Gianni Sarrocco

Il grande summit

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Nell’appuntamento romano, l’Assemblea generale dell’Interpol ha ridefinito la propria strategia d’intervento contro la criminalità d’ogni tipo e Paese sull’esempio vincente dei sistemi operativi adottati dalla polizia italiana

La faccia peggiore della globalizzazione? L’internazionalizzazione della criminalità più o meno organizzata. I danni economici più pesanti che subiscono le economie nazionali di diversi stati già alle prese con gli sfasci provocati dallo spread? Quelli inferti dai traffici di malaffare gestiti da organizzazioni che sono campioni di cooperazione e manager di business stratosferici. Questo perché la globalizzazione è penetrata soprattutto nei gangli della malavita che è abilissima a diffondersi al di là dei confini nazionali e a individuare ovunque opportunità di affari anche legali ma soprattutto ad altissimo rendimento. Quali armi ha il mondo civile per contrastare l’espandersi di questi fenomeni spesso accompagnati da contorni di terrorismo internazionale? La principale si chiama Interpol, l’Organizzazione internazionale di polizia criminale che pochi giorni fa ha rimesso a punto la sua strategia di intervento nella cinque giorni di Assemblea generale annuale (5-9 novembre scorso a Roma), l’81ma della serie. E non è un caso che questa assise sia stata ospitata in Italia. Infatti il nostro Paese vero è che esporta malavita in ogni parte del globo ma è altrettanto sacrosanto che offre all’estero ricette d’intervento e sistemi operativi che sono fiore all’occhiello delle attività svolte dalla Polizia di Stato e dalle altre forze dell’ordine.

Quale migliore ribalta internazionale per far capire come siamo riusciti a dare colpi mortali alle mafie, ai narcotrafficanti, a pedofili , al cybercrime e ai negrieri di essere umani? Un avvenimento che ha riempito d’orgoglio il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e il capo della Polizia Antonio Manganelli che hanno ricevuto gli apprezzamenti della comunità internazionale per il lavoro d’intelligence e di intervento profuso dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato a prezzo di enormi sacrifici e, purtroppo, con incolmabili perdite di vite umane. Insomma nella lotta al crimine l’Italia e la polizia italiana fanno scuola. E non è un caso che durante il summit dell’Interpol il prefetto Manganelli abbia avuto numerosi incontri bilaterali con analoghi rappresentanti di Paesi soprattutto extraeuropei. Dalla Spagna all’Uganda, dal Pakistan (protezione dei collaboratori di giustizia) alla Colombia (nazione che l’anno prossimo ospiterà a Cartagena l’82^ Assemblea generale dell’Interpol), e poi Sudan (collaborazione per il controllo delle frontiere), Iran (narcotraffico) e Romania.

Un parterre nutritissimo (tra l’altro oltre cento tra ministri della Sicurezza e della Giustizia, un record di presenze ad un’assemblea Interpol) che ha accolto con soddisfazione quanto fatto dalla Polizia di Stato e dal Viminale per interagire con quei Paesi in cui la nostra criminalità è riuscita a esportare capitali e gregari per sfuggire all’assedio in atto sul territorio italiano. «Un’occasione importante questa Assemblea generale – ha detto Manganelli di fronte a una platea internazionale di 1.200 delegati – Mai raggiunte cifre così alte per temi così importanti. Questo è anche un momento di riflessione sulla nostra capacità di contrasto per coordinare un’armonia di intervento. Viviamo in un mondo in cui giornalmente avvengono compravendite di esseri umani e siamo chiamati a intervenire in un contesto in cui non c’è più rispetto di alcuna regola. La violenza urbana è la caratteristica delle nostre città in cui sono ad alto rischio molti bene pubblici. Un fenomeno intollerabile per cui dobbiamo fare di più e comprendere gli ostacoli che le autorità si trovano davanti».

Oggi la criminalità fa sempre più paura (le statistiche dicono che un italiano su cinque non si sente del tutto tranquillo), violenze di ogni tipo nel mondo provocano ogni anno un’ecatombe di mezzo milione di vittime, come ha sottolineato il segretario generale dell’Interpol Ronald Noble. L’aggressione è globale per cui “solo insieme si fa sicurezza”. Per questo nel lontano 1923 è nata l’Interpol che vede l’Italia già da allora impegnata al massimo delle sue energie. Perché nel mondo dell’anticrimine non si finisce mai di studiare, di mettere a punto nuove linee di intervento, non basta stare al ritmo che criminali e terroristi impongono in ogni dove, occorre superarli in sforzi e in risultati, anche se questa lotta lascia sul terreno morti e feriti tra le forze dell’ordine. Lutti che fanno sanguinare il cuore ma che non sono inutili. «L’Interpol è un immenso network – ha aggiunto il prefetto Manganelli – e la polizia deve essere pronta a tracciare linee guida e capire come e perché avvengono certi fenomeni. Il nostro compito è analizzare e capire, solo sapendo quello che si deve combattere si può intervenire con successo. Servono forze specialistiche – ha aggiunto il capo della Polizia – che entrano a gamba tesa nel mondo del crimine. Aggrediremo i patrimoni illeciti e si tratta di strutturare questa aggressione. Dobbiamo rubare a chi ruba, far rientrare il denaro nelle case delle persone perbene, spossessare le ricchezze dei criminali». Tecniche che verranno messe a punto con attività di formazione nella istituenda scuola di lotta al crimine di Caserta che verrà messa a disposizione anche delle polizie di tutto il mondo. Un impegno che non trascurerà la lotta al terrore, a quel terrorismo globale, ha sottolineato Manganelli: «guidato dalle ideologie cieche, che siano politiche o religiose. La violenza terroristica è la più estrema, ha natura cieca e totalitaria perché genera azioni che giustificano il nostro ingresso in campo con forza e cognizione e le politiche adottate sinora hanno avuto esito positivo».

“Le sfide poste alla polizia dal fenomeno della violenza criminale contemporanea” il tema della convention romana dell’Interpol, ma in questo braccio di ferro la cooperazione e soprattutto un’armonia di leggi e di direttive non sono mai abbastanza. Ed ecco che la Polizia di Stato ha lanciato una proposta alla comunità internazionale composta da due risoluzioni approvate a pieni voti dall’assemblea dell’Interpol. «Serve un’armonizzazione delle leggi – ha spiegato nel suo intervento il prefetto Francesco Cirillo, vice capo della Polizia nonché direttore generale della polizia criminale – Siamo l’unico Paese al mondo che ha inserito nel codice penale il reato di organizzazione di stampo mafioso, riuscendo a portare dalla nostra parte numerosissimi collaboratori e testimoni di giustizia: oggi in protezione ci sono oltre mille personaggi che continuano a collaborare. Siamo leader nella cattura di latitanti e nel sequestro e confisca di beni per 25 milioni di euro, il pil di un intero Paese e specialisti nell’inseguire anche all’estero i patrimoni dei nostri criminali, ma purtroppo la legge si ferma ai confini, barriera che deve essere abbattuta. L’Italia è diventata piccola per questi delinquenti ma il mondo che ci circonda è sempre accogliente, dobbiamo fare in modo che non lo sia più».

Questa la prima risoluzione tesa a suggerire ai legislatori di altri Paesi norme come le nostre per colpire al cuore le organizzazioni criminali in ogni dove con il sequestro e la confisca dei patrimoni anche fuori dai confini nazionali. Mai più porti franchi e leggi a macchia di leopardo che in pratica fanno da lacci e lacciuoli che frenano la lotta al crimine in ambito internazionale. La seconda risoluzione presentata dal Servizio di polizia postale e delle comunicazioni con il direttore Antonio Apruzzese, è stata condivisa dall’intera assemblea dell’Interpol. Questa prevede una maggiore velocizzazione dello scambio di notizie e della cooperazione tra i 190 Paesi dell’organizzazione per combattere i cyber-criminali. Infatti il mezzo informatico utilizzato da tempo da gruppi terroristici e da organizzazioni criminali dedite a vari traffici per comunicare, per riciclare proventi illeciti, per condurre azioni eversive verso infrastrutture critiche, ormai finisce per essere centrale in ogni altra indagine su delitti gravi. E la proposta approvata vede al centro lo sviluppo di canali di collaborazione che consentano velocemente di acquisire i necessari elementi probatori, le tracce informatiche spesso disseminate nei sistemi informatici di diversi Paesi. Su questo tema si è soffermato Apruzzese, secondo il quale «i più recenti sviluppi delle tecnologie impongono approcci investigativi del tutto innovativi». Per cui la creazione di una rete di punti di contatto in ambito Interpol in materia di cyber crime segnerebbe un passo fondamentale nella cooperazione di polizia per il contrasto di tali crimini. Il modello adottabile potrebbe prevedere l’utilizzo di unità di polizia specializzate in allerta costante, consentendo l’estensione della rete di cooperazione ai 190 aderenti all’Interpol nel contesto della sua consolidata esperienza di collaborazione internazionale.

L’Assemblea generale dell’Interpol (potente strumento di giustizia come detto nel messaggio augurale inviato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), ha consentito all’Italia di rafforzare il proprio ruolo nella comunità internazionale di polizia e soprattutto di essere promotrice sul piano globale di nuove e sofisticate attività di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo di ogni colore e credo religioso. Il summit ha affrontato più temi: violenza nelle sue varie manifestazioni (in primis quella urbana), immigrazione illegale, crimini informatici, terrorismo, pirateria marittima, traffico di medicinali e cibi scaduti. E proprio su quest’ultimo argomento è venuto un accorato appello da parte del rappresentante del Sudan del Sud, secondo il quale molti Paesi africani non hanno i mezzi per arginare questo fenomeno che provoca più vittime della droga, per cui ha chiesto l’assistenza della comunità internazionale per un piano di formazione della locale polizia.

Nuovi compiti attendono nei prossimi mesi alle forze dell’Interpol sparse in ogni angolo del mondo. Ne hanno discusso i ministri dell’Interno e della Sicurezza di 100 Paesi in un vertice ministeriale. «Questo incontro – ha spiegato il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri – ci ha permesso di considerare le questioni della sicurezza più attuali e gli aspetti strategici dell’attività di polizia di interesse comune. Abbiamo anche adottato una dichiarazione conclusiva per rimarcare la natura programmatica di questo evento e per ribadire l’impegno comune a imprimere alla lotta alla violenza criminale e terroristica un cambiamento di rotta all’insegna della concretezza».

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L’Interpol funziona così
Nata nel 1923 e con sede a Lione (Francia), l’Interpol è la più grande organizzazione di polizia del mondo, rappresentando ben 190 Paesi. Migliorare la collaborazione transfrontaliera tra le polizie dei diversi Paesi, supportarle nell’attività di prevenzione e repressione del crimine sulla scena internazionale, questi gli obiettivi principali dell’organizzazione. La vita ed il funzionamento dell’Organizzazione internazionale di polizia sono garantiti dall’Assemblea generale, dal Comitato esecutivo, dal Segretariato generale e dagli Uffici nazionali Interpol. 
Mauro Valeri

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Arrivederci a Cartagena con i nuovi vertici
Sarà la Colombia ad ospitare la 82^ Assemblea generale dell’Interpol, che si svolgerà dal 21 al 23 ottobre 2013 a Cartagena. La città, dichiarata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco nel 1984, è una delle più sicure del Paese e la sua parte storica è stata edificata seguendo stili architettonici diversi che vanno dal gotico al coloniale. La Colombia aderì all’Interpol nel 1954, attribuendo le funzioni di collaborazione internazionale di polizia al Servizio di Intelligence. Dal 2010 tali funzioni sono state assegnate alla Polizia nazionale che, con un organico di 167mila unità, ha maturato ormai più di 120 anni di esperienza nel contrasto alla criminalità. Il capo della Polizia è il presidente della Repubblica che esercita il suo potere per mezzo del ministro della Difesa e del direttore centrale della polizia. L’ufficio nazionale Interpol è stato costituito all’interno della Direzione di investigazione criminale e Interpol ed è tra i più attivi del pianeta per numero di emissione di note di “attenzionamento” o di ricerca di cose o persone. L’82^ Assemblea, in virtù delle nomine deliberate a Roma, vedrà un nuovo presidente dell’Interpol, la francese Mireille Ballestrazzi e un italiano, Filippo Dispenza, (nella foto) questore di Alessandria, come membro del Comitato esecutivo per l’Europa.
Mauro Valeri
 

01/11/2012