Mauro Valeri
Missione formazione
Sono circa 100 i corsi organizzati ogni anno dall’Accademia europea di polizia, la cui attività è iniziata nel 2001
Tredici anni sono passati da quella riunione straordinaria in Finlandia del Consiglio europeo sulla creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia nell’Unione europea. Era infatti il 1999 quando a Tampere i capi di Stato e di Governo dei Paesi membri si incontrarono per rafforzare la lotta contro le gravi forme di criminalità organizzata e transnazionale. E su una cosa si trovarono tutti d’accordo. Per opporsi alla minaccia rappresentata da questa occorreva uno sforzo straordinario comune ed era necessaria una mobilitazione congiunta di forze di polizia ed autorità giudiziarie per garantire che i criminali non potessero trovare nascondigli né occultare i proventi dei loro reati all’interno dell’Unione. Non dovevano più poter essere sfruttate le differenze esistenti tra i sistemi giudiziari degli Stati membri e le sentenze avrebbero dovuto essere rispettate ed eseguite in tutta l’Unione. Si sarebbe dovuto trarre il massimo vantaggio dalla cooperazione tra le autorità degli Stati membri nell’ambito delle indagini sulla criminalità transnazionale. E allora, tutti d’accordo sull’istituzione di squadre investigative comuni, di una Task Force operativa europea dei capi della Polizia e sull’istituzione di un’unità, Eurojust, composta da pubblici ministeri, magistrati o funzionari di polizia per rendere migliore il coordinamento tra le autorità nazionali responsabili dell’azione penale. Ma non solo. Fu sottolineata l’importanza rivestita dalla formazione nell’operato delle forze dell’ordine e nella formulazione di strategie. Per questo era necessario raggiungere degli standard comuni europei istituendo un’accademia europea di polizia che formasse gli alti funzionari incaricati dell’applicazione della legge. L’accademia sarebbe stata, di fatto, una rete composta dagli istituti di formazione nazionali esistenti, senza che ciò potesse precludere, nel futuro, la possibilità di creare un’istituzione permanente. Già vi erano delle organizzazioni sopranazionali attive nel campo della formazione delle forze di polizia ma questa fu la prima volta che si ebbe il coinvolgimento di tutti i Paesi dell’UE. L’accademia europea di polizia, chiamata Cepol dall’acronimo francese College européen de police, avrebbe operato nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, che regola il funzionamento dell’Unione europea e il suo processo decisionale, secondo il quale, nei settori che non sono di sua esclusiva competenza l’Unione interviene soltanto se gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono essere conseguiti meglio solo a livello comunitario. Per questo Cepol non avrebbe dovuto pregiudicare le competenze degli istituti di formazione nazionali, la cui attività avrebbe continuato a rivestire un ruolo essenziale nella formazione dei funzionari e degli ufficiali delle forze di polizia. Ciò che si voleva sviluppare era un approccio europeo nella lotta contro la criminalità, nella prevenzione di questa e nel mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Dare cioè alla formazione una dimensione europea anche accrescendo nei frequentatori dei corsi, o delle altre attività dell’accademia, la consapevolezza di essere cittadini europei.
Cepol viene istituita nel 2000 ed inizia l’attività a partire dall’anno successivo. Non nasce però con una sua personalità giuridica né con una sede permanente. È negli anni successivi alla sua nascita (2003-2005) che l’Accademia ottiene la sede permanen