di Franco Bertini*

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Sventato il rischio di sparire, la provincia di Pesaro-Urbino si conferma come uno dei territori più sicuri d’Italia

Questo articolo ha rischiato fortemente di diventare una commemorazione ed un omaggio postumo a una provincia che però alla fine è riuscita a venire fuori indenne, almeno per ora, dalla soppressione, cancellazione, accorpamento, chiamiamolo un po’ come ci pare, di questo tipo di ente locale cosiddetto intermedio fra comune e regione e già in passato periodicamente investito da critiche e di inviti a sparire.
La provincia in oggetto è quella di Pesaro e Urbino, già sorta col nome di provincia di Urbino e Pesaro per volontà di papa Gregorio XVI all’interno dello Stato della Chiesa dopo i moti del 1831 ricalcando in pratica i confini di quello che era stato per secoli il glorioso Ducato di Urbino, e poi, nella dimensione attuale e col nome invertito di Pesaro e Urbino, confermata e istituita nel 1860 con l’arrivo dei piemontesi, l’annessione al futuro Regno d’Italia e la scomparsa dello Stato della Chiesa e del suo potere temporale.
C’è un modo assai singolare per individuare questa provincia, invece di andare banalmente a cercarla sulla cartina geografica. Partite da Trieste, venite giù come una palla da schioppo lungo il litorale adriatico liscio e piatto come il tavolo di un biliardo, finché a Gabicce, poco dopo Cattolica e un fiumetto chiamato Tavollo, vi trovate di fronte il primo rilievo che in assoluto vi sbarra la strada costiera. È il colle San Bartolo che strapiomba sul mare dai suoi circa 150 metri di altezza. Ecco, da lì, da quel colle e oltre quel colle, c’è la provincia di Pesaro e Urbino. Su quella pietra miliare tufosa sta idealmente scritto: qui finisce davvero la monotona Val Padana, qui finisce il Nord ma non comincia ancora il Sud, qui entri in un’altra terra, quella di Pesaro, di Urbino, di Fano e della loro provincia, una terra di trapasso, quella di un non più e di un non ancora.
Volendo seguire il filo del discorso e di quella costa, adriatica, scendendo da Pesaro verso sud, a Senigallia si entra nella provincia di Ancona, si supera il massiccio ben più imponente del Conero, si ridiscende sul litorale e a un certo punto, in territorio che oggi è ascolano, si trova Sant’Elpidio a Mare. Che c’entra tutto questo con Pesaro? C’entra, perché Sant’Elpidio a Mare è la patria di Italo D’angelo, il quale, con una già lunga e onorata carriera sulle spalle, nel 2009 arrivò a Pesaro per ricoprire la carica di questore.
A Pesaro la questura è collocata nel cuore della città, affacciata sulla piazza del Popolo, accanto alle Poste, con il Palazzo Ducale, sede della prefettura a fare da pendant sull’altro lato del quadrato chiuso poi dal palazzo del Comune. La Polizia di Stato chiede da tempo una sede più capiente e più idonea alle moderne e diversificate esigenze della sua delicata attività. I pesaresi si augurano che prima o poi si trovi una soluzione, ma a loro non dispiacerebbe affatto che almeno un

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01/10/2012