Anna Lisa Spitaletta
Un commissario “capa tosta”
Dall’idea di una Squadra mobile al numero telefonico di pronto soccorso 777, Mario Nardone, può essere ricordato nella storia della polizia come il commissario dei numeri primi
Basta sfogliare l’annuario del’49 della rivista Poliziamoderna per venire immediatamente avvolti dall’atmosfera che si viveva in Italia negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Gli anni della rinascita e del fermento di un’operosità di vita tutta nuova, con la voglia ritrovata di scambiarsi notizie di ogni tipo, dalle case ai caffè, dai successi di Coppi alle pubblicità di brillantine e tabacchi più alla moda. Ma anche del rovescio della medaglia di un Paese fatto ancora di macerie dei bombardamenti e di una delinquenza che rischiava di attecchire nella criminalità di Milano, capitale della ricostruzione del Nord d’Italia, con bande rifornite dal mercato nero delle armi della ricettazione bellica. È tra questi fumi e profumi di sigarette, nebbia e strade impolverate che si va delineando, tra la fine degli Anni ’40 e i ’70, il profilo di un investigatore che presto diventerà una leggenda per la Polizia di Stato: il commissario Mario Nardone.
«Nel corso dei bombardamenti dell’agosto 1943, il ricco schedario di oltre 50mila cartellini segnaletici e tutto il materiale esistente nel gabinetto di polizia scientifica della questura di Milano andò completamente distrutto. Nell’immediato dopoguerra, il gabinetto, con il ridotto personale tecnico, riprendeva a funzionare con gli scarsi mezzi a disposizione, che nel frattempo si erano acquistati sul mercato». (Poliziamoderna, cit. pag. 7, anno I, n. 5, 1949, a fianco nel riquadro).
È in questo scenario che Nardone (nato in provincia di Avellino da padre anch’egli questore) mette insieme il primo gruppo di poliziotti designati dalla questura di Milano a seguire le indagini della “nera”, inventando di fatto la Squadra mobile. Il suo modo d’investigare si basava su un metodo tutto nuovo di stanare la criminalità, scippando alle maglie più deboli delle organizzazioni, i cosiddetti “informatori”, quei dettagli utili a chiarire le dinamiche delle bande armate dell’epoca, di una Milano paragonata alla violenza della New York di Al Capone. Le indagini di Nardone segnano i maggiori successi negli Anni che vanno dal ’46 al ’70 e portano il nome di casi clamorosi: dalla banda del sanguinario e spietato rapinatore Pietro Cavallero a quella di Via Osoppo e alla belva di via San Gregorio, Rina Fort, che nel ‘46 uccise la moglie del suo amante e i suoi tre figli. Questa vita in bianco e nero delle imprese del commissario e della sua squadra è uscita da poco dalle pagine dei g