con quei disegni, per una volta hanno avuto la sensazione che quelle sbarre verdi alle finestre non ci fossero più.