Myriam Muscolo*
Tubercolosi di ritorno
Da flagello dell’800 a malattia dimenticata. Da qualche anno la TBC è tornata a destare preoccupazione all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità
La tubercolosi (TBC) è una piaga che ha mietuto numerose vittime in tutto il mondo. Alla fine dell’Ottocento ha rappresentato l’epidemia strisciante che colpiva, indistintamente, tutte le classi sociali senza distinzione tra proletari, borghesi o nobili. Sulla spinta della rivoluzione industriale le masse di contadini si riversavano nelle città, vivendo in condizioni di coabitazione forzata, con ritmi e condizioni di lavoro estenuanti. Inoltre nelle città europee la qualità dell’aria si andava rapidamente deteriorando a causa dell’inquinamento industriale. E con l’aggiunta di una scarsa alimentazione, collegata anche all’esplosione demografica registrata in quegli anni, si delineava l’insieme di elementi che finirono per favorire la diffusione epidemica della tubercolosi. L’incidenza di tale malattia è andata poi diminuendo con il miglioramento degli standard di vita e soprattutto con l’avvento dei farmaci antitubercolari. Nonostante i primi medicinali siano stati scoperti più di 60 anni fa, la TBC ancora oggi uccide 1,7 milioni di persone ogni anno. I progressi nell’ambito della diagnostica e della terapia sono stati associati a un efficace controllo della malattia in tutto il mondo, ma tali progressi sono stati surclassati
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